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Riforma Rai, stop di Boldrini al decreto: «Manca…

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Riforma Rai, stop di Boldrini al decreto: «Manca l’urgenza». Pd: valuta Colle, non lei

«Il decreto si deve fare quando c'è materia di urgenza. Sulla Rai non c'è qualcosa di imminente, non c'è una scadenza» Così la presidente della Camera, Laura Boldrini nel corso della trasmissione diMartedì in onda stasera. Un’ipotesi quella del decreto, evocata domenica dal premier Matteo Renzi, intenzionato a evitare che il vertice Rai in scadenza sia rinnovato con l’attuale legge Gasparri.

Guerini (Pd): valutazione su decreti spetta a Colle
Immediata e al vetriolo la replica a Boldrini del vicesegretario Pd Lorenzo Guerini in una nota: «Breve ripasso serale di diritto costituzionale ad uso della sinistra radicale che difende la Carta ma non la ricorda. La valutazione sulla necessità e urgenza di decreti legge spetta al presidente della Repubblica e a nessun altro. Con tutto il rispetto, la responsabilità di Laura Boldrini è oggi quella di presidente della Camera e non di presidente della Repubblica».

Boldrini: ok tempi certi, ma garanzie a opposizioni
Boldrini si è detta «d'accordo» sul fatto che il «governo ha bisogno di tempi certi» ma ha sottolineato che «bisogna anche dare alle opposizioni le garanzie». La conclusione è che «se si arrivasse a dare tempi certi su provvedimenti ordinari non ci sarebbe bisogno di ricorrere al decreto». La presidente della Camera, che nei giorni scorsi aveva definito il premier Renzi «un uomo solo al comando», non ha nascosto i suoi desiderata politici. «Io vorrei che la sinistra fosse insieme in un progetto, con una visione progressista per il Paese», ha detto Boldrini nel corso della trasmissione diMartedì. E ha spiegato: «Mi sono presentata alle elezioni politiche con una coalizione Pd-Sel che si è purtroppo rotta subito. Mi dispiace perché non è naturale che la sinistra sia divisa».

Renzi: decreti risposta a ostruzionismo opposizioni
L'intervento della presidente della Camera è arrivato al termine di una giornata aperta dal viaggio in Francia di Renzi per un bilaterale con Francois Hollande. Il premier, al quale in conferenza stampa era stato rinfacciato l'uso troppo spregiudicato dei decreti legge, ha risposto così sul tema: «Saremo in grado di fare meno decreti se le opposizioni faranno meno atti di ostruzionismo». E ha aggiunto: «Se le opposizoni in tutti i passaggi della vita parlamentare scelgono la strada dell'ostruzionismo esercitano certamente un loro diritto. Ma lo strumento naturale diventa fatalmente il decreto legge».

Vertice Rai in scadenza
In particolare sulla Rai, il vertice di viale Mazzini scade prima dell'estate e il premier Matteo Renzi ha detto chiaramente che la legge Gasparri non deve essere utilizzata anche in quest'occasione. Ci vuole una nuova legge che modifica la governance della Rai. Allo stesso tempo, si attende anche una norma per ridurre sia l'importo che la riduzione del canone (rimasto fermo da due anni, con tanto di prelievo da parte del Governo). Si sta decidendo se separare o meno governance e canone in due provvedimenti differenti. Non è da escludere la possibilità che si possa anticipare il rinnovo della concessione decennale sul servizio pubblico, che scade il 6 maggio 2016. A quel punto si tratterebbe di una vera e propria riforma della missione e dell'assetto del servizio pubblico, e quindi sicuramente di un disegno di legge, di cui la governance sarebbe solo un aspetto.

Ipotesi decreto per la riforma di viale Mazzini
Contro tale ipotesi il fattore tempo: il vertice Rai si può prorogare di qualche mese ma la nuova governance non può aspettare più di tanto. Il clima tra maggioranza e opposizione non facilita di certo l'approvazione di una legge sulla Rai, tanto più se di riforma organica. Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd è stato chiaro: «Se ci sarà uno spirito collaborativo da parte della minoranza, sono convinto che il governo sia pronto al dialogo e al confronto - ha detto -. Se, invece, prevarrà una volontà ostruzionistica, non resterà altra strada che il decreto».

Il caso Verro in Commissione Vigilanza
Intanto il presidente della Vigilanza, Roberto Fico (M5S), ha intenzione di chiedere all'azionista, ovvero al ministero dell'Economia, la revoca del consigliere di amministrazione designato da Forza Italia Antonio Verro. Il caso è scoppiato con la pubblicazione di una lettera del consigliere a Silvio Berlusconi in cui si mettevano all'indice programmi del servizio pubblico ritenuti “antigovernativi”. La legge prevede la possibilità della revoca da parte dell'azionista dopo una delibera della Vigilanza, anche se la legge Gasparri, oggi Testo unico sui servizi media, dettava tali norme in occasione di una privatizzazione che non c'è mai stata. L'attuale Cda ha già perso Luisa Todini che ha dato le dimissioni dopo la decisione del consiglio, presa a maggioranza, a favore del ricorso contro il prelievo di 150 milioni sugli introiti da canone deciso dal Governo.

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