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Camorra, 13 ordinanze contro fiancheggiatori dei Casalesi. Richiesta di…

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operazione dei carabinieri del ros

Camorra, 13 ordinanze contro fiancheggiatori dei Casalesi. Richiesta di arresto per il deputato Sarro (Forza Italia)

Nuovo colpo al clan dei Casalesi in Campania e nuovo velo squarciato sulla corruzione nella Pubblica amministrazione. Nelle province di Napoli e Caserta è stata condotta l’operazione Medea dei Carabinieri del Ros per eseguire 13 provvedimenti cautelari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli nei confronti di esponenti e fiancheggiatori del gruppo Zagaria del clan dei Casalesi. Le accuse vanno dall’associazione di tipo mafioso alla corruzione, dall’intestazione fittizia di beni alla turbata libertà degli incanti, fino al finanziamento illecito ai partiti.

Richiesta d’arresto per il deputato azzurro Carlo Sarro
Nell’ambito della stessa inchiesta, coordinata dai pm Sirignano, Maresca e Giordano, è stata inviata alla Camera una richiesta di arresto per il deputato di Forza Italia Carlo Sarro, 56 anni, vicepresidente della commissione Giustizia e componente della commissione Antimafia. L’accusa ipotizzata nei confronti del parlamentare è di «turbata libertà degli incanti» in relazione a una gara d'appalto della Gori Spa (contrariamente a quanto riferito stamane da alcune fonti investigative non si contesta al parlamentare l'ipotesi di corruzione aggravata dall'aver agevolato un'organizzazione camorristica). Sarro si è dimesso da tutti gli incarichi. Figurano tra i destinatari delle ordinanze anche l’ex sindaco di Caserta, Pio del Gaudio, l’ex consigliere regionale campano Angelo Polverino, eletto con il Pdl, e l’ex parlamentare Udeur Tommaso Barbato, che si era candidato alle scorse elezioni regionali nella lista “Campania Libera” che appoggiava Vincenzo De Luca ma non è stato eletto.

False denunce di estorsione per “riabilitare” imprenditori
Lungo l’elenco delle condotte emerse dalle indagini: una serie di denunce false per patite estorsioni presentata da imprenditori locali contro il boss Michele Zagaria per ottenere una rigenerazione di quegli impresari in odore di camorra, un diffuso sistema corruttivo all’interno degli enti che gestiscono i servizi idrici della Regione Campania, l’elargizione di illeciti finanziamenti a esponenti politici locali, la dispersione di materiale informatico ritrovato nel bunker del boss il giorno della sua cattura e il suo successivo passaggio di mano in favore di esponenti del clan. La chiavetta Usb sarebbe sparita, secondo la Dda, con la collaborazione «di un non meglio identificato appartenente alla Polizia di Stato che avrebbe poi favorito l’arrivo della chiavetta nelle mani di Orlando Fontana, fratello dell’imprenditore edile Giuseppe Fontana».

Dda: appalti milionari acqua soltanto a ditte di Casapesenna
Tra le ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta, una «grida vendetta per i cittadini, perché collegata a lavori di somma urgenza», ha commentato Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Dda di Napoli. «La Regione Campania - ha spiegato - a fronte di una rete idrica non proprio all’avanguardia a livello internazionale, ha speso negli ultimi anni centinaia di milioni di euro in appalti per somma urgenza che sono stato aggiudicati solo a ditte di Casapesenna come se al di fuori di quel Comune non ci fossero idraulici». Secondo quanto ricostruito nelle indagini della Dda di Napoli, «il creatore della rete o comunque fortemente coinvolto era Tommaso Barbato», all’epoca «in posizione dirigenziale nell’acquedotto e in stretto contatto con Francuccio Zagaria, che era la mente imprenditoriale del clan e gestiva l’ospedale di Caserta dal suo ufficio nella struttura».

Sequestrati conti correnti per 11 milioni
È sempre il denaro il filo conduttore. Nell’ambito dell’operazione è stato disposto anche un provvedimento di sequestro preventivo di conti correnti per un valore complessivo di circa undici milioni di euro.

Il M5S: «Politica criminale che ha affamato pezzi d’Italia»
Plaude all’inchiesta e alla richiesta d’arresto per Sarra il Movimento Cinque Stelle. «Avevamo allertato l’Anac, attraverso un esposto del portavoce Luigi Gallo, sull’incompatibilità in qualità di commissario dell’Ato3, una gestione che aveva visto continui rincari a spese dei cittadini», sottolineano i parlamentari pentastellati della commissione Antimafia. «Vogliamo che i cittadini comprendano quanto sia grave non ribellarsi sempre di più alla corruzione: luce, gas, tutti costi che hanno riempito le tasche di veri e propri criminali in giacca e cravatta. La povertà e i disagi sono dovuti a questa classe politica che non si può definire tale, ma piuttosto una classe criminale che ha affamato interi pezzi d’Italia e continua a farlo».

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