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Renzi: chi parla di deriva autoritaria è pigro, Italicum ce lo…

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il premier alla luiss

Renzi: chi parla di deriva autoritaria è pigro, Italicum ce lo copierà mezza Europa

«Chi è legittimato a decidere non è un dittatore perché se non prende decisioni consegna il Paese alla palude. Decidere è democrazia. Tradisce la fiducia chi passa il tempo a vivacchiare senza che l'Italia abbia le riforme necessarie». Lo ha detto il premier Matteo Renzi incontrando gli studenti della Luiss School of government. Il presidente del consiglio ha rispedito al mittente le accuse di deriva autoritaria («è il nome che taluni commentatori e professori un po' stanchi danno alla loro pigrizia») e ha rilanciato il modello di una «democrazia decidente». Ma ha fatto autocritica sul piano della comunicazione («Passiamo per il governo dei comunicatori, ma ritengo che il governo non sia stato bravo a comunicare quello che ha fatto, perché abbiano fatto molto di più di quello che abbiamo comunicato. E questo lo considero un errore clamoroso»). Poi ha difeso la legge elettorale all’esame del Parlamento, sicuro del fatto che tra cinque anni l’Italicum «sarà copiato da mezza Europa». E ha rilanciato sul garantismo, ribadendo che «un sottosegretario indagato non si deve dimettere», altrimenti sono «i magistrati che decidono sull'esecutivo».

Renzi: governo autoritario? No, è pigrizia commentatori
«Vorrei togliermi un sassolino: deriva autoritaria delle riforme è il nome che taluni commentatori e professori un po' stanchi danno alla loro pigrizia. Lo dico con il massimo rispetto...», ha spiegato Renzi, che ha aggiunto: «C'è chi dice che in questi mesi di riforme ci siamo trovato davanti a una `democratura´, detto con una crasi. Trovo avvilente che non si ricordi una cosa banale: in un sistema chi è legittimato a decidere non è un dittatore. Chi deve decidere, se non lo fa, condanna il Paese alla palude e tradisce la democrazia».

«Chi non decide consegna paese a palude»
«Il sistema in cui nessuno decide si chiama anarchia. Tradisce la fiducia chi passa il tempo a vivacchiare senza che l'Italia abbia le riforme necessarie» ha aggiunto Renzi durante il suo intervento. Di qui l’importanza «centrale» del tema della «vetocrazia». «È possibile - si è chiesto il premier - che in Italia siano i Tar a decidere se una cura va bene oppure no?»

«Errore clamoroso governo è fare più di quanto comunica»
Renzi ha però fatto autocritica sulla comunicazione. «Chi fa più di quello che comunica nella politica di oggi sta sbagliando tutto. Passiamo per il governo dei comunicatori ma ritengo che il governo non sia stato bravo a comunicare quello che ha fatto. Rovescio l'assunto: il governo ha fatto molto di più di quello che ha comunicato. E questo lo considero un errore clamoroso». E nel suo discorso ha provocatoriamente aggiunto che «l'Isis sa comunicare molto bene» perché il messaggio che ci arriva «è che stia avanzando ovunque» mentre in realtà «è in ritirata in molte zone».Poi ha raccontato che «questo governo è già nella parte alta della classifica per durata, nonostante sia insediato da solo poco più di un anno. Siamo il 28esimo governo su 63 per durata».

«Italicum tra 5 anni sarà copiato da mezza Europa»
Renzi ha inoltre difeso la legge elettorale all’esame del Parlamento, convinto degli effetti positivi sul piano della governabilità. «Se ci rivediamo tra cinque anni con la legge elettorale provata e sperimentata - ha assicurato - vedrete che quella legge elettorale sarà copiata da mezza Europa».

«No dimissioni sottosegretari indagati o decidono Pm»
Il premier ha rilanciato infine sul garantismo, ribadendo che i sottosegretari indagati non si devono dimettere. «Quando dico che un sottosegretario indagato non si deve dimettere, e perdo voti per questo, sto difendendo il principio di Montesquieu per cui non ci può essere nesso tra avviso di garanzia e dimissione», altrimenti sono «i magistrati che decidono sull'esecutivo», ha spiegato Renzi. E con riferimento indiretto alle dimissioni del ministro Lupi ha chiosato: «Un politico deve sapersi dimettere secondo un principio etico morale che lo porta a fare questa scelta».

«Cambiare articolo 18 è di sinistra, ma ora nuovo welfare»
Dopo aver rivendicato la centralità della politica («Siamo un Paese in cui i ministri cambiano di anno in anno, mentre i tecnici restano per sempre e questo fa sì che chi comanda sia il tecnico, anche perché ha le informazioni che restano chiuse nel cassetto»), Renzi ha poi difeso la riforma del mercato del lavoro. «Non accetto - ha detto - che ci sia chi si definisce di sinistra perché difende l'articolo 18, come se chi ha voluto cambiarlo non sia di sinistra». Ma ha anche chiarito: «Non credo si possa andare avanti sul termine flessibilità, ora è il momento di spostarsi sulla creazione di un nuovo welfare in grado di garantire tutti».

«Scommessa su scuola per essere superpotenza mondiale»
Non poteva mancare un riferimento forte alla riforma della scuola, tema assai caro al premier. «L'Italia dei prossimi 50-100 anni - ha detto il presidente del consiglio - sarà non come sarà fatta la riforma del lavoro, che difendo, o la riforma della Pa, su cui ci giochiamo molto». La scommessa è «sul modello educativo. Su questo ci giochiamo una delle chance di essere superpotenza mondiale».



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