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Riforma della scuola, ok alla fiducia in Senato

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AL SENATO

Riforma della scuola, ok alla fiducia in Senato

Al Senato è il giorno della riforma della “Buona scuola”, segnata da tensioni anche fuori da Palazzo Madama, dove il corteo promosso dai sindacati, Cobas in testa, ha mandato in tilt il traffico: l’aula ha approvato con 159 sì, 112 no e nessun astenuto la fiducia chiesta stamane dal governo su un emendamento interamente sostitutivo del testo del ddl. Ora la parola passa alla Camera, dove il provvedimento è calendarizzato per il 7 luglio per consentire già dal prossimo anno scolastico l'immissione in ruolo di oltre 100mila precari. «Ce l’abbiamo fatta», ha scritto con un sms al termine del voto la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini al premier Matteo Renzi. Ma la Cgil avverte: «Governo arrogante, noi non ci fermiamo». E la Cisl aggiunge: «Daremo battaglia anche in tribunale».

Giannini: «Sfondato muro che aveva bloccato autonomia»
«È una giornata molto importante per il nostro governo ma anche per me personalmente - ha detto la ministra - perché anche se non è il passaggio definitivo è un passaggio fondamentale approvato dai senatori con ampi numeri». Poi ha aggiunto: «È la prima volta che si riesce a sfondare un muro che molti ministri non erano riusciti a valicare: il muro dell’autonomia completa e della valutazione che non era mai riuscita a entrare nella scuola, un elemento qualificante». Il sottosegretario Davide Faraone ha aggiunto su Facebook: «Andiamo avanti con impegno perché #labuonascuola sia realtà concreta già dal prossimo anno scolastico. I tempi sono stretti ma siamo animati dalla ferma convinzione che sia arrivato il momento di cambiare questo Paese».

Guerini (Pd): «Ci sono fondi e assunzioni, polemiche sterili»
«Il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini difende la riforma a spada tratta: «Tre miliardi di investimento e 100 mila assunzioni quest’anno e 60mila l’anno prossimo: è la sintesi della Buona Scuola che ha ricevuto oggi la fiducia al Senato, un provvedimento che dà anziché togliere. A differenza di quanto accaduto in passato quando i governi della destra alla scuola tagliavano miliardi di risorse e decine di migliaia di insegnanti». E «a quanti poi si attardano in sterili polemiche matematiche», ha aggiunto, «ricordiamo che la fiducia ottenuta oggi è in linea con altri provvedimenti di fiducia votati nei mesi scorsi. E che quel che conta è che i sì siano maggiori dei no».

Il M5S mette in scena il “funerale della scuola pubblica”
La protesta più clamorosa è stata quella dei senatori a 5 Stelle, che hanno messo in scena un vero e proprio «funerale alla scuola pubblica uccisa dal governo», causato dalla scelta di mettere la fiducia sul maxi-emendamento che contiene la riforma. Nel momento in cui la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi ha ufficializzato in Aula la richiesta di voto di fiducia i grillini hanno acceso lumini elettrici ed esposto cartelli inequivocabili con la scritta: «R.i.p (riposa in pace, ndr) scuola pubblica». I senatori si sono poi tolti le giacche per mostrare le camicie listate a lutto. «In questo modo - spiegano i senatori cinquestelle - viene ulteriormente umiliato il Parlamento».

Bagarre in Aula, Grasso: «Intolleranti»
Durante la chiama per la fiducia, cori e fischi dei senatori pentastellati contro gli ex M5S transitati altrove. «Sono manifestazioni di intolleranza», li ha richiamati Pietro Grasso, presidente del Senato.

Quattro senatori dem non partecipano al voto

Sono in quattro della minoranza dem ad aver deciso di non partecipare al voto sulla fiducia in segno di protesta: si tratta di Corradino Mineo, Felice Casson, Roberto Ruta e Walter Tocci. «Non possiamo accettare un’altra riforma finta, una nuova rottura con milioni di elettori, l’ennesima mortificazione del Parlamento», hanno spiegato Mineo e Tocci. «È una decisione che mi dispiace», ha commentato il capogruppo Pd a Palazzo Madama, Luigi Zanda. «Il voto di fiducia è un voto solenne al quale tutti i senatori di un gruppo che sostiene il governo dovrebbero partecipare».

Fi vota contro e contesta gli “ex” Bondi e Repetti
I senatori di Forza Italia non hanno partecipato alla prima chiama, ma alla seconda hanno votato tutti contro la fiducia. E hanno contestato in Aula gli ex colleghi di partito Manuela Repetti e Sandro Bondi, che invece hanno votato «sì».

Grillo twitta: «Hanno ucciso la scuola pubblica italiana»
All’attacco della riforma anche il leader del Movimento, che alle prime battute del voto di fiducia in Aula ha twittato il suo commento critico: «Hanno ucciso la scuola pubblica italiana». A farlo, ha poi rincarato la dose in un post dedicato alla riforma pubblicato sul suo blog, « è stato un governo ignorante e arrogante, che ha dato la mazzata finale a un Paese già in ginocchio trasformando la scuola statale nell'orribile copia di un'azienda, con un preside manager che si sceglie gli insegnanti e si fa la scuola come piace a lui. Un bel colpaccio per il governo Pd, che non era riuscito nemmeno al peggior centrodestra berlusconiano!».

Le magliette di protesta dei senatori di Sel
Proteste e fischi in Aula ancheda parte dei senatori di Sel che hanno indossato magliette bianche con la scritta «libertà di insegnamento» e «diritto allo studio» per contestare il ddl di riforma della scuola e soprattutto la richiesta di fiducia. «Chiediamo che la ministra ci degni di farci sentire la sua opinione se davvero ha lavorato su questo schifo di legge - ha detto la capogruppo del Misto Loredana De Petris mentre i suoi colleghi davano vita alla protesta -, tanto più che il Senato è stato cancellato, questa è la situazione a cui ci avete ridotto...».

Cgil: «Governo arrogante». Cisl: «Andremo in tribunale»
«L’apposizione della fiducia e l’approvazione al Senato del ddl Buona Scuola è la rappresentazione dell’arroganza di un governo che non ha mai avuto l’intenzione di ascoltare il mondo della scuola», ha tuonato Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, che parla di «impostazione autoritaria nei rapporti interni alla scuola» e non vede nella riforma «niente di innovativo, neppure l’organico potenziato, che - ha spiegato - si ridurrà a una fotografia dei posti già funzionanti». «Per queste ragioni - ha affermato - la nostra protesta non si ferma qui: è troppo importante la battaglia per qualificare il nostro sistema di istruzione, per quella idea, per dirla con le parole di Don Milani, di una scuola di tutti e di ciascuno». Francesco Scrima, della Cisl scuola, ha rincarato la dose: «L’offesa alla scuola è arrivata. Dura, cercata, voluta. A settembre, con la ripresa delle lezioni, la scuola si troverà ad affrontare il caos per colpa di una riforma destabilizzante che dovrà essere solo contrastata. Continueremo la nostra battaglia in tutte le sedi, non escluse le aule dei tribunali».

Insegnamento gender, incontro Ap-governo
Questa mattina, poco prima dell’inizio dei lavori d’Aula, i centristi di maggioranza di Ap (Ncd-Udc) hanno incontrato le ministre per l'Istruzione Stefania Giannini e per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme Maria Elena Boschi per confermare l’intenzione di appoggiare la riforma solo a condizione che sia modificata la norma sull'insegnamento che a giudizio dei parlamentari cattolici di fatto comporta il riconoscimento nell'ordinamento dei «gender» come terzo genere, distinto da femminile e maschile.

L’«impegno politico» di Giannini su educazione alla parità e teoria gender
Nel corso della riunione, Giannini ha preso l’«impegno politico» con la delegazione Ap perchè la riforma della scuola eviti ogni riferimento alla teoria gender nei piano educativi scolastici. Il ministero si sarebbe impegnato a predisporre una nota esplicativa con l’impegno formale perchè «l’educazione alla parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni», di cui parla la riforma, non faccia riferimento, a regime, nemmeno indirettamente, alla teoria gender. La seconda assicurazione che dovrebbe essere contenuta nella nota ministeriale, e che per Ap sarà decisiva per il sì alla fiducia, è «l'assicurazione esplicita che qualsiasi attività extra-curriculare verrà sottoposta al consenso informato delle famiglia».

Flash mob degli studenti contro la “Buona scuola”
La maratona di voto sulla riforma è accompagnata da diverse contestazioni di piazza, con flash mob a sorpresa di studenti davanti al ministero di viale Trastevere, al Colosseo, a Ponte Garibaldi, Ponte Milvio, Piramide e San Pietro in Vincoli, dove sono stati srotolati striscioni con le scritte «No alla Buona Scuola di Renzi» e «Fiducia nel Palazzo, sfiducia nelle scuole».

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