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Riforma scuola, l’Aula dice sì. Garante: escluso il…

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Riforma scuola, l’Aula dice sì. Garante: escluso il blocco degli scrutini

Riforma della scuola al primo giro di boa. Dopo le votazioni in notturna della notte scorsa (per gli ultimi due articoli, con le norme transitorie e le coperture è scattato l'ostruzionismo dell’opposizione che ha prolungato i lavori; l’ultimo articolo, il 26, è stato approvato stamani), l’Aula della Camera ha varato il ddl in prima lettura: 316 favorevoli e 137 contrari il risultato del voto finale arrivato a fine mattinata. A favore hanno votato Pd, Area popolare, Scelta civica, Per l'Italia, Psi, e minoranze linguistiche. Contrari M5s, Forza Italia, Lega, Sel, FdI e Alternativa libera. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.

Sms Renzi ai deputati: «Orgogliosi della vostra tenacia»
Il premier Matteo Renzi, con Matteo Orfini ed Ettore Rosato, ha inviato un sms per ringraziare i parlamentari: «Grazie a deputati e deputate che hanno trasformato idee e riunioni sulla scuola al Nazareno in una buona legge. Orgogliosi della vostra tenacia. Viva il Pd».

Boschi: «È maggioranza assoluta. Affronteremo i nodi al Senato»
I numeri dell’Aula sul ddl? «È la maggioranza assoluta, il voto è andato bene anche stavolta», ha commentato la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi. «Adesso c’è un altro passaggio significativo al Senato, quindi riaffronteremo alcuni punti che sappiamo essere ancora discussi».

Giannini: «Via libera a cambiamento culturale»
Ma è stata la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini a precisare: «Il passaggio al Senato è sostanziale, non formale, ma i pilastri del provvedimento non saranno toccati». «Con il via libera dell’Aula di Montecitorio al disegno di legge - ha sottolineato - si avvicina il raggiungimento di un obiettivo che per questo governo è centrale: il rilancio del nostro sistema di istruzione attraverso un cambiamento culturale che mette al centro questi principi: autonomia, trasparenza, responsabilità, valutazione e merito».

Quaranta dem non votano, 28 i “no” politici
Sono quaranta i deputati del Pd che non hanno partecipato al voto, ma sono 28 quelli da cui arriva espresso dissenso. Tra loro Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina, esponenti di quella minoranza che chiede già a Palazzo Madama un segnale. In una lettera ai senatori, spiegano che «il contributo e l’impegno del Senato possono condurre a ulteriori accertamenti e necessari cambiamenti del testo che vi consegniamo». «La scuola si cambia con la scuola», è il ragionamento dei deputati. «Se una parte larga di insegnanti, studenti, famiglie vive una riforma come una ferita ai propri interessi e diritti, compito della politica e del legislatore è ricucire quella frattura». I punti critici sono «la chiamata diretta da parte dei presidi, la discriminazione che colpisce gli insegnanti abilitati di seconda fascia e tutti gli altri precari, l’esclusione di 23mila insegnanti della materna, il rischio di sottrazione di risorse alla centralità della scuola statale».

I sindacati: la battaglia continua. Verso nuovo sciopero
A voto concluso, il fronte sindacale conferma la sua mobilitazione contro la riforma. Parlando a margine della commemorazione dell'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona, la leader della Cgil Susanna Camusso ha sottolineato che «con il voto di oggi non si chiude la battaglia ma la battaglia continua». «L’intero mondo della scuola chiede di apportare al ddl profondi cambiamenti, salvaguardando un’idea di scuola fondata sulla condivisione, la cooperazione, la giusta valorizzazione di tutte le professionalità», ha affermato il segretario generale Cisl Scuola, Francesco Scrima. «Ci sono ragioni serissime per continuare la forte mobilitazione del personale della scuola», gli ha fatto eco la Uil scuola . Duro Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti: «Oggi si è consumato uno strappo pesante tra la casta politica, rappresentata dal Pd, e tutto il mondo della scuola». Ed è Marco Paolo Nigi (Snals) a dire chiaro e tondo: «Andremo avanti, anche con gli altri sindacati, verso un’azione unitaria di sciopero e, quindi, verso il blocco degli scrutini. Questo è certo».

Lega, M5S e Fi all’attacco della riforma
Nel corso delle dichiarazioni di voto, le opposizioni hanno confermatto compatte il loro no al ddl, a partire dalla Lega che ha definito quella della scuola «una situazione esplosiva». Per risolverla, ha spiegato il deputato Roberto Simonetti, « una riforma era ed è necessaria ma avrebbe dovuto essere maggiormente condivisa». «La fretta - ha aggiunto Simonetti - ha impedito il dialogo, la fretta produrrà contenziosi infiniti come è successo con la riforma Fornero: ci saranno ricorsi di precari discriminati e non ci saranno risorse sufficienti». All’attacco anche Silvia Chimenti (M5S), che nella sua dichiarazione di voto definisce il ddl Scuola «uno scempio». Dopo il voto ha attaccato Luigi Di Maio: «Sul ddl scuola abbiamo perso una battaglia ma non la guerra. Alla Camera il Pd ha un premio di
maggioranza abnorme e noi del Movimento avevamo circa trenta espulsi dall'aula per aver difeso la Costituzione due mesi fa. Ma al Senato la maggioranza si regge in piedi per sette voti. Per questo state certi che daremo battaglia, sarà un Vietnam». A nome di Forza Italia, Antonio Palmieri ha parlato di «due riforme: quella delle slides e quella dei testi veri prodotti in Aula. Il governo pensava di dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte per le regionali. Noi a questa doppiezza non ci stiamo e votiamo contro».

Vendola: ddl trasforma scuola in palestra di obbedienza
Il leader di Sel, Nichi Vendola, parlando con i docenti mobilitati contro la riforma, ha espresso la solidarietà del partito lo «sfregio» rappresentato dalla «cancellazione della scuola pubblica italiana», sfregio che «trasforma la scuola in una palestra dell'obbedienza». Per Vendola, i sindacati «hanno tutto il diritto di portare avanti questa battaglia perché al Senato si possa modificare radicalmente questo provvedimento, e venga bloccato un disegno sciagurato che porta a compimento quanto iniziò tanto tempo fa la Gelmini».

Renzi contro i sindacati orientati allo sciopero: errore clamoroso
In apertura di giornata, ospite di Rtl 102.5, il premier Matteo Renzi ha attaccato i sindacati orientati al blocco degli scrutini: «È un errore clamoroso. Penso che questa forma di protesta faccia male agli studenti e alle famiglie. È una forma di sciopero e sullo sciopero ci sono delle regole, non faremo nulla di diverso che applicare le regole». Ma l’allarme lanciato da Renzi è stato prematuro: in una nota diffusa questa mattina, l'Autorità di garanzia per gli scioperi ha annunciato la proclamazione ufficiale di due giorni di sciopero, promossi dalle sigle sindacali Unicobas, Cobas e Usb, da effettuarsi a giugno ma successivamente alla chiusura delle scuole.

Garante scioperi: escluso ufficialmente il blocco degli scrutini
Allineandosi alle richieste del Garante, i sindacati della scuola hanno quindi esplicitamente escluso ogni forma di blocco degli scrutini per i cicli terminali del percorso scolastico (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali). Quanto alle astensioni dagli scrutini delle classi intermedie, l'Autorità di garanzia si riserva di decidere nei prossimi giorni, in quanto sta valutando il quadro complessivo delle proclamazioni di sciopero trasmesse dai sindacati «allo scopo di evitare che l'attuazione delle astensioni, possa produrre, in concreto, una violazione della normativa».

Ai sindacati: sbagliato mobilitarsi contro «la scuola che assume»
«Scioperare è un diritto» - ha spiegato Renzi nel suo intervento radiofonico, perplesso sul fatto che i sindacati si mobilitino contro «la scuola che assume», mentre in passato non l'hanno fatto «contro la Fornero». «Di cosa si stanno lamentando? Del fatto che mettiamo 3 miliardi di euro sulla scuola? Del fatto che assumiamo 100mila persone? Quando c'è stata la Fornero non hanno fatto scioperi, lo fanno contro la scuola che assume». «Io rispetto i sindacati - ha concluso Renzi - facciano quello che credono, peraltro anche sul jobs act ci sono opinioni diverse, una parte è entusiasta. Ma il punto è: possiamo dire che l'Italia è di tutti e non solo dei sindacati? Io vado avanti, se mi vogliono fermare facciano».

In piazza Montecitorio la protesta dei sindacati
In piazza Montecitorio prosegue la protesta di sindacati, insegnanti e studenti, che hanno allestito da alcuni giorni un presidio che proseguirà fino al voto finale del ddl. Anche esponenti politici dell'opposizione partecipano alla manifestazione.

Tempi serrati per il via libera definitivo entro metà giugno
Dopo il via libera di Montecitorio il ddl passerà all’attenzione del Senato. A Palazzo Madama i tempi saranno ancora più serrati che alla Camera: per essere a regime dal prossimo anno scolastico la riforma - che sconta anche la pausa della prossima settimana ai lavori parlamentari per dare spazio alle elezioni amministrative - dovrà essere licenziata dal Parlamento entro la metà di giugno.

Opposizione soddisfatta per stralcio norma sul 5X1.000
Tra i passaggi rilevanti della giornata di ieri lo stralcio della norma sulla possibilità per i contribuenti italiani di finanziare la scuola, pubblica o paritaria, con il 5 per mille. La decisione del governo (che conta di ripresentare la proposta una volta trovate «coperture aggiuntive», nell’ambito di un provvedimento di natura fiscale come la legge di Stabilità) è stata accolta con siddisfazione dalle opposizioni e anche dalla minoranza Pd, oltre che dalla Rete degli studenti e dai sindacati della scuola, Cgil in testa, che sono stati convocati dalla Giannini per lunedì al Miur e che chiedono ulteriori «importanti modifiche» alla legge nel passaggio al Senato.

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