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Decreto antiterrorismo, sì della Camera. Ora parola al Senato

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accordo raggiunto

Decreto antiterrorismo, sì della Camera. Ora parola al Senato

La Camera ha approvato il decreto anti-terrorismo e sul rifinanziamento delle missioni all’estero: i sì sono stati 253, i no 50 (avevano annunciato voto contrario M5S, Lega e Sel, mentre Fdi non ha partecipato al voto) e 2 gli astenuti. Il testo passa ora all’esame del Senato. Il M5S ha rinunciato in extremis all’ostruzionismo che aveva già opposto stamane durante l’esame degli ordini del giorno (si erano iscritti in 90 a parlare), ottenendo in cambio l’avvio domani dell’esame della riforma del Terzo settore che sarà concluso martedì prossimo. La conferenza dei capigruppo alla fine ha sancito l’accordo e sventato il rischio di una seduta fiume.

Calipari (Pd): il decreto dà risposte e strumenti efficaci
«Le norme contenute nel decreto anti-terrorismo sono in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite e con gli impegni assunti dall’Italia dinanzi alla comunità internazionale e dà risposte efficaci all’esigenza di dotare il nostro sistema di strumenti per prevenire e contrastare il terrorismo in ogni sua possibile forma interna, esterna e virtuale», ha detto Rosa Calipari (Pd), nella dichiarazione di voto svolta a nome del gruppo. «Peccato che alcune tra le forze politiche che siedono in Parlamento non abbiamo compreso l’importanza di questo provvedimento».

Pini (Lega): è acqua fresca
L’allusione è al M5S, secondo cui il decreto «non fa assolutamente prevenzione ma, in maniera goffa, cerca solo di fare repressione utilizzando male il Codice penale, con norme indeterminate», ma anche alla Lega, che ha annunciato voto contrario. «Più che un decreto antiterrorismo è uno Zibaldone rabberciato e tardivo - ha commentato il relatore di minoranza per la commissione Difesa, Gianluca Pini - che arriva a tre mesi dai fatti di
Charlie Hebdo e che è poco più che acqua fresca gettata in faccia all’Isis. Preoccupano l’approssimazione e la leggerezza con cui si è affrontato un rischio vicinissimo».

Giro di vite contro i foreign fighters
Tra le principali novità, il Dl antiterrorismo istituisce la superprocura nazionale antimafia e antiterrorismo e prevede un giro di vite contro i “foreign fighters”, quelli che partono per la Siria o l’Iraq per arruolarsi nelle file dei terroristi: rischiano da 5 a 8 anni di reclusione. Stessa pena per chi organizzi, finanzi o propagandi i viaggi. Da 5 a 10 anni sarà invece punito chi fabbrica armi fai-da-te e mette in atto comportamenti «finalizzati in maniera univoca» al compimento di atti di violenza con finalità terroristiche. Nel Codice penale sono introdotte due nuove contravvenzioni: la detenzione abusiva di precursori di esplosivi (sanzionata con la pena congiunta dell’arresto fino a 18 mesi e ammenda fino a 1.000 euro) e la mancata segnalazione all’autorità di furti o sparizioni dei precursori (arresto fino a 12 mesi o ammenda fino a 371 euro). Pene aggravate, infine, per chi addestra potenziali terroristi se utilizza strumenti telematici o informatici. Aggravanti analoghe sono previste per il possesso e la fabbricazione di documenti falsi, delitti per cui scatta l’arresto obbligatorio in flagranza (ora invece è facoltativo).

Maglia più larga per le intercettazioni
Il decreto permette di usare programmi per acquisire “da remoto” le comunicazioni e i dati presenti in un sistema informatico e modifica la disciplina delle norme di attuazione del Codice processuale penale sulle intercettazioni preventive, anche in relazione a indagini per delitti in materia di terrorismo commessi con l’impiego di tecnologie informatiche o telematiche. La polizia postale dovrà essere costantemente aggiornare una black-list dei siti internet che inneggiano al terrorismo, anche per favorire lo svolgimento di indagini da parte della polizia giudiziaria, pure sotto copertura.

Immunità per gli 007
Con il decreto si estende la possibilità di rilasciare agli stranieri permessi di soggiorno a fini investigativi. Si introduce inoltre in via transitoria la facoltà, per i servizi di informazione e sicurezza, di effettuare colloqui investigativi con detenuti per prevenire azioni terroristiche. Per il personale di Aisi, Aise e Dis sono previste disposizioni volte alla tutela funzionale e processuale: potranno usare le generalità “di copertura” anche mentre depongono in un processo penale sulle attività svolte in incognito e sono autorizzati a commettere reati (nei loro confronti si applicherà la speciale causa di non punibilità).

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