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Coppia dell’acido: Martina Levato chiede di essere trasferita nella…

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Boettcher ha riconosciuto il figlio

Coppia dell’acido: Martina Levato chiede di essere trasferita nella comunità di don Mazzi o all’Icam

Martina Levato vuole essere trasferita assieme a suo figlio in una delle comunità di Don Mazzi o in alternativa all'Icam, istituto per madri detenute con figli. La sua difesa formalizzerà probabilmente domani una istanza in tal senso. Il fondatore della Comunità Exodus, don Antonio Mazzi, aveva chiesto nei giorni scorsi che Martina Levato potesse riavere il figlio e si era anche detto pronto ad accettarla sempre in una delle sue comunità per mamme e bambini».

Boettcher ha riconosciuto il figlio ma non può vederlo
Intanto Alexander Boettcher ha riconosciuto il figlio nato a Ferragosto dalla sua relazione con Martina Levato. Due messi del Comune di Milano si sono recati nel carcere di San Vittore dove l’uomo è detenuto nell'ambito delle inchieste sulle aggressioni con l'acido, e sono state espletate le procedure per il riconoscimento. Intanto però i giudici del Tribunale di Milano hanno stabilito che Alexander Boettcher non può vedere il figlio avuto da Martina Levato perché non l'ha ancora riconosciuto, rigettando l’istanza presentata ieri, attraverso il suo legale, dal broker di origini tedesche.

La Mangiagalli scriverà ai Tribunali per le dimissioni di madre e figlio
La Clinica Mangiagalli di Milano formalizzerà al Tribunale di Milano, a quello dei minorenni, al Comune e al carcere che Martina Levato e il suo bambino «sono dismissibili», hanno reso noto fonti interne alla clinica che hanno anche confermato di aver ricevuto «richiesta informale» dal Comune di trattenere madre e figlio ancora qualche giorno. Madre e figlio stanno bene e avrebbero già potuto essere dimessi «secondo le modalità di una dimissione protetta». Tuttavia, vista la situazione, la clinica ha ritenuto opportuno prendere tempo, anche dopo il «confronto informale» con il Comune. Nei prossimi giorni sarà formalizzata a Tribunali e Comune che a Martina e al neonato sia trovata una sistemazione «adeguata a una madre che non può allattare».

Allarme della Camera penale di Milano: troppe dichiarazioni alla stampa dei pm
Intanto la Camera Penale di Milano ha lanciato l'allarme perché la macchina della giustizia rischia “di incepparsi” nella vicenda del figlio appena nato di Martina Levato e Alexander Boettcher, condannati a 14 anni in primo grado per un aggressione con l'acido, per cui è iniziata la procedura di adottabilità. In un documento, il consiglio direttivo stigmatizza «alcuni comportamenti che non sembrano ispirati dall'equilibrio necessario». La Camera definisce “legittima” l'iniziativa della Procura presso il Tribunale dei Minori per aprire la procedura di adozione ma «non altrettanto legittimo - aggiunge - appare il profluvio di dichiarazioni a stampa e televisioni con il quale il pubblico ministero ha accompagnato l'iniziativa».

Inopportuno il dono delle scarpette al bimbo
La Camera penale di Milano trova «ancora più singolare, anzi tanto singolare da potersi considerare inopportuna, l'iniziativa del pubblico ministero, titolare delle indagini nei confronti dei genitori di A., di portare in dono a questi un paio di scarpette, ancora una volta sotto i riflettori dei media». Secondo la Camera Penale, «desta preoccupazione il ritardo con il quale il messo del Comune di Milano sta affrontando il doveroso compito del suo ufficio, ovvero consentire al padre di riconoscere formalmente il proprio figlio». Questo ritardo, infatti, «compromette l'esercizio del diritto di difesa del recluso presso l'autorità giudiziaria competente». «Non vorremmo che proprio le modalità ed i comportamenti che si sono denunciati - conclude il documento - costituiscano il tallone di Achille di un sistema giudiziario che ha sempre più necessità di equilibrio e ragione».

La decisione nei prossimi giorni
Intanto è prevista per i prossimi giorni la nuova decisione del Tribunale per i minorenni di Milano sul “collocamento” del bimbo di Martina Levato. Il Tribunale dovrà decidere se madre e figlio potranno stare assieme nella stessa struttura e con quali modalità, dopo le dimissioni della donna dalla clinica Mangiagalli di Milano. Il provvedimento di ieri, che ha concesso alla giovane, condannata a 14 anni per un’aggressione con l’acido, la possibilità di vedere il piccolo una volta al giorno in ospedale (avviando allo stesso tempo anche il procedimento di adottabilità), è infatti provvisorio e valido finché la donna e il bimbo si trovano nella struttura sanitaria. I giudici, poi, dovranno decidere se, dopo la dimissione dalla clinica, il neonato potrà essere collocato assieme alla madre in una struttura, e in che modo o se il bimbo, per ipotesi, dovrà essere affidato temporaneamente a una comunità.

Il tutore del bimbo è il sindaco Pisapia
A quel punto, la madre tornerebbe in carcere a San Vittore e potrebbe ottenere solo la possibilità di uscire per vedere ogni tanto il piccolo. I magistrati dovranno nuovamente riunirsi in camera di consiglio e nel frattempo il bambino (il suo tutore legale, come deciso dal Tribunale, allo stato è il Comune di Milano nella persona del sindaco Giuliano Pisapia) rimarrà per i prossimi giorni (probabilmente fino a lunedì o martedì) nella clinica, dove la madre, ancora ricoverata, può vederlo una volta al giorno.

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