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Squinzi: abbiamo un assoluto bisogno di ripartire

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la convention dei giovani industriali

Squinzi: abbiamo un assoluto bisogno di ripartire

«Abbiamo un assoluto disperato bisogno di ripartire». È il monito lanciato dal leader di Confindustria Giorgio Squinzi a conclusione del convegno dei giovani imprenditori a Santa Margherita Ligure. «Non può essere un singolo provvedimento come il Jobs act a far ripartire l'economia - ha spiegato Squinzi - abbiamo bisogno di far ripartire il mercato». Del governo il presidente di Confindustria ha detto di «condividere da imprenditore l'ottimismo». Poi ha ricordato la diffusa cultura anti-imprese presente nel Paese. E ha riconosciuto l’atteggiamento positivo dell’esecutivo per contrastrare questo trend.

Squinzi: più spinta sulle semplificazioni
Le misure del governo, secondo Squinzi, vanno nella «direzione giusta», soprattutto sulle riforme, «ma sta mancando ancora una vera spinta per la semplificazione del Paese e della pubblica amministrazione». Il leader di Confindustria ha ricordato che c'è ancora una ripresa da «prefisso telefonico» e per questo «dobbiamo avere più fiducia e mettercela tutta». La ripresa «non è percepibile in maniera netta, ma devo condividere l'ottimismo del governo - ha aggiunto - vediamo su un periodo più lungo. I dati sull'occupazione sono dati di stabilizzazione derivanti dal Jobs act».

«Obiettivo per il futuro è crescita al 2%»
L’obiettivo per il futuro è «tornare a crescere del 2%». Anche perché «se il Paese non ritrova la crescita avrà problemi seri di welfare», ha ribadito il presidente di Confindustria concludendo il convegno dei giovani imprenditori e annunciando un documento dell'associazione nei prossimi giorni per spingere il pedale dell'acceleratore sui temi della crescita e del welfare.

«Class action preoccupa, ma rassicurati dal Governo»
Squinzi è tornato a definire «preoccupante» il provvedimento sulla class action approvato in prima lettura alla Camera, perché «si pone al di là di qualsiasi altra legislazione in materia» adotatta dagli altri Paesi. Ma ha apprezzato le aperture del governo dal palco della convention di Santa Margherita Ligure. «Il ministro Boschi ci ha rassicurato, e non lo ha fatto solo lei - ha dichiarato - Siamo ragionevolmente sicuri che la situazione nei successivi passaggi in Parlamento venga sistemata».

«Ue burocratica non mi piace ma uscita da euro devastante»
Il leader di Confindustria ha ribadito la sua vocazione europeista, senza risparmiare critiche però agli attuali assetti economico-politici dell’Ue, ma anche replicando alle tesi del leader della Lega, Matteo Salvini, rilanciate ieri al convegno dei giovani. «Credo fortemente nell'Europa, anche se questa Europa burocratica non mi piace - ha dichiarato -. Tuttavia l'uscita dall'euro sarebbe devastante. L'euro è una scelta irreversibile, ma è responsabilità di tutta la politica europea credere nell'Europa e arrivare a una integrazione totale». Questa, secondo Squinzi «è la vera sfida». E su questo fronte non è mancato un elogio a Renzi («Ho intravisto nell'azione del nostro primo ministro qualche spallata nella direzione giusta») anche se l'impressione «è che i tedeschi forse forte del loro potere economico non abbiamo esattamente le nostre visioni».

«Gelosi di Renzi a Melfi? No, con Marchionne c'è sintonia»
Squinzi ha gettato poi acqua sul fuoco in merito alle polemiche sull'assenza all'assemblea annuale di Confindustria da parte del premier, che invece ha visitato lo stabilimento Fca di Melfi insieme con l'amministratore delegato Sergio Marchionne. «Al di là forzature mediatiche» è successo «tante volte» che presidenti del consiglio «non siano venuti all'assemblea di Confindustria», ha detto il numero uno degli industriali. «Nessuna gelosia, assolutamente - ha assicurato Squinzi - con Sergio Marchionne ci sono rapporti ottimi, siamo amici e in sintonia pressoché totale su tantissime cose. Poi il gruppo ha fatto altre scelte che non prevedono il rientro in Confindustria».

«Oggi Fiat non uscirebbe da Confindustria»
Il numero uno degli industriali ha però aggiunto che oggi, «dopo la serie di accordi fatti da Confindustria con i sindacati sotto la mia presidenza non sarebbe accaduto», che il gruppo torinese decidesse di uscire da viale dell’Astronomia. «Fiat - ha concluso Squinzi - è un grande gruppo italiano» ma «Confindustria ha la rappresentanza di 140mila aziende, 6 milioni di lavoratori», aziende che «tra l'altro, pagano le tasse in Italia».

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