Italia

Squinzi: default greco non aiuterebbe timida ripartenza italiana

  • Abbonati
  • Accedi
assemblea industriali a brescia

Squinzi: default greco non aiuterebbe timida ripartenza italiana

«La Grecia è il paradigma perfetto dei limiti attuali. Affrontata al suo emergere la crisi ellenica sarebbe stata facilmente risolta. Oggi si è gonfiata di inaffidabilità, da un lato, e di rigidità, dall’altro, in una miscela che ha una sola certezza: il default greco sicuramente non aiuterebbe il rilancio dell’economia europea e la timida ripartenza italiana». Parola del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che oggi è intervenuto all’assemblea degli industriali di Brescia. Assemblea a cui avrebbe dovuto partecipare anche l’ad di Fca, Sergio Marchionne, bloccato per problemi alla schiena. «Lo stimo moltissimo, è un grande imprenditore che ha saputo rilanciare la nostra impresa automobilistica», ha detto Squinzi. «Se vuole rientrare in Confindustria le porte sono aperte».

«Dalla crisi si uscirà solo grazie alle imprese»
«Dalla crisi - ha sottolineato Squinzi - si uscirà solo grazie a noi, solo grazie alle imprese. Non si uscirà certo per qualche miracoloso intervento pubblico, per altro difficile viste le condizioni della finanza pubblica e le regole comunitarie, e nemmeno per il gran parlare di riforme, ma solo se si verificheranno due condizioni»: che le imprese «recuperino competività e siano nelle condizioni di progettare investimenti di medio e lungo periodo che andranno a generare occupazione duratura e che crescano imprese sempre migliori e più efficienti. Su questo - ha continuato il presidente di Confindustria - sento ancora silenzio da parte dei sindacati».

«Rimettere ordine nelle regole della contrattazione»
Per Squinzi, è necessario «completare il quadro delle nostre relazioni industriali». Dopo l’«importante accordo sulla rappresentanza, occorre mettere ordine nelle regole della contrattazione e accompagnare la stagione dei rinnovi che è ormai alle porte». Come? «Serve preservare la centralità del Ccnl per avere un sistema di relazioni ordinato, ma al contempo il Ccnl deve favorire le condizioni perché la contrattazione di secondo livello sia virtuosa. I nodi da affrontare sono chiari: produttività, redditività e, di conseguenza, competitività». Il presidente degli industriali ha ribadito che la contrattazione di secondo livello va valorizzata anche con una norma fiscale «che premi le erogazioni retributive a livello aziendale» con quelle caratteristiche.

Riforme ancora insufficienti per riavviare la macchina Paese
Il giudizio sul governo si conferma prudente: ha attivato tutta una serie di provvedimenti, a partire dall’addio all’Irap sul lavoro, ha ricordato Squinzi, «ma sono ancora insufficienti per riavviare la macchina Paese». «Penso - ha sottolineato - solo a titolo di esempio, alla tasi sugli immobili dismessi e agli imbullonati. Se sta a cuore il futuro abbassare le tasse è semplicemente obbligatorio». Ma c’è anche bisogno di combattere «il degrado morale che sembra infilarsi capillarmente nella nostra società»: «La vita e l’economia reale avranno il sopravvento sulla sfiducia, in cui corruzione, malaffare e speculazione sguazzano con piacere, solo con una forte scossa».

La Fincantieri di Monfalcone è un altro caso Ilva
Sulla chiusura dei cantieri Fincantieri a Monfalcone, Squinzi ha detto: «Ho parlato il 28 maggio della famosa manina anti impresa. Poi oggi vengo superato dalla realtà. La magistratura ha fermato la Fincantieri a Monfalcone, un altro caso Ilva, un altro caso in cui sembra che non si voglia che le imprese operino in questo Paese». Un’altra «cosa particolarmente grave, un’altra vicenda all’italiana», ha continuato: «Non si possono fermare 5mila persone che lavorano con un provvedimento di cui è difficilissimo comprendere la ratio perché è chiaro che i rifuti non si possono trattare a bordo delle navi. Devono pure essere portati a terra in qualche modo».


© Riproduzione riservata