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Dopo lo scontro Barracciu-Gassmann, tutti i sottosegretari indagati a rischio

Dopo le dimissioni di Maurizio Lupi da ministro delle Infrastrutture, perché coinvolto (anche se non indagato) nell'indagine di Firenze su appalti e grandi opere, nel governo le acque sono agitate. In molti chiedono «coerenza» al premier Matteo Renzi, inducendo al passo indietro anche i sottosegretari (quasi tutti Pd) indagati. Ma Renzi ha ribadito il suo no alle dimissioni. «Quando dico che un sottosegretario indagato non si deve dimettere, e perdo voti per questo, sto difendendo il principio di Montesquieu per cui non ci può essere nesso tra avviso di garanzia e dimissione», altrimenti sono «i magistrati che decidono sull'esecutivo», ha spiegato qualche giorno fa alla Luiss. E con riferimento indiretto alle dimissioni del ministro Lupi ha chiosato: «Un politico deve sapersi dimettere secondo un principio etico che lo porta a fare questa scelta». Ma chi sono i sottosegretari nel mirino? Eccoli:

Francesca Barracciu (Pd) sottosegretario ai Beni Culturali, protagonista ieri di una lite via twitter con l’attore Alessandro Gassmann («Sottosegretario, intanto che chiarisce, lascia la poltrona pagata da noi? grazie». Piccata la risposta del sottosegretario: «Chiarirò tutto a fondo. Lei intanto che impara fare attore, può evitare far pagare biglietto cinema per i suoi “film”? grazie») è indagata per peculato aggravato nell'ambito dell'inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi destinati alle attività istituzionali dei gruppi del Consiglio regionale della Sardegna. Barracciu nel settembre 2013 aveva vinto al primo turno le primarie del centrosinistra in vista delle elezioni regionali sarde del 2014ma, dopo pressioni di esponenti del suo partito, aveva rinunciato a partecipare alla competizione elettorale (sostituita dall'economista Francesco Pigliaru). La procura di Cagliari contesta spese per 78 mila euro, effettuante quando l'esponente Pd sedeva nei banchi del Consiglio regionale, durante la XIII legislatura. Conclusi gli accertamenti preliminari, e non avendo
archiviato, l'accusa sembra intenzionata a chiedere il rinvio a giudizio.

Altro sottosegretario (alla Salute) sotto inchiesta è Vito De Filippo (Pd). De Filippo è stato condannato a gennaio 2015 dalla Corte dei Conti a risarcire 2.641 euro di danni prodotti in seguito all'uso indebito di fondi per spese di rappresentanza. La sentenza riguarda il periodo 2009-2010 in cui De Filippo era governatore della Basilicata. Il 12 maggio 2014, nell’ambito dell'inchiesta sull'uso illecito di fondi di rappresentanza alla Regione Basilicata De Filippo era stato rinviato a giudizio per peculato. A De Filippo è stata contestata parte di una spesa per francobolli, su un totale di poco più di duemila euro.

Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario alle Infrastrutture (Pd) ha ricevuto nell’aprile 2014 un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli sui rimborsi ai consiglieri regionali campani. Ma a novembre 2014 la Procura della Repubblica di Napoli ha presentato richiesta di archiviazione nei suoi confronti. De Caro ha ricordato recentemente di essere stato l'unico sottosegretario ad affrontare, nell'aprile scorso, una mozione di sfiducia in Aula al Senato, proposta dal M5S «respinta con ampio scarto di voti: solo 9 a favore della stessa contro i 168 voti che mi hanno riconfermato la fiducia».

Secondo recenti indiscrezioni di stampa, non confermate dalle procure di Catania e Caltagirone, che hanno aperto l’inchiesta, il sottosegretario all'Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd) sarebbe indagato per turbativa d'asta e abuso d'ufficio nell'inchiesta sugli appalti del Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Mineo (Catania). Castiglione ha dichiarato di non avere mai ricevuto alcun avviso di garanzia e ha chiesto al procuratore distrettuale di Catania di essere subito ascoltato ascoltato («avendo certezza di essere assolutamente estraneo a ogni vicenda avente rilevanza penale»).

Al centro dell'inchiesta l'appalto da 96 milioni e 900mila euro bandito dal Consorzio Calatino Terra di Accoglienza per l'affidamento triennale della gestione del Cara di Mineo. A fare da detonatore è stata “Mafia Capitale”. Tra gli arrestati della maxi-inchiesta condotta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, che ha rivelato il malaffare attorno al business immigrazione, c'è anche Luca Odeavaine, ex capo gabinetto di Veltroni, poi responsabile della polizia provinciale, chiamato nel 2011 come esperto del Consorzio di Comuni “Calatino Terra d'Accoglienza”. Ma ci sono anche appalti antecedenti all'attenzione delle due procure etnee, quelli di quando al vertice del consorzio c'era il sottosegretario Castiglione. Prima lo era in qualità di presidente della provincia di Catania, soggetto attuatore; poi, quando la competenza nel 2013 passa al ministero dell'Interno, come presidente del consorzio.

L'inchiesta sulle «spese pazze» all'Assemblea regionale siciliana ha lambito nel 2014 anche l’attuale sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, renziano. A suo tempo dichiarò: «Sono indagato per un importo di 3.300 euro e posso dimostrare che si tratta di soldi spesi per attività politica».


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