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Renzi: risultato positivo, ora avanti per cambiare il paese

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speciale #elezioni 2015

Renzi: risultato positivo, ora avanti per cambiare il paese

«Il risultato del voto è molto positivo, andiamo avanti dunque con ancora maggiore determinazione nel processo del rinnovamento del partito e di cambiamento del paese». Come previsto da molti osservatori, il premier Matteo Renzi ha scelto il volo di rientro da Herat, dove ha fatto visita alla base del contingente italiano in Afghanistan, per commentare il voto delle ultime Regionali che hanno visto il Pd affermarsi in 5 regioni su 7. Oggi, ha ricordato Renzi, «sono cinque le regioni guidate dal Pd e dal centrosinistra. Si è passati in un anno dal 6 a 6 a un sonoro 10 a 2 sul centrodestra».

Per il Pd risultato positivo ma passo indietro sulle elezioni precedenti
E se il 5 a 2 è un dato di fatto, le performance del partito sono comunque ben lontane dai risultati delle ultime elezioni Europee. Il confronto è complesso e ha risultati a macchia di leopardo: il Pd perde voti sia rispetto alle Europee che alle Regionali 2010 in Liguria, Umbria e Veneto; tiene rispetto al 2010 ma non rispetto alle Europee in Toscana, Marche e Campania, mentre in Puglia il partito di Renzi sembra confermare i risultati delle Europee.

Quagliariello (Ncd): riaprire cantiere Italicum
Nei prossimi giorni, il premier dovrà fronteggiare il nervosismo che il voto ha scatenato nella maggioranza, e in particolare nelle fila di Area popolare, come dimostra la richiesta avanzata oggi dal coordinatore del Nuovo centrodestra, Gaetano Quagliariello, per riaprire il cantiere dell’Italicum. «O la legge elettorale cambia e si dà la possibilità di formare una coalizione o dovremo aprire una riflessione. Finora abbiamo tenuto con generosità una posizione rimanendo al governo per fare le riforme. I margini per questa posizione diminuiscono», ha detto Quagliariello commentando il risultato delle urne. «Era importante fissare i dati - ha concluso - nei prossimi giorni apriremo una discussione al nostro interno e un'interlocuzione con le forze di governo, innanzitutto sulla legge elettorale».

D’Attorre attacca il premier: impressionante emorragia di voti
L’affermazione buona ma non esaltante del Pd ha messo in movimento la minoranza interna, decisa ad approfittare della battuta d’arresto nelle preferenze per mettere sulla graticola il segretario. Analizzando a caldo il voto del 31 maggio il bersaniano Alfredo D'Attorre ha parlato di «impressionante emorragia di voti» che impone una «verifica senza rimozioni» di quanto avvenuto alle Regionali: «Lasciamo stare i videogiochi e torniamo alla realtà che è molto, molto dura: serve una nuova connessione con il nostro elettorato». Nessuna «vittoria netta», come sostenuto da subito dai vertici del partito: «I numeri, nella loro crudezza, parlano chiaro e il dato più impressionante del voto è quello che riguarda il Pd». Per D’Attorre «con il Pd guidato da Bersani i voti erano stati 2mln 680mila. Oggi, per la precisione, sono 2mln 125mila e il Pd torna al livello del 25 per cento».

Lunedì direzione Pd. Orfini: serve confonto interno
Il radde rationem sul malessere interno al partito avverrà quasi certamente nella prossima riunione della direzione nazionale del partito, che il presidente dell'assemblea Pd, Matteo Orfini, ha annunciato per lunedì «perchè occorre riprendere la discussione e il confronto interno al partito». «La discussione interna non è mai finita», ha sottolineato Orfini in conferenza stampa. «Io avevo fatto un appello una quindicina di giorni fa per chiedere una moratoria del dibattito interno come dovrebbe sempre essere in campagna elettorale quando ci sono i nostri candidati e i nostri militanti che si svegliano la mattina per distribuire i volantini». L’appello, ha concluso, «evidentemente non è stato raccolto: ci siamo trovati fino al giorno delle elezioni con interviste di leader del Pd che spiegavano a urne aperte che il Partito democratico non andava bene».

Le contromosse del segretario dopo il risultato controverso
Per Renzi, il confronto interno al partito sui controversi risultati del vito sarà con molta probabilità l'occasione per fare un passo indietro sulla linea del dialogo con la minoranza dem, che potrebbe vedere come primo segnale la scelta di un renziano per il ruolo di capogruppo alla Camera lasciato libero dal “dissidente” Roberto Speranza. «Il nuovo capogruppo sarà un renziano», hanno assicurato oggi fonti vicine al governo. Tra i nomi in pista spicca quello di Ettore Rosato, «uomo macchina» del gruppo Pd alla Camera, che si vedrebbe ricompensato per il contributo dato fin qui prima come vice di Speranza e poi come vicario. L'altro capitolo tutto da scrivere riguarda i rapporti con la sinistra che, nell'analisi del leader Pd, ha contribuito in prima persona all'affermazione di Toti in Liguria e alla sconfitta della candidata dem Paita.

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