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I numeri del Def: Pil +0,7 e deficit al 2,6%…

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il documento di economia e finanza

I numeri del Def: Pil +0,7 e deficit al 2,6% quest’anno

Pil in leggera crescita rispetto a quanto previsto inizialmente (+0,7% invece di +0,6% quest’anno, 1,4% nel 2016 e 1,5% nel 2017). Deficit fermo quest'anno al 2,6%, per ridursi nel 2016 all'1,8 per cento (ma resta aperta la possibilità che con la manovra di bilancio del prossimo ottobre l'asticella venga elevata per il finanziamento delle misure da inserire in legge di stabilità) e allo 0,8% nel 2017. Almeno 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica per sterilizzare clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti dell’Iva e delle accise sulla benzina (valgono circa 17 miliardi nel 2016 e 22 miliardi nel 2017) che rischierebbero di ammazzare i primi spiragli della ripresa. Sono queste le linee della politica economica che il governo ha tracciato oggi con il primo giro di tavolo sul Def, il documento di economia e finanza, che avrà il via libera venerdì mattina, insieme al piano nazionale di riforme. «Le clausole di salvaguardia saranno disinnescate in parte con la spending review, in parte “automaticamente” con i benefici della crescita economica» ha spiegato il ministro dell’Economia Padoan.

Pareggio di bilancio strutturale confermato nel 2017
Nel 2016 sono previsti tagli alla spesa corrente per 10 miliardi. Ma non solo. Per disinnescare le «clausole di salvaguardia» il governo punta a recuperare in tutto attorno ai 16-17 milardi, facendo leva su altri addendi. Si punta sulla partita della flessibilità europea connessa al percorso di attuazione delle riforme, ma anche sulla minore spesa per interessi propiziata dal calo dei tassi e dello spread, utilizzando se necessario anche un margine di maggior deficit rispetto al target dell'1,8% programmato per il prossimo anno, contro il 2,6% atteso quest'anno. Se applicata integralmente la «clausola di flessibilità sulle riforme» potrebbe tradursi in un spazio di manovra di 7-8 miliardi. Ma il governo conferma l'obiettivo di pareggio di bilancio strutturale al 2017 (deficit strutturale -0,5% nel 2016 e -0,4% nel 2017), mentre deficit nominale sarà invece azzerato nel 2018.

Debito pubblico dal 132,5% al 123,4 nel 2018
Il percorso di riduzione del debito si gioverà - conferma il governo - dell'apporto delle privatizzazioni che frutteranno «in 4 anni (tra il 2015 e il 2018) 1,7-1,8 punti di Pil». Il rapporto debito/Pil si attesterà al 132,5% quest’anno per poi scendere al 130,9% nel 2016, al 127,4% nel 2017 e al 123,4% nel 2018. Il ministro Padoan ha spiegato che «nel 2018 la regola del debito (riduzione di un ventesimo della quota eccedente il rapporto debito/PIl superiore al 60%, ndr) sarà pienamente soddisfatta».

Taglio della spesa da almeno 10 miliardi
La partita più impegnativa si conferma comunque quella con i tagli strutturali alla spesa corrente. Nel Def si cifra il nuovo intervento in cantiere in 10 miliardi («anche se - ha detto il premier Renzi - pensiamo ci sia uno spazio per tagliare per 20 miliardi»), con la possibilità di arrivare realisticamente a 12 miliardi, destinati integralmente a disinnescare le clausole di salvaguardia: 4-5 miliardi arriverranno essenzialmente da tre interventi: attuazione della riforma della Pa e rafforzamento delle centralizzazione degli acquisti di beni e servizi; stretta sulle partecipate; riduzione dei trasferimenti e sussidi al trasporto pubblico. Altri 3,1 miliardi dovrebbero essere garantiti dalla potatura delle tax expenditures (1,5 miliardi) ossia delle agevolazioni fiscali totale e dalla razionalizzazione degli incentivi alle imprese. I 2,5-4 miliardi restanti verrebbero assicurati prevalentemente da interventi sulla spesa regionale, sprechi sanitari inclusi, e in minima parte sui Comuni. Previsti anche controlli più stringenti sulle prestazioni sociali a partire dagli assegni di invalidità e accelerazione dei costi standard, con le spese dei Comuni che dovranno essere tutte messe online.

Escluse dal premier nuove tasse
Nuove tasse, ha assicurato Matteo Renzi, non ce ne saranno, l'Iva non aumenterà e un'eventuale riduzione delle tasse ci sarà nella legge di stabilità per il 2016 «se saremo in condizione». Il margine aggiuntivo dovrebbe essere utilizzato per interventi diretti alla riduzione della pressione fiscale, in primo luogo sul lavoro. La pressione fiscale in Italia resta molto alta: siamo al 43,5% del Pil registrato dall'Istat nel 2014, anche se la pressione fiscale “effettiva” sarebbe per il governo al 43,1%, calcolando il bonus degli 80 euro non come voce di spesa ma come taglio delle tasse.







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