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Sanità, 2,5 miliardi di risparmi a rischio quest'anno

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Sanità, 2,5 miliardi di risparmi a rischio quest'anno

Dopo tre consecutive fumate nere in Conferenza Stato-Regioni, l'accordo tra palazzo Chigi e governatori sui tagli imposti dalla legge di stabilità 2015, attende (spera) di trovare adesso una corsia preferenziale alla prossima riunione di giovedì 7 maggio. Ma non è detto che sarà così, anche se una mediazione per trovare una quadra non sembra impossibile tra Governo e governatori. Dopo averla fallita l'altro ieri, quando è mancata quasi all'ultimo momento, dietro la giustificazione del primo voto di fiducia di giovedì sull'Italicum.

La lente dell'Economia e i farmaci pomo della discordia
La verità è che dietro quello stop ci sono più “mani”. L'Economia naturalmente vuole vederci chiaro sui conti. Ma vanno colmate - come si sta provando a fare anche in queste ore - le distanze che separano Beatrice Lorenzin e i governatori su un capitolo in particolare di quel testo: i farmaci. Più in particolare, la spesa (e i ripiani) su quelli innovativi per l'epatite C. Tagli, quelli complessivi sui farmaci, che secondo l'ultima versione dell'intesa dovranno valere 500 mln in ragione d'anno. Dunque, 250 mln solo quest'anno. Le regioni fanno la voce grossa, Lorenzin non ci sta. Forte (forse) anche dell'appoggio di Matteo Renzi che alle farmaceutiche ha fatto delle promesse. Da mantenere. O no?

Conti che non tornano
Fatto sta che all'ultimo momento giovedì tutto s'è fermato. Testo congelato. Sperando di scongelarlo di qui a giovedì 7. Con l'aggiunta però di altre preoccupazioni che vanno crescendo e di cui forse sono un sintomo i desideri dell'Economia di vederci chiaro il più possibile. Secondo qualcuno non poche norme sono «scritte sull'acqua» e i conti rischiano di non tornare. Quelle sulla rinegoziazione dei contratti d'acquisto di beni e servizi e dispositivi medici, a esempio: renderanno alle casse delle regioni risparmi del valore delle cifre sperate (1,3 mld circa)?

Una fortuna per gli avvocati
Molti ne dubitano. Da giugno a dicembre, poi, sarebbe una scommessa. Gli scettici avvertono: «Saranno una fortuna solo per gli avvocati», lasciando intravedere raffiche di ricorsi e stuoli di studi legali all'opera. E sui farmaci, poi: se il decreto arrivasse a metà giugno o giù di lì, quando mai l'Aifa riuscirebbe a fare tutto quello che le si chiede? E la mano pesante verso i medici cattivi prescrittori di analisi, non sarà solo una misura da “apocalisse mediatica”? Già, un problema sopra l'altro. Compresa la soluzione del rebus della riforma degli enti vigilati - Aifa, Iss e Agenas - con tanto di poltrone ambite-contese e di regolazione-conquista di poteri.

Chiamparino chiede sconti
Intanto Sergio Chiamparino, rappresentante dei governatori, l'ha buttata lì: «Il tempo non è una variabile indipendente», ha detto il governatore che ha Renzi nel cuore, riferendosi al rischio di attuare una manovra da 2,35 mld non in dodici, ma in soli sei mesi. «Va prevista qualche revisione o una forma di alleggerimento» della manovra, ha messo le mani avanti. Meno tagli, appunto. Con buona pace dei conti che dovrebbero tornare. Ma chi alleggerisce quella manovra, per alcuni già leggerina di per sé perché i conti rischiano di non tornare? E del mitico «Patto della Salute», perso nelle nebbie dei volenterosi e degli ottimisti d'animo, che ne sarà più?

Manager, basta partiti sponsor?
Tanti, forse troppi interrogativi. Ma ora con la riforma della Pa che il Senato oggi ha trasmesso alla Camera, arriveranno i manager scelti da un Albo unico nazionale. Immacolati, senza più partiti alle spalle, si giura. Che pagheranno per i loro fallimenti. Bastasse questo toccasana a far fuori gli sprechi e il bubbone della corruzione che in sanità prospera come l'edera.

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