Italia

CsC alza stime Pil: +1% in 2015 e +1,5% in 2016

  • Abbonati
  • Accedi
centro studi confindustria

CsC alza stime Pil: +1% in 2015 e +1,5% in 2016

Il Centro studi di Confindustria rivede al rialzo le stime di crescita dell'economia italiana sia per l'anno in corso che per il prossimo: nel 2015 il Pil registrerà un incremento dell'1% (contro lo 0,8% delle previsioni diffuse a giugno), nel 2016 dell'1,5% (dall'1,4% di giugno). Il Csc parla di un «biennio di recupero», in uno scenario economico che «durante l'estate è mutato» e che nel complesso «risulta più favorevole». La ripresa però, avverte il Csc negli “Scenari economici”, dipende soprattuto da fattori esogeni ed è ancora fragile e modesta. La revisione al rialzo del Pil da parte del CsC, comunque, si profila superiore a quella del governo che domani, in occasione del via libera alla nota di aggiornamento del Def, si appresta a fissare allo 0,9% la crecita nel 2015 dell’economia italiana (rispetto alla stima iniziale dello 0,7%).

Disoccupazione in calo, 11,8% in 2016
Il CsC vede anche una disoccupazione in diminuzione: nel 2015 sarà in media del 12,2% e scenderà all'11,8% nel 2016. In questo modo sono state riviste in meglio le ultime stime di giugno nelle quali indicava un tasso di disoccupazione al 12,3% per quest'anno e al 12% per il prossimo.

494mila posti lavoro creati in 2015-16
Non a caso il Centro studi di Confindustria nel biennio 2015-2016 stima che «avverrà la creazione di 494 mila posti di lavoro». Il biennio si chiuderà con 278mila occupati in meno rispetto a fine 2007 ma con +494mila rispetto al 2014. Risultato, si sottolinea, reso possibile dalle nuove misure sul lavoro: sgravi contributivi e Jobs act.

Debito giù dal 2016
Per il Centro studi di Confindustria il rapporto deficit/Pil «scende quest'anno al 2,8% del Pil dal 3% nel 2014 e al 2,1% nel 2016». Il deficit stimato è «leggermente in aumento rispetto alla previsione di giugno (2,7% nel 2015 e 2% nel 2016)» per effetto delle «maggiori uscite quale effetto combinato della riduzione della spesa per interessi e dell'aumento dei redditi da lavoro connesso alla stabilizzazione del personale in attuazione della 'Buona Scuola'» e per la revisione al ribasso del tasso di crescita del Pil nominale. Il CsC stima che il debito pubblico si attesti al 133% del Pil nel 2015 (dal 132,1% del 2014) e al 132,6% nel 2016, quando inizierà a scendere.

Ripresa ancora fragile
La guardia però non va abbassata perché il Paese «risplende più di luce riflessa che per meriti propri». In tal senso, provvedimenti «inseriti in primo luogo nella legge di Stabilità che è in cantiere, possono rafforzare l'intensità del recupero dell'economia italiana, che rimane fragile e modesto rispetto al terreno perduto, alle spinte che arrivano dall'esterno e ai ritmi che sono necessari per chiudere la voragine di produzione reddito e occupazione scavata dalle due profonde e consecutive recessioni».

Italia reagisce, fare di più e con più decisione
I progressi però ci sono. «Con i giusti incentivi, l'Italia reagisce nei modi e con l'intensità attesi», scrivono gli economisti del CsC. Ma «occorre fare di più e con più decisione». Il rapporto sugli scenari economici del Centro studi di Confindustria cita come esempio «gli importanti risultati ottenuti dalle misure sul lavoro». Per gli industriali, «maggiori investimenti pubblici e privati restano lo snodo per consolidare il ritorno alla crescita e vanno sostenuti con misure e risorse ad hoc». Inoltre, «occorrono interventi decisi e solerti» sul credito bancario, la cui «forte selettività» è accentuata dalla mole di sofferenze; per il rilancio delle costruzioni; per modificare «con urgenza» il sistema di contrattazione collettiva che «non tiene conto della dinamica della produttività». Confindustria sollecita quindi che provvedimenti «nei campi e negli indirizzi qui indicati» vengano «inseriti in primo luogo nella legge di stabilità, che è in cantiere».

Renzi all’Anci: al lavoro per sbloccare investimenti
Domani in Cdm è prevista l’approvazione della nota di aggiornamento al Def. In quella sede anche il governo ritoccherà al rialzo la crescita del Pil quest’anno (si attesterà allo 0,9%, rispetto allo 0,7% iniziale) e l’anno prossimo (si va verso l’1,5-1,6% rispetto all’1,4%). Stamani, a questo proposito, il premier Matteo Renzi, dopo l’incontro a palazzo Chigi con il presidente Anci Fassino, ha dichiarato: «Stiamo lavorando per sbloccare il più possibile gli investimenti fermati dal Patto di stabilità».

© Riproduzione riservata