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in commissione alla camera

Scuola, il Pd presenta gli emendamenti al ddl. Freddi i sindacati: la protesta continua, a rischio gli scrutini di fine anno

Il Pd presenta gli emendamenti al ddl “Buona Scuola”, e prova così a rispondere alle sollecitazioni di questi giorni da parte di insegnanti, studenti e sindacati. A meno di 24 ore dal termine del giro di colloqui fatti dal Partito democratico per ascoltare le ragioni della protesta del 5 maggio (che ha avuto una partecipazione record di oltre 600mila insegnanti e personale amministrativo) la relatrice, Maria Coscia (Pd), deposita in commissione Cultura alla Camera sei proposte di correzione del ddl, che vanno da una ulteriore riduzione dei poteri del preside, all'istituzione del comitato per la valutazione dei professori, ad alcuni chiarimenti sui tanto discussi albi territoriali dove far confluire i nuovi docenti dell’autonomia.

«Il Partito democratico ha già presentato i suoi emendamenti alla riforma della scuola. Il tempo, da qui ai prossimi mesi, non è poco e ci si può confrontare ancora», ha sottolineato il presidente dell'assemblea Pd, Matteo Orfini. Ma la risposta del Pd non calma gli animi dei sindacati che chiedono una convocazione urgente da parte del Governo e in assenza di adeguate risposte confermano la mobilitazione «che continuerà fino a coinvolgere le attività di scrutinio finale».

Le modifiche proposte dal Pd
A illustrare gli emendamenti Pd è la responsabile Scuola, Francesca Puglisi: «Viene chiarito che assumiamo tutti i precari della graduatorie ad esaurimento. Rimarranno 23mila insegnanti delle scuole dell’infanzia che verranno assunti con la riforma dello 0-6». Inoltre, continua Puglisi, l’articolo 12 sul divieto di assumere supplenti dopo i 36 mesi di servizio, «non sarà retroattivo; ci sarà concorso per 60mila abilitati all’insegnamento, sarà valorizzato titolo di studio e servizio svolto; non ci saranno presidi-sceriffo, ma dei dirigenti scolastici responsabili per rendicontare gli esiti della scuola; sono previsti degli albi territoriali, con dimensiona sub-provinciale, e le scelte dei docenti saranno fatte in base al curriculum». Chi non riceverà una chiamata da un preside, sottolinea però Puglisi, «non vuol dire che non lavorerà: saranno gli uffici territoriali a collocarli. Un dirigente scolastico potrà richiedere a un insegnanti di spostarsi nella propria scuola per attività ordinarie o straordinarie. Allo stesso modo, un insegnante potrà inviare il proprio curriculum e la domanda di insegnare in una determinata scuola piuttosto che in un’altra».

Il nodo valutazione
«Il fondo di 200 milioni da distribuire alle scuole per premiare i docenti meritevoli - aggiunge Puglisi - servirà proprio allo scopo di evitare che gli insegnanti vogliano andare solo negli istituti più blasonati: i dirigenti scolastici potranno, infatti, studiare le attività che consentano di attrarre insegnanti motivati e preparati». Per quanto riguarda i criteri di valutazione, gli esponenti dem sottolineano come «sia il preside ad essere il vero oggetto di valutazione, ogni tre anni da un comitato istituito presso l’ufficio scolastico regionale». La richiesta degli studenti sul riconoscimento del diritto allo studio «viene accolta con l’inserimento nei principi direttivi» della riforma. Stralciata, nel frattempo, la delega sulla riforma degli organi collegiali. «Le regole della partecipazione democratica vanno discusse insieme», sottolinea la deputata dem.

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