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Riforme, le opposizioni via dall’Aula. Renzi: «No ai…

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maratona notturna

Riforme, le opposizioni via dall’Aula. Renzi: «No ai ricatti, andiamo avanti»

«Noi dobbiamo mantenere aperta la strada del dialogo ma non c'è motivo per interrompere la seduta fiume». E ancora: «L'immagine di Scotto, Brunetta e Salvini è un'immagine che devono spiegare loro, la foto del comitato del no al referendum. Noi andiamo avanti». Così Matteo Renzi, all’assemblea notturna con il gruppo Pd (conclusa senza votazione sulla relazione del segretario) ha confermato la linea, dopo la decisione delle opposizioni (M5s, Forza Italia, Sel, Lega, Fdi ed ex M5s di “Alternativa Libera”) di abbandonare l'aula della Camera per protestare contro la seduta fiume sulle riforme costituzionali “imposta” dalla maggioranza. Una linea anticipata da un tweet: «Da anni la politica non fa le riforme. Noi Ascoltiamo tutti, ma non ci facciamo ricattare da nessuno. Avanti, questa è #lavoltabuona». E rimarcata già nell’assemblea pomeridiana con i parlamentari dem («Non consentiremo a nessuno di bloccare il percorso della riforma costituzionale»).

La linea del premier-segretario ha lasciato perplessa la minoranza Pd, che ha chiesto una pausa di riflessione al governo. Nell’assemblea notturna Bersani ha chiesto infatti ogni sforzo per tenere aperto il dialogo con le opposizioni. Ma Renzi non ha intenzione di concedere rinvii. «C'è chi vuole l'eterno ritorno della palude - ha detto il premier - e si attaccano a tutto per frenarmi: gli stessi che mi contestavano che facevo le riforme con Berlusconi, ora mi criticano perchè vado avanti senza l'opposizione. Non ho mai visto tanti nostalgici del Nazareno come stasera». Il voto finale sulle riforme costituzionali alla Camera resta fissato «all'inizio di marzo». Il capogruppo azzurro Renato Brunetta ha attaccato invece la «deriva autoritaria» di Renzi e ha annunciato che da martedì il Quirinale riceverà i gruppi di opposizione. Mentre Beppe Grillo sul suo blog si è scagliato contro il neo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando di «silenzio inquietante, forse peggiore dei moniti di Napolitano». Intanto, nonostante l’Aventino delle opposizioni, i lavori sono proseguiti nell’emiciclo di Montecitorio. Con seduta fiume notturna ripresa alle 21.30, che dovrebbe proseguire fino all’alba per esaurire l’esame di tutti gli emendamenti.

Renzi: no ai ricatti, andiamo avanti
«Non consentiremo a nessuno di bloccare il percorso della riforma costituzionale. Abbiamo cercato una mediazione in tutte le sedi. Ora siamo ad un bivio», perché le opposizioni puntano «non a migliorare l'Italia ma a rallentare e bloccare il governo». Così il premier-segretario Matteo Renzi all'assemblea del gruppo Pd a Montecitorio nel primo pomeriggio. Poi l’affondo: «Se la minaccia sulla riforma costituzionale è “ve la votate da soli”, è un problema loro. Come non mi sono fatto ricattare da Berlusconi per il Colle, non mi faccio ricattare da Grillo sulle riforme». Perciò «se gli altri votano bene. Altrimenti il Pd va avanti anche da solo. Sabato chiudiamo, e basta».

Minoranza Pd frena. Bersani: riaprire confronto
Un invito a cambiare il metodo e a riaprire il confronto con chi nelle ultime ore si è opposto al cammino delle riforme è arrivato in serata da Pier Luigi Bersani durante l'assemblea dei deputati Dem alla quale è presente anche Matteo Renzi. L’ex segretario Pd ha chiesto ogni sforzo possibile per tenere aperto il dialogo, ammonendo il premier:« Se il governo pretende di avere il dominio poi finisce in rissa». La minoranza dem non è convinta della linea del segretario. Ed ha chiesto una pausa di riflessione dopo la decisione delle opposizioni di lasciare l'aula. Stefano Fassina e Pippo Civati si sono spinti oltre, annunciando la decisione di non partecipare ai lavori in Aula dopo l’Aventino delle opposizioni. «È inaccettabile votare da soli, abbiamo fatto il capolavoro politico di ricompattare tutte le opposizioni », ha detto Fassina.

Brunetta: da martedì Quirinale riceverà gruppi opposizione
«Abbiamo convenuto come opposizioni di uscire dall'Aula per denunciare la deriva autoritaria della riforma costituzionale e della legge elettorale che hanno assunto» ha affermato il capogruppo di Fi Renato Brunetta (in conferenza stampa alla Camera con i capigruppo di tutte le opposizioni) che ha aggiunto: «Altro che Aventino vedranno i sorci verdi». Poi Brunetta ha annuciato che da martedì il Quirinale riceverà le opposizioni: «Abbiamo chiesto di essere ricevuti ed il presidente della Repubblica - ha spiegato il capogruppo di Forza Italia - ci ha fatto sapere che da martedì prossimo ci riceverà gruppo per gruppo».

Matterella nel mirino di Grillo: peggio di Napolitano
«Questa riforma non la appoggiamo, non la condividiamo e non la voteremo e usciremo dall'aula», ha reso noto il M5S , a margine della Conferenza dei capigruppo. E intanto, dopo gli auguri di buon lavoro a inizio mandato, sul suo blog il leader M5s mette già nel mirino il neo presidente della Repubblica. «Il silenzio di Mattarella - scrive Grillo - di fronte allo scempio della Costituzione fatto da Renzie, mai eletto neppure in Parlamento che ieri notte si aggirava come un bullo in parlamento a provocare le opposizioni, questo silenzio è inquietante, forse peggio dei moniti di Napolitano».

Appello di Speranza (Pd) a opposizione: tornate in Aula
La linea del Pd è quella di andare avanti con chi ci sta. Ma un ultimo «accorato appello» alle opposizioni e in particolare al Movimento 5 Stelle è stato rivolto in Aula dal capogruppo Dem Roberto Speranza: «Sediamoci e confrontiamoci per un'intesa che è ancora possibile. Abbiamo i numeri per andare avanti anche da soli ma penso che sarebbe un errore» per tutti, ha detto Speranza, consapevole che senza le opposizioni in Aula le riforme costituzionali rischiano di saltare. Ufficialmente il Pd punta a chiudere le votazioni sugli emendamenti al ddl per le riforme costituzionali entro domani pomeriggio.

Salgono a 150mila le firme per leggi popolari
L'Aula di Montecitorio oggi ha approvato con 269 voti favorevoli e 65 contrari, l'articolo 37 del ddl riforme, che modifica solo in minima parte l'articolo 135 dell Costituzione, relativo all'elezione dei giudici della Consulta. Il testo torna ad essere quello originario, con l'elezione di un terzo dei giudici della Consulta da parte del Parlamento in seduta comune. Ok in serata anche all'articolo 11 che alza il numero di firme necessarie, da 50mila a 150mila, per poter presentare una legge di iniziativa popolare. Sonoi introdotti gli istituti del referendum di indirizzo e propositivo, le cui modalità di attuazione saranno stabilite da una legge approvata da entrambe le Camere. Disco verde in nottata per gli articoli 12, 13 e 14 del ddl riforme. Il primo modifica l'articolo 72 della Costituzione, e disciplina la formazione delle leggi. Il secondo modifica gli articoli 73 e 134 della Carta, relativamente a promulgazione delle leggi e giudizio della Consulta sulle leggi elettorali. Il terzo, relativo alla promulgazione delle leggi da parte del Capo dello Stato. In sostanza, non sarù più possibile il rinvio parziale di una legge

Accantonato l’articolo 15 sui referendum
Il comitato dei 9 ha intanto deciso l'accantonamento dell'articolo 15, relativo ai referendum popolari, a prima dell'esame degli ultimi articoli del disegno di legge. M5S aveva invece proposto, per sospendere l'ostruzionismo, il rinvio del voto sulla norma al voto finale sull'intero provvedimento, che dovrebbe tenersi nella prima decade di marzo. Il Movimento sostiene, al riguardo, l'abolizione del quorum.

Bagarre in aula: espulsi stanotte 5 deputati Pentastellati
La proposta di ieri del M5s aveva ricevuto un sostanziale “niet” dal capogruppo del Pd Roberto Speranza, il quale aveva ricordato sia la contrarietà del Pd all'emendamento di M5s di un referendum senza quorum, sia la contrarietà a un “ricatto” al Parlamento. Benché sul merito del referendum senza quorum nessun gruppo sia d'accordo, comprese le opposizioni, queste hanno invitato il Pd ad accettare l'idea dell'accantonamento. La seduta si stava svolgendo ordinariamente alla presenza di una schiera di commessi presenti in aula, visti i boatos di una occupazioni da parte di M5s. Questi hanno invece inscenato improvvisamente una bagarre, gridando ritmicamente in aula “onestà, onestà”, e battendo i faldoni degli emendamenti sui banchi, impedendo così il prosieguo del dibattito e dei voti. Il vicepresidente Roberto Giachetti ha espulso uno dopo l'altro ben cinque deputati Pentastellati.

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