Tecnologia

Bloccato il servizio UberPop in tutta Italia. Vittoria per i tassisti.…

  • Abbonati
  • Accedi
ORDINANZA Del tribunale di milano

Bloccato il servizio UberPop in tutta Italia. Vittoria per i tassisti. Codacons: danno enorme per gli utenti

È un giorno amaro per Uber. Il Tribunale di Milano ha disposto il blocco del servizio UberPop su tutto il territorio nazionale, accogliendo il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti che la accusavano di «concorrenza sleale». Una sentenza destinata ad entrare nella storia di questa eterna querelle fra i tassisti e la società californiana.

UberPop è uno dei servizi messi a disposizione dalla startup con sede a San Francisco. Il servizio più innovativo, probabilmente, perché trasforma in autista chiunque. Originariamente Uber offriva servizi di trasporto con auto guidate da autisti professionisti. UberPop è stato il passaggio chiave che, in pratica, ha fatto esplodere la App, trasformando un'intuizione in un'azienda che vale oltre 40 miliardi di dollari.

I requisiti per fare l’autista di Uber
Il concetto base di UberPop è semplicissimo: hai un'automobile e vuoi fare l'autista per Uber? Grazie a “Pop” ti bastano pochi requisiti: fedina penale immacolata, patente di guida da almeno 3 anni, non aver mai avuto sospensioni di patente, essere in possesso di un'auto intestata e immatricolata non più di 8 anni fa di dimensioni medie o grandi (con almeno 4 posti e in ottime condizioni), essere in possesso di una copertura assicurativa per i passeggeri. Roba che accomuna la maggior parte degli automobilisti di tutto il mondo, insomma. La tariffa base è di due euro, più 0,20 euro al minuto o 0,35 euro per chilometro, con una tariffa minima di 5 euro. Sempre 5 euro anche per l’eventuale cancellazione di una corsa prenotata.

Ma proprio la semplicità di queste caratteristiche di UberPop ha scatenato in molti Paesi le proteste dei tassisti. Proteste che non si sono fermate ai blocchi stradali, ma sono finite nelle aule dei tribunali. In Italia le organizzazioni sindacali dei tassisti, assistite da un team di legali composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia e Giovanni Gigliotti dello Studio Legale Pavia e Ansaldo e dall'avvocato Alessandro Fabbi, qualche settimana fa avevano presentato, un ricorso cautelare urgente per concorrenza sleale per chiedere, da una parte, l'oscuramento della app e, dall'altra, l'inibitoria del servizio. Ricorso accolto.

Le motivazioni della sentenza
Il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, ha accertato la «concorrenza sleale». Il servizio UberPop, che consente a chiunque di diventare tassista, ha determinato «un vero e proprio salto di qualità nell'incrementare e sviluppare il fenomeno dell'abusivismo», scrive il giudice nell'ordinanza con cui ha sospeso il servizio. «Prima dell'introduzione di tale app - viene spiegato nell'ordinanza - i soggetti privi di licenza avevano un circoscritto perimetro di attività e di possibilità di contatto con gli utenti - sostanzialmente a livello di contatto personale - mentre UberPop consente in tutta evidenza un incremento nemmeno lontanamente paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all'attività analoga a quella di un taxi e parallelamente un'analoga maggiore possibilità di contatto con la potenziale utenza, così determinando un vero e proprio salto di qualità nell'incrementare e sviluppare il fenomeno dell'abusivismo». E ancora, il giudice sottolinea che il complesso delle attività svolte da UberPop «sembra oltrepassare l'ambito di operatività di un mero intermediario e involge aspetti direttamente propulsivi e organizzativi del servizio».

«La mancata soggezione degli autisti UberPop ai costi inerenti al servizio taxi - scrive inoltre il giudice Claudio Marangoni nell'ordinanza - consente l'applicazione di tariffe sensibilmente minori rispetto a quelle del servizio pubblico e non praticabili da tassista. L'illecito sviamento così determinato di fatto comporta dunque un'alterazione dell'adeguatezza del tariffario imposto ai tassisti in quanto modifica anche il quadro complessivo dei fattori economici che concorrono a determinarlo in concreto (aumento incontrollato dell'offerta) e determina altresì ulteriori profili di scorrettezza concorrenziale consistente nella sottrazione degli autisti UberPop dagli altri oneri e limiti cui i tassisti sono vincolati (rispetto di turni prefissati anche in orari in cui la domanda è minore) e che incidono anch'essi sulla redditività dell’attività economica di questi ultimi».

Nell'ordinanza è scritto che Uber avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi all'inibitoria disposta, altrimenti scatteranno delle penali. La società californiana, dal canto suo, potrà fare ricorso contro il provvedimento cautelare. E lo farà di certo. La guerra è ancora lunga, dunque. Ma Uber ha perso la prima battaglia.

Il Codacons: «La decisione è un danno enorme per gli utenti»
Arrivano intanto le prime reazioni. Per il Codacons la decisione del Tribunale di Milano è un «danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini». «È impensabile che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia - afferma il presidente Carlo Rienzi, in una nota - Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall'altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza». «Ciò che serve, semmai, è integrare Uber nel mercato italiano rendendolo conforme alle disposizioni vigenti, garantendo legalità e sicurezza senza danneggiare gli altri operatori. Per tale motivo - prosegue Rienzi - rivolgiamo oggi un appello al Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, affinché studi le misure necessarie a rendere pienamente legale Uber senza limitazioni medievali alla concorrenza».

I tassisti: finalmente qualcuno che decide
«Siamo dovuti arrivare in aula di giustizia perché qualcuno decidesse, nessuno voleva prendersi questa responsabilità: prima di ricorrere in Tribunale ci siano rivolti a Comune, Regione, al Governo, tutto inutile». Così Pietro Gagliardi, responsabile sindacale per la categoria dei tassisti dell'Unione Artigiani della Provincia di Milano. «È una grande vittoria - ha aggiunto - e non l’abbiamo fatto solo per noi e il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti».

© Riproduzione riservata