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Scuola, eppure le modifiche sono arrivate

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Scuola, eppure le modifiche sono arrivate

Da più di una settimana il dibattito pubblico sulla riforma della scuola somiglia sempre più a una lunga partita di Monopoli. Con tutti i giocatori al tavolo (ministre, parlamentari e leader sindacali) impegnati a lanciare i dati e passare continuamente dal “Via”. Come se nel frattempo non ci fosse stato uno sciopero generale, l’apertura all’ascolto da parte del premier e - soprattutto - centinaia di modifiche introdotte in commissione per ridurre la distanza tra le proposte iniziali del governo e i desiderata del mondo dell’istruzione. Una distanza che in alcuni casi si è decisamente accorciata.

Si pensi al piano di assunzioni. Nonostante i vincoli di finanza pubblica e la decisione di destinare alle 100mila stabilizzazioni previste per quest’anno gran parte della “torta” messa a disposizione dalla legge di stabilità, il Parlamento ha dato un altro segnale di disponibilità nei confronti della piazza. Prevedendo una sanatoria ad hoc per i circa 6.500 docenti idonei del vecchio concorso Profumo del 2012. Che saranno assunti a partire dal 1° settembre 2016 sui posti liberi e disponibili del neonato organico dell'autonomia. In più è stato messo nero su bianco che entro il 1° ottobre arriverà anche il nuovo concorso triennale da 60mila posti per il prossimo triennio (meno i 6.500 che andranno agli idonei) che porterà a 160mila la platea complessiva degli stabilizzandi da qui al 2018. Pochi se si guarda ai 610mila precari a diverso titolo della scuola; decisamente abbastanza se si considera che i prof a termine con almeno un anno di insegnamento sono stimati dal Miur in 140mila unità.

Sempre guardando agli emendamenti approvati in commissione alla Camera emerge un cambio di rotta ancora più netto su uno degli altri temi sollevati dai sindacati: l’autonomia delle scuole e di chi le dirige. Al dirigente scolastico venivano infatti attribuite tre funzioni fondamentali: mettere a punto il piano dell'offerta formativa (il famoso “Pof”) sugli insegnamenti da potenziare o le attività extracurriculari da svolgere; scegliere i docenti da premiare con un surplus in busta paga (che non sostituisce - è bene ricordarlo - ma si aggiunge agli scatti di anzianità) e chiamare direttamente i prof inseriti nell'organico dell'autonomia.

Dopo il primo passaggio in sede referente tutti questi compiti escono però quanto meno rivisti. Se non ridimensionati. Il Pof partirà dalle linee di indirizzo del preside ma verrà poi elaborato dal collegio dei docenti e “vidimato” dal consiglio d’istituto. A sua volta, la scelta degli insegnanti che otterranno il premio avverrà sulla base dei criteri messi a punto da un nuovo organismo misto: il comitato di valutazione composto da due professori e altrettanti genitori (alle superiori ci sarà anche un rappresentante degli studenti). E anche sulla chiamata diretta l'attenuazione dei poteri del dirigente scolastico c'è stata. Se è vero che saranno gli stessi prof ad autocandidarsi e a decidere se accettare o meno l'incarico assegnato dal preside che pescherà dai nuovi albi territoriali. Un po’ poco per continuare a parlare di “sceriffo”, come fanno i sindacati, e forse anche di “sindaco”, per usare un’espressione cara al governo.

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