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prima visita di stato in vaticano

Papa Francesco incontra Mattarella: la carenza di lavoro è un grido di dolore

La disoccupazione giovanile, un «grido di dolore» che chiama in causa tutti, a livello di Stato e di Chiesa. Lo ha sottolineato Papa Francesco nel discorso ufficiale pronunciato nel corso della visita di Stato del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è durata tre ore.

Papa Francesco: la carenza di lavoro è un grido di dolore
«Signor presidente, - ha ammonito Bergoglio parlando a Mattarella e alle delegazioni - tra i diversi beni necessari allo sviluppo di ogni collettività, il lavoro si distingue per il suo legame con la stessa dignità delle persone, con la possibilità di costruire un'esistenza dignitosa e libera. In special modo, la carenza di lavoro per i giovani diventa un grido di dolore che interpella i pubblici poteri, le organizzazioni intermedie, gli imprenditori privati e la comunità ecclesiale, perché si compia ogni sforzo per porvi rimedio, dando alla soluzione di questo problema la giusta priorità. Nella disponibilità del lavoro risiede infatti la stessa disponibilità di dignità e di futuro». Il Pontefice ha ricordato che «per un'ordinata crescita della società è indispensabile che le giovani generazioni, tramite il lavoro, abbiano la possibilità di progettare con serenità il loro futuro, affrancandosi dalla precarietà e dal rischio di cedere a ingannevoli e pericolose tentazioni. Tutti coloro che detengono posizioni di speciale responsabilità hanno perciò il compito primario di affrontare con coraggio, creatività e generosità questo problema».

Mattarella: la disoccupazione rischia di inghiottire il futuro di intere generazioni
«Il dramma della disoccupazione e delle nuove povertà rischia di inghiottire il futuro di intere generazioni. Si impone una visione dello sviluppo economico e sociale che sappia rimettere al centro la persona e la famiglia», ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha sottolineato come la crisi sia stata lunga e dolorosa, ma si intravede ora una via d’uscita. «Governo e Parlamento italiani - ha sottolineato il capo dello Stato - sono impegnati ad adottare misure che consentano al nostro Paese di lasciarsi alle spalle una crisi che è stata lunga e dolorosa e da cui solo ora si inizia a intravedere l'uscita».

Immigrati: serve un intervento deciso della Ue
«Il nostro Paese e l'intera Unione europea - ha detto Mattarella - assistono a quello che lei ha definito un nuovo tipo di conflitto mondiale frammentato, sui territori più poveri, e di cui è immediata conseguenza il dramma dei profughi che pensano di approdare sulle nostre coste, sulle coste dell'Europa, per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni, alle carestie; chiedendo accoglienza». Le istituzioni e la società italiane, ha detto il capo dello Stato, «sono impegnate, con generosità, per fronteggiare questa emergenza e l'Italia invoca da tempo un intervento deciso dell'Unione europea per fermare questa continua perdita di vite umane nel Mediterraneo. Con quelle vite spezzate si perde la speranza di tante persone e si compromette la dignità della comunità internazionale. Rischiamo di smarrire la nostra umanità».

Papa Francesco: combattere nuove schiavitù
Denunciare e combattere in ogni modo le nuove forme di schiavitù, male che costituisce «un regresso dell'umanità», ha detto poi Papa Francesco, ricevendo in udienza i partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sul tema del traffico degli esseri umani. «Purtroppo - ha denunciato il Pontefice - in un sistema economico globale dominato dal profitto, si sono sviluppate nuove forme di schiavitù in certo modo peggiori e più disumane di quelle del passato». Ancora di più oggi, quindi, «siamo chiamati a denunciarle e a combatterle». Per Bergoglio «dobbiamo fare prendere più consapevolezza di questo nuovo male che, nel mondo globale, si vuole occultare perché scandaloso e `politicamente scorretto´». Il Papa ha sottolineato che «dobbiamo denunciare questo terribile flagello nella sua gravità».

Accompagnato dalla figlia Laura e da cinque nipoti
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è arrivato in Vaticano per la prima visita di Stato a Papa Fracesco alle 9.40, nel cortile di San Damaso, accolto dal prefetto della Casa Pontificia, monsignor Georg Ganswein e dall'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Daniele Mancini. Il capo dello Stato ha ricevuto gli onori della Guardia Svizzera e nel cortile è stato eseguito l'inno di Mameli. Il presidente della Repubblica è stato accompagnato, oltre che dalla delegazione ufficiale (13 i consiglieri presenti), anche dalla figlia Laura e da cinque dei suoi sei nipoti: Manfredi, Maria Chiara, Costanza Comella, Sergio e Piergiorgio. Anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni era nella delegazione ufficiale che accompagnava il presidente della Repubblica.

Niente frac alla cerimonia
Abbigliamento informale rispetto al tradizionale cerimoniale. Mattarella ha indossato un abito blu e tutti i componenti della delegazione erano in abito scuro ma non in frac, nonostante sia questo l'abito da cerimonia prescritto per una visita di Stato in Vaticano. Mentre la figlia Laura ha visitato altri ambienti della Seconda Loggia del Palazzo Apostolico, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha raggiunto la sala del Tronetto, dove c'era ad attenderlo il Papa. Anche il Pontefice non indossava la stola prescritta dal cerimoniale. Il saluto è stato molto semplice. Alle 9,54 è poi iniziato il colloquio nella biblioteca privata dell'appartamento. Mattarella e il Papa hanno atteso in silenzio che uscissero i fotografi e i cameramen.

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