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Grandi opere, Incalza agli arresti domiciliari

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l’inchiesta di firenze

Grandi opere, Incalza agli arresti domiciliari

Ha ottenuto gli arresti domiciliari Ercole Incalza, l’ex superdirigente del ministero delle Infrasttutture coinvolto nell’inchiesta della Procura di Firenze su appalti e grandi opere. A deciderlo, come ha riferito il legale di Incalza, Titta Madia, che ha sostenuto l’insussistenza del pericolo di fuga, è stato il gip Antonio Pezzuto, lo stesso che il 24 marzo scorso aveva respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

Le accuse a Incalza
Incalza - a capo della cruciale struttura tecnica di missione del ministero fino allo scorso dicembre - era finito in carcere a Sollicciano il 16 marzo scorso. Secondo l’accusa, abusando del suo ruolo, induceva le società consortili aggiudicatarie degli appalti relativi alle grandi opere a conferire all’ingegner Stefano Perotti, amico del ministro Maurizio Lupi, o a professionisti e società a lui riconducibili, «incarichi di progettazione e direzione di lavori garantendo di fatto il superamento degli ostacoli burocratico-amministrativi». Perotti, «quale contropartita, avrebbe assicurato l’affidamento di incarichi di consulenza e/o tecnici a soggetti indicati dallo stesso Incalza, destinatario anch’egli di incarichi lautamente retribuiti».

La società “cassaforte”
Gli incarichi che erano conferiti dalla Green Field System srl, società affidataria di direzioni lavori che sarebbe stata la vera gallina dalle uova d’oro per Incalza: secondo gli investigatori, «nel periodo 1999-2008 ha percepito compensi dalla Green Field Systems srl per complessivi 697.843,50 euro», costituendo per il manager ministeriale «la principale fonte di reddito negli anni dal 1999 al 2012». È lo stesso gip a sottolineare che Incalza «ha guadagnato più dalla Green Field che dallo stesso ministero delle Infrastrutture».

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