Italia

Resa dei conti in Forza Italia, Fitto pronto a uscire

  • Abbonati
  • Accedi
la guerra per le liste elettorali

Resa dei conti in Forza Italia, Fitto pronto a uscire

Raffaele Fitto (Ansa)
Raffaele Fitto (Ansa)

«Così non si può più andare avanti». Forza Italia è ormai un «partito senza regole», «terra di nessuno», con «dirigenti senza legittimazione», una «linea politica suicida», «9 milioni di elettori in fuga» e Silvio Berlusconi chiuso in «un cupo bunker». È durissima la risposta che Raffaele Fitto affida al suo blog . A meno di ventiquattr’ore dall’ultimo richiamo all’ordine del leader di Fi contro il «protagonismo» dei dissidenti interni, lo scontro si alza ulteriormente.

L’epicentro è naturalmente la Puglia, dove venerdì il candidato del centrodestra Francesco Schittulli ha deciso di rompere con il coordinatore regionale di Fi Luigi Vitali e di schierarsi con Fitto. La posta in gioco è la composizione delle liste elettorali. «Ma davvero pensiamo che le liste possano essere fatte e disfatte dalla senatrice Rossi o comunque dipendere da un suo finale atto di volontà?», dice Fitto con riferimento al ruolo affidato da Berlusconi alla tesoriera del partito. Parole che lasciano poco spazio a possibili mediazioni. «Fitto e la sua allegra compagnia di scalmanati vogliono solo una cosa: comandare il partito. Hanno sete di potere», replica duro il leader dell’esercito di Silvio Simone Furlan, facendo eco a quanto sostenuto da Renato Brunetta su Il Mattinale: «Chi ora lamenta la mancanza di democrazia, lo fa per la ragione di non essere più cooptato alla guida del partito».

Ormai siamo alla resa dei conti. Lo conferma anche la nota con cui Schittulli declina l’invito del coordinatore di Ncd Massimo Cassano, a cui aveva prontamente aderito Vitali, per l’apertura martedì di un «tavolo tecnico» con tutte le forze della coalizione. «Sarebbe solo una inutile perdita di tempo», taglia corto Schittulli, che sa di avere comunque il sostegno anche dei centristi di Alfano. I fittiani nei prossimi giorni si «autoconvocheranno» per sconfessare i vertici del partito e non è da escludere che si apra anche una guerra sul simbolo di Fi.

Per ora l’iniziativa sembrerebbe coinvolgere solo la Puglia. Ma il terremoto partito dal tacco dello Stivale potrebbe far tremare Fi anche in altre regioni, a partire da Veneto e Campania, dove la guerra per l’ingresso in lista non è meno feroce. E anche nello stesso Parlamento poiché viene dato per scontato che la rottura fittiana provocherà immediatamente la costituzione di gruppi autonomi alla Camera e al Senato dei «ricostruttori». Un redde rationem che come risultato finale rischia di far crollare il partito di Berlusconi sotto il 10 per cento.

Gianfranco Rotondi si interroga su chi sia «il mandante» e quale sia «il movente» della «dissoluzione» di Forza Italia. Qualcuno, prudentemente rimasto al riparo dietro le quinte, punta l’indice sul Cavaliere al quale «conviene avere un partito ridimensionato di fedelissimi per poter trattare direttamente su quello che gli interessa». Altri invece ritengono che la debolezza attuale di Berlusconi abbia «ingolosito» quanti mirano «a spartirsene l’eredità elettorale». Nel caos di queste ore l’appello all’unità «accorato e sincero» di Daniela Santanchè affinché vengano meno «tatticismi e personalismi» è destinato a cadere nel vuoto.

I conti si faranno all’indomani del verdetto delle urne del 31 maggio. Ma già l’addio di Bondi e Repetti indica quale possa essere lo scenario: una fuga dai gruppi parlamentari presumibilmente in ordine sparso. Anche Denis Verdini sta aspettando. Nel Pd sostengono che il senatore insofferente per la rottura del Patto del Nazareno ha già pronto a Palazzo Madama un pacchetto di dieci nomi per la nascita di un nuovo gruppo.