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COLPITO UN OLEODOTTO

Libia, bomba sulla pipeline: si ferma uno dei più grandi pozzi di petrolio

L’esplosione di una pipeline ha interrotto i flussi di petrolio da uno dei più grandi giacimenti libici. Lo ha annunciato la National Oil Company (Noc), la compagnia di stato del Paese, avvertendo che a causa dei sabotaggi potrebbe vedersi costretta a a fermare tutte le sue operazioni.

L’esplosione di origine dolosa ha colpito la pipeline che parte da Saris, fino a oggi uno dei più grandi campi petroliferi della Libia con una produzione di 200mila barili al giorno, e arriva al terminal portuale di Hariga.

Una portavoce della Noc ha spiegato che l’incendio, scoppiato all’alba, non era ancora stato domato nel pomeriggio e che probabilmente ci vorrà una settimana per rimettere in funzione l’oleodotto. Il giacimento di Sarir si trova nella Libia centrale, a circa 500 chilometri dalla capitale Tripoli. Nei giorni scorsi, anche i vicini pozzi di Makruk e Bahi sono stati presi dei mira da attacchi e sabotaggi.

Il caos in cui regna il Paese, con due governi rivali ciascuno dotato di Parlamento ed esercito, è la prima causa del crollo dell’industria petrolifera, ma negli ultimi mesi è sempre più evidente come questa sia diventata un bersaglio privilegiato delle varie milizie e organizzazioni terroristiche che tentano di destabilizzare la Libia.

I due maggiori terminal petroliferi, quelli di Ras Lanuf e Sidra, sono ancora chiusi in seguito agli scontri armati tra milizie rivali che vogliono prenderne il controllo.

Dopo il bombardamento di oggi la produzione libica è crollata a 180mila barili al giorno, dai poco più di 300mila barili di gennaio e dai 900mila dell’ottobre scorso. Prima dell’attacco Nato e della caduta di Gheddafi nel 2011 la Libia pompava 1,6 milioni di barili al giorno di greggio.


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