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Caso Sicilia, Crocetta: un mese per le riforme, poi posso…

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verso il voto anticipato

Caso Sicilia, Crocetta: un mese per le riforme, poi posso lasciare. Chiesti 10 milioni a L’Espresso

Continua il braccio di ferro che a Palermo vede contrapposti il governatore dem, Rosario Crocetta, autosospesosi dall'incarico dopo le polemiche sulle presunte intercettazioni tra lui e il suo medico Matteo Tutino, e il suo stesso partito. Il Pd è infatti sempre più orientato a disimpegnarsi dalla giunta e proporre la sfiducia, che incontrerebbe il sostegno di tutta l'opposizione nell'assemblea della Regione Sicilia. E già in settimana il segretario del Pd siciliano Fausto Raciti potrebbe incontrare a Roma Matteo Renzi. È in questo quadro che Crocetta, in una intervista al Corriere della Sera, ha dettato al partito le sue condizioni per la sua uscita di scena, che aprirebbe la strada al voto: «Datemi un mese di tempo per completare le riforme, poi posso andarmene».

Crocetta disponibile a una chiusura anticipata della legislatura
Sintetizzando quanto intende riferire all'Ars (il dibattito, previsto per oggi, è slittato a giovedì a mezzogiorno) sulla vicenda Borsellino-Tutino e sull'incerta situazione politica regionale, Crocetta ha confermato al Corriere le riforme che intende completare. In primis, l'approvazione del ddl di riforma delle Province, che deve avvenire entro il 31 luglio, ma il pacchetto comprende anche le misure «per i poveri, l'acqua pubblica, il bilancio e lo sblocca-Sicilia», per le quali «potrebbe bastare un mese», poi «la Sicilia potrebbe tornare al voto». Insomma, un evidente «percorso per una chiusura anticipata della legislatura».

Pd compatto valuta l’opzione sfiducia
Prima dell'informativa in Assemblea, Crocetta intende comunque incontrare i vertici regionali del Pd per capire se ci sono i margini per una sua uscita di scena concordata. Il partito, sia a livello locale che nazionale, sembra compatto nel ritenere ormai a termine l'esperienza della giunta. Da Matteo Orfini (presidente nazionale) a Debora Serracchiani (vice presidente), passando per Fausto Raciti (segretario regionale), in molti parlano apertamente dell'opzione sfiducia, convergendo così sulle posizioni del Movimento cinque stelle e del centrodestra. No dunque ad una lenta agonia politica, che il Pd non può permettersi, anche se le elezioni sarebbero una sfida difficile da vincere.

La controffensiva giudiziaria del governatore e la replica dell’Espresso
Comunque andranno le cose, Crocetta non intende subire senza reagire a quello che ha definito «un martirio». Questa mattina il suo avvocato Vincenzo Lo Re, nel corso di una conferenza stampa ha spiegato che il governatore intende procedere contro L’Espresso con un'azione civile risarcitoria per 10 milioni di danni. Per la direzione del settimanale «la causa annunciata da Crocetta può diventare l'occasione processuale per comprovare la piena correttezza del comportamento dell'Espresso e per fare definitiva chiarezza su quanto è avvenuto». L’Espresso è finito nel mirino di Crocetta dopo la pubblicazione della notizia dell'intercettazione, smentita poi dalla Procura di Palermo, tra il presidente della Regione e il suo medico Matteo Tutino, in cui l'ex primario del reparto di chirurgia plastica dell'ospedale Villa Sofia di Palermo, parlando dell'ex assessore alla Salute Lucia Borsellino avrebbe detto «va fatta fuori come il padre».

L’sms a Lucia Borsellino: «Non ti ho mai tradito»
A SkyTg24 Crocetta ha raccontato di aver mandato un sms a Lucia Borsellino scrivendole «”non ti ho mai tradito, nei fatti, non ti tradisco e non ti tradirò mai”, perché io so quello che ha vissuto. L’ho condiviso con lei, condividendo con lei ogni scelta, e lo sto vivendo ancora di più in questo momento».

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