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La decisione del tribunale del mare

Marò: Tribunale del mare chiede a India di sospendere «altre procedure in corso». Ma Girone per ora non torna

  • –con un articolo di Nicoletta Cottone

Il Tribunale del mare ha chiesto a Italia e India che sospendano «altre procedure in corso» sul caso dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Il tribunale internazionale (Itlos nell’acronimo inglese) però ha deciso che non assumerà nessuna misura temporanea sui due marò in attesa della conclusione dell'iter giudiziario. Il governo italiano aveva chiesto che Salvatore Girone, il fuciliere di Marina detenuto in India, potesse rientrare subito in Italia e che Massimiliano Latorre, attualmente in convalescenza a casa dopo la malattia, potesse restarvi per tutto il tempo del procedimento. Da questo punto di vista, dunque, le aspettative italiane sono state deluse.

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No a misure temporanee
La decisione del Tribunale del mare è stata presa con 15 voti a favore contro 6. Il presidente del Tribunale Vladimir Golitsyn si è espresso a favore. La motivazione della decisione risiede nella necessità di preservare i diritti delle parti. Il Tribunale del mare passa quindi la questione marò alla Corte arbitrale dell'Aja a cui appartiene «la sentenza nel merito». Dunque, prosegue la sentenza «il Tribunale non considera appropriato prescrivere misure temporanee perché questo toccherebbe questioni appunto legate al merito del caso». Entro il 28 settembre Roma e New Delhi dovranno presentare un rapporto di ottemperanza con le misure previste.

Gentiloni: un risultato utile
La sentenza di Amburgo è «un risultato utile. Ha stabilito in forma definitiva il principio molto importante che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei marò. Per noi è un risultato utile. Sarà l' arbitrato internazionale come l' Italia aveva chiesto, a gestire questo caso», ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. «Ha stabilito in forma definitiva il principio molto importante che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei marò ma l'arbitrato internazionale», ha affermato il ministro degli Esteri. «Sarà l'arbitrato internazionale, come l'Italia ha chiesto, a gestire questo caso. Naturalmente - ha sottolineato Gentiloni - il governo italiano resta impegnato sull'obiettivo, nel corso della vicenda arbitrale, di garantire la libertà ai due fucilieri. Sappiamo che la Enrica Lexie (la nave dove erano imbarcati i due marò, ndr) era in acque internazionali e i due marò svolgevano il loro compito di militari in rappresentanza dello Stato. Continuiamo a lavorare per questo obiettivo nella corte arbitrale straordinaria che si riunirà nelle prossime settimane ma, la decisione di oggi, è un progresso positivo. Quando si stabilisce che non sarà la giustizia indiana ma un arbitrato internazionale a decidere - ha detto ancora il ministro - si stabilisce un principio che è alla base di sviluppi positivi».

India soddisfatta
«Stiamo ancora studiando la sentenza in dettaglio, ma è chiaro che il tribunale (di Amburgo) non ha preso in considerazione le due richieste presentate dall'Italia», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Vikas Swarup. Nell'interpretazione indiana della sentenza, ha proseguito Swarup, il tribunale ha respinto le due misure provvisorie richieste dall'Italia «perché avrebbero costituito un giudizio di merito anticipato sul caso e non avrebbero protetto in modo equanime i diritti delle due parti fino alla costituzione del tribunale che, in base all'Allegato VII dell'Unclos, deciderà la questione della giurisdizione». Lo stesso tribunale, ha poi rilevato il portavoce, «ha invece disposto una misura provvisoria in base a cui sia l'Italia sia l'India dovranno sospendere tutti i procedimenti giudiziari e astenersi dall'avviarne dei nuovi».

Il padre di Girone: siamo un po’ arrabbiati
«Siamo un po' arrabbiati», ha commentato Michele Girone, papà del fuciliere di Marina Salvatore Girone. Non commenta, invece, Paola Moschetti, compagna del fuciliere di Marina, Massimiliano Latorre: «Preferisco non commentare».

Uno scontro senza esclusione di colpi
Le prime due udienze sul caso dei due marò si erano tenute il 10 e 11 agosto scorsi. Subito fu scontro, senza esclusione di colpi, tra Roma e New Delhi. Salvatore Girone è «ostaggio» dell'India e Massimiliano Latorre è «a rischio della vita», se fosse costretto a ritornarvici, affermò l'Italia».

Girone è «ostaggio» dell’India
Per l’India «Definire Girone ostaggio è offensivo e inopportuno». Latorre e Girone «non sono stati ancora tecnicamente incriminati di alcun reato» dalla giustizia indiana, ma l'India «dimostra - secondo l'ambasciatore Francesco Azzarello - di disprezzare il giusto processo» considerandoli «già colpevoli con un atteggiamento che esemplifica al meglio l'impasse attuale. Il governo italiano, che ha attivato la procedura di arbitrato internazionale il 26 giugno scorso, aveva chiesto «misure cautelari» urgenti a tutela dei marò, finché non si sarà espressa la Corte arbitrale dell'Aja: il ritorno in patria del fuciliere che si trova ancora in India; la permanenza di Latorre in Italia per curarsi dall'ictus che lo colpì nell'ambasciata d'Italia a New Delhi; la sospensione delle procedure della giurisdizione indiana a carico dei marò, nel contesto e fino alla conclusione del procedimento arbitrale. New Delhi ha insistito sulla propria posizione. «Descrivere il sergente Girone come un “ostaggio” è del tutto inappropriato e offensivo ed è dimostrato dal fatto che a entrambi i marò è stato consentito di tornare due volte in Italia», ha affermato il team legale indiano, che si è detto «sorpreso» dell'Italia che descrive i due marò come vittime: «Le vere vittime sono i due pescatori uccisi e le loro famiglie che ancora soffrono». Quindi l'Italia è «in malafede e inaffidabile».

Le decisioni dell’Itlos sono defintive e obbligatorie
Le decisioni dell'Itlos sono definitive e obbligatorie per i due Stati coinvolti dalla controversia. Ma la Corte arbitrale dell'Aja, a cui si è rivolta l'Italia, una volta operativa potrà comunque decidere sulla vicenda ed eventualmente ribaltare le decisioni dell'Itlos. Procedimento che potrebbe anche durare qualche anno.

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