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favorevoli 163, contrari 111

«Sì» del Senato alla fiducia sul decreto enti locali con 2,35 miliardi di tagli alla sanità

Via libera del Senato alla fiducia sul decreto enti locali posta stamattina dal governo su un maxiemendamento interamente sostitutivo del testo: i «sì» sono stati 163 , i «no» 111. Confermata nel provvedimento l’intesa con le Regioni per tagli da 2,35 miliardi in tre anni alla spesa sanitaria. «In ragione del lavoro svolto compiutamente in commissione e per l’importanza delle misure» contenute nel dl - ha detto all’assemblea dei senatori la ministra Maria Elena Boschi annunciando la questione di fiducia - «autorizzata dal Consiglio dei ministri pongo la questione di fiducia sul maxi emendamento che mi accingo a presentare interamente sostitutivo dell’articolo 1 del disegno di legge 1977 che recepisce le modifiche proposte dalla commissione più un’ulteriore integrazione».

Boschi: tagli alla sanità concordati con le Regioni
«I tagli che sono stati previsti per la sanità e recepiti dal testo presentato dal governo e votato dalle commissioni sono quelli concordati con le Regioni nella sede della Conferenza Stato-Regioni con l’unanimità delle Regioni presenti», ha precisato Boschi. Aggiungendo che «nel decreto ci sono misure particolarmente importanti e attese da tanti Comuni in Italia», tra cui «gli spazi finanziari concessi» rispetto al Patto di Stabilità o le misure ad hoc per i Comuni colpiti dal sisma in Emilia Romagna.

Lorenzin: nessun taglio, soltanto risparmi
Nessun taglio alla Sanità, soltanto risparmi che si otterranno dall’applicazione del Patto per la salute, ha sottolineato la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Che parla di «grande confusione» e chiarisce l’obiettivo: fermare la cosiddetta “medicina difensiva”, che costa ogni anno 13 miliardi di euro. «Ribadisco - ha spiegato - che sono contraria a tagli, difenderò il fondo sanitario così com’è per il 2016 e difendo l’applicazione del Patto per la salute, che prevede che i risparmi non sono tagli: i risparmi che vengono effettuati grazie a misure di maggiore efficienza, infatti, vengono reinvestiti nel Servizio sanitario, e noi abbiamo già quantificato questi risparmi in 10 miliardi in 5 anni».

In manovra la nuova razionalizzazione
Gli effetti del dl si dovrebbero vedere già a settembre, quando vedrà la luce il decreto che indicherà le prestazioni di specialistica ambulatoriale inappropriate e le condizioni di erogabilità: quelle escluse saranno pagate di tasca propria dagli assistiti e i medici che non rispetteranno le regole saranno sanzionati in busta paga. Ma sarà soltanto il primo passo di una ristrutturazione della sanità pubblica che vedrà la luce nella legge di stabilità e che dovrà portare in dote un risparmio complessivo di una decina di miliardi in cinque anni.

Le opposizioni sulle barricate
La fiducia era un passo necessario per blindare il provvedimento, che deve passare alla Camera e va approvato prima del 7 agosto, pena la decadenza. Già ieri in Aula era mancato per quattro volte il numero legale. E le opposizioni continuano a essere sul piede di guerra, con la Lega che parla di «manifesto del neocentralismo renziano» e i Cinque Stelle che protestano contro i tagli alla sanità. Come i sindacati che dicono “no” a uno scambio meno tasse-meno sanità pubblica. Anche Fi ha votato contro: «È un intervento “piccolo piccolo”, disomogeneo, un decreto che non cambia la vita dei comuni ma che porterà ad aumentare le tasse, a partire dalla Tari».

Nel maxi emendamento norma per gli Lsu calabresi
L’integrazione di cui ha parlato Boschi si riferisce alla stabilizzazione degli oltre 6mila lavoratori socialmente utili (Lsu) della Calabria: nel decreto è stata inserita la norma secondo cui la Regione «dispone con propria legge finanziaria la copertura finanziaria a carico del bilancio regionale e assicura la compatibilità dell’intervento con il raggiungimento dei propri obiettivi di finanza pubblica». Tuona il senatore leghista Roberto Calderoli: «Ennesima vergogna da parte di questo governo, che sembra pensare più a garantirsi qualche voto alle prossime politiche attraverso provvedimenti solo di facciata e altri di tipo sfacciatamente assistenzialista, che non ai reali problemi della gente».


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