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Via libera alla riforma della Rai. Renzi: vorrei abolire il canone,…

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Via libera alla riforma della Rai. Renzi: vorrei abolire il canone, ma è complicato. Delega per semplificarlo

Riduzione dei componenti del consiglio di amministrazione da nove a sette; resta la commissione di Vigilanza parlamentare; membri del cda eletti due dalla Camera, due dal Senato e due dal Tesoro e l'altro dai dipendenti Rai; amministratore delegato con maggiori poteri, nominato dal cda «sentito l’azionista». Sono i punti cardine del ddl di riforma della governance Rai approvato oggi dal consiglio dei ministri. Confermata la direzione della trasformazione della Rai in una Spa, regolata dal codice civile. Il premier Matteo Renzi, che ha presentato in Cdm anche il documento programmatico sulla “mission” dell’azienda, ha sottolineato in conferenza stampa la necessità di «liberare la Rai dalla gestione opprimente dei partiti». E ha assicurato un intervento di semplificazione del canone («Appartengo a una cultura che vorrebbe eliminare il canone» ma so che «è molto complesso» ).

Renzi: Parlamento sovrano, no a decreto
«Non faremo nessun decreto» per riformare la governance della Rai. Se il Parlamento entro luglio non approverà il disegno di legge «si terranno l’attuale legge Gasparri» per eleggere il nuovo cda. «Il Parlamento è sovrano». Così il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Cda Rai di 7 membri, 2 nominati da governo
Nell’illustrare la proposta governativa di nuova governance della Rai, Renzi ha spiegato che il cda di viale Mazzini passerà da 9 a 7 membri. Due saranno eletti due dalla Camera, due dal Senato e due dal Tesoro e l'altro dai dipendenti Rai. Arriva poi un ad con poteri rafforzati. Si tratterà di «un amministratore delegato che - ha detto il premier - riceve un mandato e se non riesce a portarlo a casa ne paga le conseguenze». Il Consiglio di amministrazione, oltre ai compiti attribuiti dallo statuto e dalla legge, approva il piano industriale, il piano editoriale, il preventivo di spesa annuale, gli investimenti superiori a 10 milioni di euro.

Renzi: nessuno vuole mettere mani su Rai
Sulla riforma della Rai «al Parlamento non imponiamo alcun decreto ma chiediamo di discutere nei tempi più stretti possibile» ha assicurato il presidente del Consiglio al termine del Cdm. E ha aggiunto: «Nessuno di noi vuole mettere le mani sulla Rai, se la maggioranza politica volesse farlo basterebbe che stia ferma, grazie alla Gasparri che le dà la possibilità di nominare il consiglio di amministrazione».

Amministratore delegato nominato da cda «sentito» azionista
Il cda elegge al proprio interno il presidente. E sarà sempre il cda a nominare l'amministratore delegato «sentito l'azionista», tra i due consiglieri indicati dall’azionista (il governo). Oggi, in base alla legge Gasparri il direttore generale dovrebbe essere nominato «d'intesa» tra Cda e azionista, ma, nella prassi, è sempre stato indicato dal governo. «Rispetto al direttore generale di oggi l'ad passa dalla facoltà di spesa dei 2,5 milioni di oggi a 10 milioni e ha la possibilità di nominare i vertici apicali», ha sottolineato il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.

I poteri rafforzati dell’amministratore delegato
L'ad, che non è dipendente Rai, rimane in carica per 3 anni. Tra i suoi compiti: risponde della gestione aziendale, assicura coerenza nella programmazione con la linea editoriale, firma atti e contratti, propone all'approvazione del consiglio di amministrazione i piani annuali, attua il piano investimenti, piano finanziario, piani del personale, di ristrutturazione, i progetti specifici approvati dal Consiglio di amministrazione. Inoltre definisce criteri e modalità di reclutamento del personale nel rispetto della disciplina relativa alle società a totale partecipazione pubblica.

Renzi: interverremo sul canone
Nel ddl sulla riforma della Rai c'è anche una delega a sciogliere il «nodo» legato al canone. «C'è l'idea di riflettere su questo modello e semplificarlo» per «combattere un'evasione allucinante per cui i cittadini onesti lo pagano e altri che si rifiutano», ha afferma il presidente del Consiglio, che ha aggiunto: «Appartengo a una cultura che vorrebbe eliminare il canone» ma so che «è molto complesso». La revisione della normativa in materia di canone sarà comunque delegata al governo «entro un anno dall'entrata in vigore della legge» di riforma della Rai, insieme all'efficientamento del sistema del finanziamento pubblico.

Resta Vigilanza con poteri controllo e indirizzo
Restano ferme le funzioni di indirizzo generale e di vigilanza della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. «La Rai - ha detto Renzi - deve essere liberata dal dibattito frustrante che troppo spesso si regista tra le forze politiche. Qualcuno (il M5s, ndr) voleva abolirla, ma abbiamo sottolineato l'importanza di mantenerla, perché il Parlamento deve controllare e indirizzare ma non può intervenire su budget del direttore, che deve avere la sua autonomia».

Verso trasformazione Rai in spa, ridefinire presenza sedi regionali
Confermata la direzione della trasformazione della Rai in una Spa, regolata dal codice civile. «La Rai non è una municipalizzata di provincia, non può sottostare a procedure cavillose o avere l'incubo della Corte dei Conti» e «deve gareggiare con i grandi network a livello mondiale». E ancora: «la Legge Gasparri va nella direzione opposta, condannandola a subire spaccature e rissosità del Parlamento». È quanto si legge nel documento programmatico approvato dal Cdm. Un documento che sottolinea anche «l'urgenza di razionalizzare il patrimonio immobiliare della Rai, anche con una ridefinizione della presenza delle sedi territoriali».

Fnsi-Usigrai: nessuna discontinuità
Negativo il primo commento del sindacato dei giornalisti Rai rispetto al progetto di riforma illustrato da Renzi. «Nessuna discontinuità. Non c'è la rivoluzione che noi auspichiamo. Ci aspettavamo la rottamazione della Legge Gasparri, insieme al controllo sulla Rai dei partiti e dei governi», recita una nota di Fnsi e Usigrai.

Pd diviso sulla riforma
L’obiettivo di Renzi è far varare dal Parlamento la legge di modifica del Testo unico sui servizi media sul vertice della Rai entro luglio, in modo da ricorrere, nel caso, solo ad una breve proroga dell'attuale vertice di Viale Mazzini, per poi sostituirlo con la nuova norma. Ma scontro interno al Pd rischia però di complicare il percorso parlamentare per la riforma della governance. Al Senato, dove il provvedimento è incardinato,11 esponenti della minoranza Pd hanno presentato una proposta di legge alternativa a quella dell'esecutivo, che propone un modello di governance duale: collegio sindacale e Cda vengono sostituiti da un consiglio di sorveglianza a 11 componenti e da un consiglio di gestione composto da tre membri: un presidente, con i poteri dell'ad e altri due consiglieri.


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