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Pensioni e flessibilità, le ipotesi allo studio per l’uscita…

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taglio del 3,5% per anno di anticipo

Pensioni e flessibilità, le ipotesi allo studio per l’uscita anticipata

Un prestito pensionistico per il lavoratore vicino all'età di vecchiaia a carico delle aziende. È - secondo fonti di Governo - una delle ipotesi allo studio. L’altra opzione sul tappeto è quella dell’uscita anticipata a 63 anni con almeno 35 anni di contributi soggetta a penalizzazioni di circa il 3,5% per ogni anno di anticipo. Nel primo caso l'impresa potrebbe fare un accordo per l'uscita anticipata pagando i contributi fino all'accesso alla pensione. L'azienda pagherebbe anche una quota dell'assegno per recuperare dal lavoratore quanto versato, tramite Inps.

In pratica - spiegano tecnici vicini al dossier, nell'ipotesi che la misura vada nella Legge di stabilità - azienda e lavoratore dovrebbero trovare un accordo per l'uscita anticipata con costi sia per l'impresa che per il pensionando mentre lo Stato avrebbe solo costi residuali. L'azienda, a fronte della possibilità di aumentare il turn over, svecchiando il personale, infatti, dovrebbe pagare i contributi per la persona che esce in anticipo rispetto all'età di vecchiaia fino al raggiungimento dei requisiti per l'accesso alla pensione. L'impresa pagherebbe anche una quota della pensione ma questa dovrebbe poi essere restituita dal lavoratore, tramite l'Inps, una volta raggiunti i requisiti e andato in pensione con un meccanismo ancora da affinare.

Ad esempio, una persona che matura una pensione di mille euro al mese che dovesse lasciare il lavoro in anticipo di due anni a fronte dell'accordo su un prestito di 800 euro al mese avrebbe un ''debito'' con l'azienda di 20.800 euro. Se si ipotizza che la pensione si percepisce per circa 15 anni la decurtazione potrebbe aggirarsi sui 1.400 euro l'anno (poco più di 100 euro al mese sull'assegno ai 1.000). La differenza con il meccanismo previsto dalla legge Fornero sul lavoro per l'uscita anticipata a carico delle aziende è che questa sarebbe meno onerosa per i datori di lavoro. Per le persone che sono state licenziate tra il 2012 e il 2015 e non rientrano quindi tra gli esodati il Governo pensa a un meccanismo di accesso anticipato alla pensione a carico dello Stato ma con una decurtazione ugualmente legata all'importo del prestito pensionistico e al tempo per il quale si percepisce.

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