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Italicum, al via l’8 aprile l’esame in commissione. Minoranza Pd: meglio votare con il Consultellum

La Commissione Affari costituzionali della Camera inizierà l’8 aprile, subito dopo la pausa di Pasqua, l'esame della riforma elettorale, il cui approdo in Aula è calendarizzato il 27 aprile. E la minoranza Pd, dopo il non voto ieri in direzione sulla relazione del segretario Matteo Renzi (dal capogruppo alla Camera, la “colomba” Roberto Speranza al “falco” Stefano Fassina), va avanti sulla sua battaglia per ottenere alcune modifiche all'Italicum, a partire dalla norma sui capilista bloccati. Senza rinunciare alle provocazioni. «Se io devo consentire una cattiva riforma elettorale e una cattiva riforma costituzionale meglio andare al voto con il sistema proporzionale», ha detto oggi Alfredo D'Attorre a Omnibus su La7, definendo una «minaccia con una pistola ad acqua» il rischio di elezioni anticipate in caso di bocciatura alla Camera dell’Italicum 2.0.

Giachetti: se salta l’Italicum il governo cade
Non la pensa così il renziano (critico) Roberto Giachetti, che dopo l’affondo portato ieri in direzione sulle «contraddizioni della minoranza del partito, in un’intervista a Repubblica ha avvertito: «Se l'Italicum salta, è chiaro c'è un problema di fiducia politica. Ed è chiaro che è in gioco il governo». E ha rincarato la dose: «Bersani? Quando era maggioranza bocciò la mozione per il ritorno al Mattarellum. Ora invece lo invoca. Per decenni si sono battuti contro le preferenze ora invece le vogliono. Ma hanno già ottenuto molto».

Bindi: fiducia incostituzionale, non voterei
A ribadire il no all’Italicum se non verranno apportate modifiche è stata Rosy Bindi, durissima sull’ipotesi adombrata dal premier di un voto di fiducia sulla legge elettorale alla Camera: «Se venisse messa la fiducia, cosa che ritengo incostituzionale, non parteciperei neppure a quel voto».

Renzi non disponibile a mediazioni
Ma ieri il premier è stato netto nel suo intervento alla direzione Pd. Nessuna mediazione, nessuna modifica, nessuna intenzione di piegarsi alle richieste della minoranza. «Entro il 27 aprile - ha scandito - la legge elettorale deve essere in Aula e a maggio dobbiamo mettere la parola fine: è giunto il momento di decidere, sono contrario a ritoccare il testo». A chi come Pier Luigi Bersani, gli chiede di «fare sintesi» e non proporre «aut aut» sull'Italicum, il premier ha risposto che è arrivato il momento di smetterla di «ritoccare» il testo e approvare in via definitiva la legge elettorale. Cambiare la legge alla Camera e rimandarla al Senato non solo sarebbe come «un gioco dell'oca», ha aggiunto Renzi, ma sarebbe anche «un clamoroso errore e un azzardo» visti i numeri risicati della maggioranza a palazzo Madama.

Minoranza Pd divisa
I toni usati dagli esponenti della minoranza in direzione hanno fatto capire in realtà che le posizioni sono tutt'altro che univoche (Bersani non ha preso la parola ed è andato via a riunione in corso): se Fassina accusa Renzi e la sua maggioranza di metodi da Corea del Nord e il bersaniano Alfredo D'Attorre ha avanzato il sospetto che il disegno del premier sia quello di precipitare il Paese alle urne escludendo dalle liste i suoi avversari interni, da parte di Speranza è partito un accorato appello a non spaccare il partito arrivando a offrire la sua poltrona di capogruppo («La mia funzione la metto a disposizione per trovare un'intesa nel Pd»). Il tentativo neanche troppo celato del premier è di separare i “giovani” alla Speranza dai “vecchi” alla Bersani.

L’8 aprile parte esame commissione Camera
Intanto la Commissione Affari costituzionali della Camera inizierà l'esame della riforma elettorale l'8 aprile. Il relatore al provvedimento sarà il presidente della Commissione, Francesco Paolo Sisto, così come è avvenuto in prima lettura, ma il Pd ha chiesto che sia affiancato da un proprio deputato in questo ruolo. Alla domanda se la Commissione riuscirà a concludere l'esame dell'Italicum entro il 27 aprile (giorno in cui il testo è calendarizzato in Aula), Sisto ha replicato: «Certo che ce la faremo. Con me non ci sono problemi, a costo di far lavorare la Commissione notte su notte».

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