Italia

Dopo Civati anche Fassina lascia il Pd: «Non ci sono più le…

  • Abbonati
  • Accedi
partito democratico

Dopo Civati anche Fassina lascia il Pd: «Non ci sono più le condizioni per andare avanti»

L’addio è arrivato in sordina, durante un’iniziativa del Pd a Capannelle: «È arrivato per me il momento di prendere atto che non ci sono più le condizioni per andare avanti nel Pd e insieme a tanti e tante che hanno maturato per vie autonome la mia stessa riflessione proveremo a costruire altri percorsi non per fare una testimonianza minoritaria ma per fare una sinistra di governo ma su una agenda alternativa». Stefano Fassina, che del Partito democratico è stato responsabile economico, lascia la casa madre.

Fassina: «Proveremo a costruire altri percorsi»
«Insieme ad altri proveremo a costruire altri percorsi per fare sinistra di governo su agenda alternativa», ha spiegato Fassina. Che segue le orme di Pippo Civati, fresco del lancio del suo movimento, “Possibile”, che guarda al dialogo con la Coalizione sociale di Maurizio Landini, e con Sel, ma anche con grillini ed ex grillini, rifondatori comunisti e persino radicali. I contatti tra Civati e Fassina non si sono mai interrotti. Fassina era in prima fila, il 21 giugno, alla presentazione di “Possibile”. «Io e te -ha detto Civati - abbiamo condiviso battaglie incredibili insieme». Una chiamata in piena regola, suggellata ora dall’addio.

L’ultimo attacco sulla scuola: «Fiducia è schiaffo al Parlamento»
Lo strappo era d’altronde nell’aria da tempo. Forse ieri, ad accelerarlo, è subentrato l’annuncio della possibile fiducia sul ddl sulla Buona Scuola. «La scelta del governo - ha commentato Fassina - è uno schiaffo al Parlamento e all’universo della scuola che in questi mesi si è mobilitato per un intervento innovativo e di riqualificazione della scuola pubblica». E ancora: «Il Pd mette la fiducia su un testo che contraddice profondamente il programma sul quale siamo stati eletti. Un testo ispirato nel suo principio guida alla riforma Aprea, sottosegretaria del governo Berlusconi. È inaccettabile il ricatto sulle stabilizzazioni». Insomma: l’ultimo di una serie di “tradimenti”.

© Riproduzione riservata