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Renzi: siamo l’unica sinistra che vince in Europa, ma serve una…

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dopo le regionali

Renzi: siamo l’unica sinistra che vince in Europa, ma serve una riflessione interna

«Mi dispiace per la Liguria ma non c'è partita: numericamente il Pd ha vinto e il Pd ha il consenso nel Paese che non ha nessuna sinistra europea». Così Matteo Renzi, a Repubblica delle Idee a Genova, ha commentato il voto delle elezioni regionali. Il premier ha però ammesso: «Se vogliamo fare un'analisi seria, l'astensionismo preoccupa. Sicuramente il Pd deve fare una riflessione». E ha poi assicurato: «Il tempo delle leggi ad personam è finito. Noi non le facciamo», escludendo che il governo cambierà la legge Severino a favore del neo governatore della Campania Vincenzo De Luca. Ma chi è stato condannato con sentenza definitiva «deve uscire per sempre dalla politica». L’agenda del governo non cambia: «Andiamo avanti sulle riforme più convinti di prima - ha detto il premier - L'Italia è come una bicicletta: sta in piedi solo se corre». Nessuna ipotesi di elezioni anticipato all’orizzonte, perciò: «Il voto, ora, non serve all'Italia. All'Italia serve qualcuno che vada in Europa e dica che servono più investimenti».

Renzi: in Liguria sconfitta colpa nostra, insopportabile maramaldeggiare
Commentando la sconfitta in Liguria Renzi ha detto che il Pd «dovrà riflettere, perché i cittadini non sbagliano mai». E ha parlato di «segnale da considerare». Ma ha aggiunto: «So cosa si prova quando si perde, ma è insopportabile chi maramaldeggia su chi perde (la candidata dem Raffaella Paita, ndr). Se ha sbagliato, ha sbagliato il Pd e se ne deve fare carico il Pd». Renzi ha poi puntato il dito contro la sinistra «che si ritiene più a sinistra dell'altra e che fa vincere la destra». E ha sottolineato: «Se stai dentro una comunità rispetti le regole, se no stai in un partito anarchico. La sinistra che immagino è quella che racconta speranze possibili, non quella che passa il tempo a dividersi, a lottare contro il proprio partito nel giorno stesso in cui inizia una campagna elettorale».

«No a legge ad personam per De Luca in Campania»
Il premier ha escluso inoltre modifiche della legge Severino per sanare la situazione del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca sul quale pende la spada di Damocle della sospensione, a causa della sua condanna in primo grado per abuso d’ufficio. «Il tempo delle leggi ad personam è finito - ha assicurato il presidente del Consiglio - il Governo farà quel che deve fare a norma di legge».

Mafia a Roma, Renzi: mai dimissioni per avviso garanzia
Per Renzi il quadro che emerge dalla nuova ondata di arresti nell’inchiesta “Mafia capitale” mostra una situazione in cui «nella scala dello squallore stiamo superando il livello di guardia». Il leader Pd ha anche ammesso: «Potevamo fare di più? Sì. Potevamo accorgercene prima? Sì, ma ora ci stiamo muovendo». E ha assicurato: «Marino e Zingaretti hanno dimostrato di essere totalmente altro rispetto a questa cricca». Parlando del sottosegretario Castiglione (Ncd) indagato nell'inchiesta parallela della Procura di Catania sull'appalto per la gestione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo (Catania), Renzi ha però ribadito: «Io ho anche un padre indagato a Genova. Se ragiono su avvisi di garanzia i miei figli non avrebbero dovuto vedere il nonno. Ho 5 sottosegretari indagati io credo che un cittadino è innocente fino a prova contraria. Non chiederò mai le dimissioni per un avviso di garanzia».

«Pd si dia smossa, ma fuori c’è Salvini»
Continuando nella analisi del voto regionale Renzi ha poi aggiunto: «Sicuramente il Pd deve fare una riflessione. Ma l’alternativa al Pd è Salvini, non Landini. Per essere argine all'antipolitica dobbiamo darci una smossa, consapevoli della situazione». Incalzato sul calo di voti del Pd (che ha ottenuto una media del 25,2% dei voti nelle 7 regioni dove si è andati alle urne, ndr) il premier ha invitato a non fare paragoni impropri tra elezioni regionali ed europee (caratterizzate dal picco del Pd a livello nazionale con il 40,8% dei voti): «Non uniamo le mele con le pere» ha detto. E ha fatto l’esempio di Livorno dove un anno fa «nello stesso giorno il Pd ha preso il 53 per cento alle europee e il 35 alle amministrative».

«Sogno partito della Nazione perché parli a tutti»
Renzi non rinuncia all’obiettivo di costruire un partito della nazione. «Sogno un Pd che sia Partito della Nazione nel senso che sappia di parlare a tutti - ha detto - Quando devi vincere le elezioni devi andare a prenderti i voti dall'altra parte restando te stesso: dobbiamo liberarci dell'idea che la pagina più bella sia già avvenuta, basta con le categorie degli ex».

«Messo sinistra in angolo su Italicum e lavoro»
Il premier ha poi rivendicato di aver «messo la sinistra in un angolo» sull'Italicum («perché dopo anni di rinvii arriva il momento che se hai il coraggio fai le cose altrimenti non sei credibile») e sul lavoro, «perché le nostre riforme sono molto più di sinistra di quelle che sostiene la sinistra che non le ha fatte».

«Non cederemo a chi sostiene scuola sia intoccabile»
Quanto alla riforma della scuola, Renzi ha assicurato: «Non cederemo a chi sostiene che la scuola italiana sia intoccabile». La riforma, ha aggiunto, «la porteremo a casa perché chi non investe nella scuola è un Paese finito». Nessuna porta chiuso, però, al dialogo e a possibili modifiche. «Sulla scuola abbiamo bisogno di ascoltare, l'impressione che non ci confrontiamo è colpa di un racconto sbagliato da parte del governo. Stiamo discutendo, siamo pronti a ragionare», ha assicurato. E ha ammesso: «Ho fatto un capolavoro a farli arrabbiare tutti» (gli insegnanti, ndr).

«Reddito cittadinanza non è di sinistra»
Renzi ha poi bocciato il reddito di cittadinanza proposto dal M5s, definito «la cosa meno di sinistra che esista», perché «il compito della sinistra è creare lavoro per tutti non assistenzialismo per tutti». E sulla crisi ha aggiunto: «Non siamo ancora fuori, lo saremo quando recupereremo un posto di lavoro in più rispetto a quelli persi negli ultimi cinque anni».

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