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Riforme, non passa emendamento Lega con voto segreto. Bagarre per…

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a PALAZZO MADAMA

Riforme, non passa emendamento Lega con voto segreto. Bagarre per gesto osceno del senatore Barani

L’aula del Senato ha bocciato con un'unica votazione a scrutinio segreto, il subemendamento Calderoli (Lega) all'emendamento Finocchiaro che modifica il comma 5 dell'articolo 2 del ddl Boschi sulle modalità di elezione dei senatori. I sì sono stati 116, i no 160, 3 gli astenuti. Niente maggioranza assoluta (161) dunque per le forze di governo. L’emendamento all'articolo 2 riguardava il tema della salvaguardia delle minoranza linguistiche nella scelta dei senatori-consiglieri regionali.

Rinviato a sabato voto su emendamento Finocchiaro
L'Aula del Senato ha concluso la seduta di oggi con l’inizio delle dichiarazioni di voto sull'emendamento Finocchiaro che modifica il comma 5 (durata del mandato) dell'articolo 2 (elezione dei senatori) del Ddl sulle riforme istituzionali. Sabato mattina l'Assemblea riprende con le dichiarazioni di voto e con il voto sulla proposta che è quella di mediazione nella maggioranza e all'interno del Pd (ma criticata dalle opposizioni). L'emendamento riguarda le modalità di elezione dei nuovi senatori e specifica che la designazione dei senatori da parte dei Consigli regionali sarà «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri», con modalità stabilite dalla legge.

Bocciati gli emendamenti soppressivi dell’articolo 2
In precedenza l’Aula aveva bocciato gli emendamenti soppressivi dell’articolo 2, relativo in particolare alla composizione e l’elezione del nuovo Senato. In dichiarazione di voto Anna Finocchiaro (Pd) aveva spiegato che le modifiche sarebbero state preclusive dell’intera riforma, «ed è la ragione per cui credo non possano esserci dubbi sul fatto che questi emendamenti vadano respinti».

Su emendamenti di Sel e «fittiani» calano voti governo
Ma su un emendamento di Sinistra e libertà la maggioranza ha perso per strada dieci voti. Scendendo da 171, rispetto al precedente scrutinio, a 161 (ieri sulla proposta Cociancich la maggioranza aveva toccato il “picco” dei 177 voti). E fino a 157 voti su un ulteriore emendamento dei «fittiani», a prima firma Cinzia Bonfrisco (105 i sì, 4 gli astenuti).

Bagarre per gesto osceno del senatore Barani
Alta tensione poi in serata nell'Aula di Palazzo Madama fra verdiniani e M5S. Il tutto scatenato da un gesto del senatore Lucio Barani nei confronti della senatrice M5S Barbara Lezzi. Un gesto sessista molto volgare, riferiscono i pentastellati, che ha scatenato la dura protesta trasversale delle senatrici. «Porco, maiale», ha subito urlato Paola Taverna (M5s) verso Barani fra le urla dei grillini. «Faremo gli accertamenti dovuti», ha replicato Grasso, «è materia disciplinare che va trattata dal consiglio di presidenza», quindi ha sospeso l'Aula per dieci minuti. E il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha convocato l’ufficio di presidenza per lunedì alle ore 13, per accertare quanto accaduto in Aula, dopo la bagarre scoppiata in conseguenza al gesto osceno compiuto dal senatore Barani.

La maggioranza tiene in Aula
Era ripreso in mattinata l’esame in Aula al Senato del ddl Boschi. Ai dubbi sollevati dalla Lega e altre forze di opposizione sulla paternità dell’emendamento «canguro» che aveva permesso ieri di bypassare i voti segreti all’articolo 1 della riforma costituzionale la risposta del presidente del Senato è stata che «il documento esiste, è intestato ed è sottoscritto dal senatore Cociancich che non ha disconosciuto la sua sottoscrizione». Grasso ha ribadito che «c’è una prassi parlamentare ma se vogliamo cambiarla possiamo anche farlo, possiamo anche chiedere la firma dal notaio. Anche quella informatica va regolamentata, non abbiamo una regola sull’accesso agli atti come le altre amministrazioni. Il documento esiste, è sottoscritto e questo garantiscono gli uffici del presidente». In seguito lo stesso Cociancich ha riconosciuto la «totale paternità» della correzione contestata, chiarendo di avere proposto anche altri emendamenti di merito sulle questioni riguardanti le funzioni del futuro Senato sottoscritti anche da altri colleghi.

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