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Unioni civili, maggioranza spaccata

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in commissione al senato

Unioni civili, maggioranza spaccata

Riparte in salita l’iter del disegno di legge sulle unioni civili in commissione Giustizia al Senato, con un nuovo muro contro muro nella maggioranza tra il Pd e i centristi di Area popolare. Intanto dal Parlamento europeo arriva la richiesta a nove Paesi membri, tra cui l’Italia, di «considerare la possibilità di offrire» alle coppie gay istituzioni giuridiche come «la coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio», inserita nel paragrafo 85 del rapporto sulla Situazione dei diritti fondamentali nella Ue approvato oggi a Strasburgo.

Il muro contro muro nella maggioranza
Le votazioni sui circa 1.300 emendamenti presentati in commissione al ddl è ripreso oggi, dopo che la scorsa settimana il Pd aveva tentato di superare l’opposizione dei senatori alfaniani di Ap-Ncd approvando (con il sostegno del M5S e l’astensione di Ncd e Lega, che in Senato vale come voto contrario) un emendamento premissivo all’articolo 1 che definisce le unioni civili tra persone dello stesso sesso come «specifiche formazioni sociali», dunque diverse dal matrimonio. Ma la soluzione non pare bastare e nella maggioranza volano accuse reciproche sulla responsabilità della frattura.

I centristi: «No imposizioni da Strasburgo»
«Ci siamo trovati contro un muro» dice Carlo Giovanardi, capogruppo Ap in commissione. L’emendamento - sostiene - «è stato svuotato dalle dichiarazioni alla stampa del relatore». Non solo: «Il governo è entrato a gamba tesa sui tempi e sui modi di approvazione» della legge. Il «nostro preciso dovere è di fare una grande battaglia parlamentare» contro norme contrarie «alla lettera della Costituzione». Maurizio Sacconi si è preoccupato dal canto suo di integrare gli emendamenti già presentati da Ncd affinché le unioni civili non possano accedere alle stesse provvidenze di cui godono le unioni matrimoniali «orientate alla procreazione»: quindi niente provvidenze pubbliche, pensioni di reversibilità e assegni familiari, come invece il ddl prevede. E il capogruppo Ap alla Camera Maurizio Lupi se l’è presa con il Parlamento Ue: «È libero di pensarla come vuole ma non può chiedere a uno Stato sovrano di “dire sì ai matrimoni gay”. Il riconoscimento delle cosiddette unioni civili in Italia avverrà secondo modalità che lo distinguano nettamente dal matrimonio, checché ne pensino a Strasburgo».

La relatrice: da Ap-Ncd ostruzionismo
Rispedisce le accuse al mittente la relatrice del provvedimento Monica Cirinnà (Pd), che accusa i centristi di fare ostruzionismo: «L’emendamento premissivo è stato un grande segnale di apertura che nessuno ha tenuto in considerazione», visti i voti contrari o le astensioni che si sono registrati. Oggi, aggiunge, ci si è trovati di fronte ad «un muro dall’altra parte. Hanno lavorato per farci votare solo undici emendamenti in un’intera mattinata». In pratica, nella seduta odierna sono stati esaminati e respinti appena 50 emendamenti: ne restano 1.260 che dovranno essere affrontati nei prossimi giorni probabilmente in seduta notturna.

Fi all’attacco: «Simil-matrimonio inaccettabile»
Dall’opposizione si leva la voce critica di Forza Italia, tramite il senatore Giacomo Caliendo: «C’è la volontà da parte della maggioranza di fare una fotocopia del matrimonio, un simil matrimonio senza avere il coraggio di chiamarlo tale», con un’unica eccezione della cosiddetta «adozione legittimante», aggiunge riferendosi alla norma per cui diventano figli legittimi coloro che sono stati adottati. Sostengo da anni la necessità di intervenire con un provvedimento organico sui diritti e i doveri delle persone che vengono discriminate. Non accetto una legge con cui si discrimina persone di sesso diverso che si trovano nelle stesse condizioni».

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