Italia

Italicum, Renzi: no a ritocchi e ricatti. Ok da direzione…

  • Abbonati
  • Accedi
la minoranza non vota

Italicum, Renzi: no a ritocchi e ricatti. Ok da direzione Pd, la minoranza non vota

La direzione del Pd ha dato il suo via libera unanime alla relazione del segretario, Matteo Renzi. «Si mette in votazione la relazione del segretario», ha spiegato il presidente Matteo Orfini: «Per la legge elettorale, significa che questa sarà l'ultima direzione a discuterne e che l'indicazione che diamo ai gruppi nella loro autonomia quella di giudicare accettabile il punto di arrivo e di non modificarla». Come annunciato da Civati le minoranze in direzione non hanno votato.

No a ritocchi all’Italicum
No a «ritocchi» all'Italicum e niente «ricatti» sul voto segreto alla Camera da parte della minoranza Dem: Matteo Renzi chiude a modifiche alla legge elettorale e chiede alla direzione del Pd un voto che chiuda la discussione, in modo che «a maggio» il nuovo sistema elettorale sia legge. Alla Direzione del Pd sulla legge elettorale «che quattro governi e tre legislature non sono riusciti a cambiare», aveva chiesto «un voto come ratifica di ciò che abbiamo fatto in questi 15 mesi e come mandato per i prossimi mesi, vedendo nella legge elettorale uno strumento decisivo per l'azione del governo e per la legislatura». Per Renzi «bloccare la legge elettorale adesso sarebbe un grave colpo alla credibilità riconquistata dall'Italia». Renzi aveva anche chiesto ai suoi che questa fosse l'ultima direzione in cui si discute di legge elettorale. La prossima direzione, ha spiegato il leader del Pd, sarà dedicata al territorio in vista delle elezioni del 31 maggio, «per un momento di riflessione comune su come ci stiamo muovendo sui territori. Con le luci e le ombre che ci sono».

Il 27 aprile in aula, a maggio il via libera
«Il 27 aprile dobbiamo essere in aula, come calendarizzato dalla capigruppo. E a maggio dobbiamo mettere la parola fine a questa discussione. Continuare a rimandare non serve a nessuno», ha detto Matteo Renzi in direzione Pd, sulla legge elettorale.

Il punto chiave è il ballottaggio
«Il punto chiave di tutta la riforma elettorale è il ballottaggio, perché permette di avere un vincitore o meno», ha detto Matteo Renzi alla direzione del Pd. Renzi si è detto contrario al ritocco dell’Italicum alla Camera. «Cento collegi con un candidato scelto dal partito, selezionato dalla classe dirigente. Su 340 deputati, 100 indicati nei collegi e 240 dalle preferenze, il 71% con le preferenze il 28% con candidati di collegio partendo dal presupposto», all'interno del Pd, «di non fare candidature plurime, oppure di farle tutte plurime», spiega Renzi portando in evidenza il punto dei capilista bloccati e difendendone le ragioni.

Il premio alla lista realizza la vocazione maggioritaria
L'attribuzione del premio nella legge elettorale alla lista vincente e non alla coalizione, «è la realizzazione più importante per un partito a vocazione maggioritaria, che è stato il sogno di una generazione», ha detto Matteo Renzi. L'attribuzione del premio alla lista anziché alla coalizione, ha aggiunto, serve «a ridurre il potere di veto dei partiti piccoli» per i quali è stata abbassata la soglia al 3%.

Non accetto il ricatto del voto segreto
«Nel Pd c'è una parte, minoritaria, per il ricatto, che dice 'o si fa così o c'è il voto segreto'. Lo dico a D'Attorre: questo ricatto non lo prendo neanche in considerazione perché in questo anno abbiamo fatto passi in avanti sull'Italicum e il Pd non è un partito in cui ci si dice 'ti mando sotto con il voto segreto'», ha dichiarato Matteo Renzi.

I piccoli useranno le candidature multiple
«È assodato» che con l'Italicum «almeno il 50% dei parlamentari sarà eletto con le preferenze», ha detto Renzi rispondendo alle argomentazioni «tecniche» alla base delle richieste di modifica della legge elettorale avanzate dalla minoranza Pd. «In un sistema bipolare secco che non esiste, dei 290 deputati eletti dalle minoranze, in linea teorica 100 saranno eletti con i collegi e 190 con preferenze. Ovviamente non è così, perchè la frammentazione è più forte: Grillo, Fi e la Lega, se ragionevolemnte di presentano insieme, poi il Ncd, gli altri partiti della sinistra». Tuttavia «non è vero che la maggioranza» degli eletti nei partiti di minoranza «sarà eletta con le liste bloccate, perchè i piccoli partiti useranno le candidature plurime in modo industriale: se siete Salvini o la Meloni, candidate nei collegi la persona più forte che va in tv, o candidati diversi? E visto che non c'è la certezza di quale collegio eleggerà il deputato, pensate che il Salvini o il Vendola di turno correrà i lrischio di essere candidato in un collegio che poi non scatta?». Insomma, è la conclusione di Renzi, «è assodato che almeno il 50% dei parlamentari sarà eletto con le preferenze. Se poi questo è un valore, lo lascio alla vostra discussione filosofica».

Ai redivivi del Mattarellum dico che è meglio il Porcellu, ma non dà vittoria certa
«Ai redivivi del Mattarellum voglio dire che è molto meglio del porcellum, cosa che firmo subito, ma non dà certezza di vittoria, perché in un sistema tripolare o quadripolare non dà certezza di vittoria», ha sottolineato Renzi, in direzione Pd. «Io mi sono iscritto al Pd perché al disegno della vocazione maggioritaria ci credevo davvero», ha detto Matteo Renzi parlando della legge elettorale in direzione. «Evitando il consultellum evitiamo il rischio di un centrismo di ritorno», ha spiegato.

Sull’opportunità della fiducia se ne discuterà in Parlamento
Sull’opportunità di porre la questione di fiducia alla legge elettorale «se ne discuterà in Parlamento». Intanto Matteo Renzi mette la fiducia sull'Italicum all'interno del partito, «tra di noi», ha detto il presidente del Consiglio alla direzione Pd.

Governo precedente impantanato su riforme
«Non c'è stato qualcuno che ha scelto di staccare la spina al governo precedente. Il governo precedente non riusciva ad andare avanti sul percorso delle riforme che dovevano caratterizzare la legislatura. Questo ha stabilito la direzione all'unanimità. L'elemento di difficoltà erano le riforme», ha sottolineato Matteo Renzi, in Direzione nazionale. «Si era in presenza - ha detto Renzi- di un evidente problema: blocco e impantanamento del governo e della legislatura che veniva resa plastica, sublimata, sulla legge elettorale. Siamo partiti di lì».

Stiamo facendo le riforme per rimuovere gli alibi
«Il punto qualificante delle riforme che stiamo facendo è togliere gli alibi», ha affermato il premier e segretario del Pd, in un passaggio del suo intervento alla direzione nazionale del Pd. Per l'appunto «la legge elettorale serve a rimuovere gli alibi, così com'è per il sistema di elezione dei sindaci: nessuno ha dubbi sul responsabile del raggiungimento o meno dell'obiettivo».

Non proponiamo una “democratura
«Non c'è la dittatura o la “democratura” - come qualcuno ha avuto il coraggio di dire - nel modello che portiamo avanti, ma il modello che potremmo definire come la democrazia decidente, come l'ha chiamata Violante e su cui Calamandrei ha scritto pagine straordinarie», ha dichiarato il premier Matteo Renzi alla direzione Pd. «Democrazia è quel modello di organizzazione in cui si consente in libertà a qualcuno di decidere non con i blocchi e i veti, certo con i pesi e contrappesi», ha precisato Renzi. «La legge elettorale conferisce a qualcuno il compito e il dovere di rimuovere gli alibi», ha sottolineato il segretario del Pd.

Prescrizione: allungarla è giusto
Poi la prescrizione. «Stiamo allungando, qualcuno dice anche troppo, la prescrizione. Io credo di no: è giusto allungare la prescrizione per la corruzione», ha detto il premier Matteo Renzi nel suo intervento in direzione Pd.

Meno decreti di altri governi
«Ci si accusa di un ricorso eccessivo ai decreto: eppure negli ultimi 5 governi, noi siamo il governo che ha convertito meno decreti di tutti nei primi 13 mesi», ha detto Matteo Renzi alla Direzione al Pd. «Venti sono stati i decreti del governo Renzi - ha detto il premier - 22 quelli del governo Letta, 29 di Monti, 30 di Berlusconi e 27 di Prodi».

Da Grillo frasi indecorose, Fi ha spostato la linea delle riforme
«Il Pd oggi ha recuperato forza, centralità e fiducia». Tra Forza Italia e M5S, «chi ha visto rafforzare il proprio peso è il Pd. Grillo da spauracchio è diventato sciacallo, anche con dichiarazioni di indecoroso gusto su ciò che avviene all'estero», ha detto Matteo Renzi alla direzione del Pd. «Il centrodestra di Forza Italia ha sposato la linea delle riforme, votando quelle riforme in più passaggi. Poi ha cambiato idea, con una scelta tattica la cui bontà vedremo nei prossimi mesi. Grillo sceglie di non stare in questa discussione, noi ci abbiamo provato in più circostanze», ha aggiunto Renzi. «Nel centrodestra Forza Italia nel primo anno ha sposato la linea delle riforme, con una linea repubblicana, dell'arco costituzionale, e ha votato quelle riforme in più passaggi. Poi a un certo punto ha cambiato idea, per una scelta tattica strategica che vedremo nei prossimi mesi», ha sottolineato Matteo Renzi che non risparmia la Lega.

Salvini come Landini: soprammobili da talk televisivo
«Più Salvini va in tv, più gli italiani lo conoscono. Non dobbiamo essere preoccupati che Salvini vada in tv», ha detto Renzi alla direzione. Si tratta, per il premier, di «personaggi che sono soprammobili da talk televisivo». Quando «vedo Maurizio Landini in una trasmissione televisiva mostrare di non conoscere, da sindacalista, la legge di Stabilità mi rendo conto che la politica diventa una rappresentazione mediatica che non ha alcun rapporto con la realtà», ha aggiunto Renzi.

© Riproduzione riservata