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Riforme, concluso l’esame. Renzi: dicevano il Governo non ha…

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in aula al senato

Riforme, concluso l’esame. Renzi: dicevano il Governo non ha i numeri

Giornata decisiva per le riforme costituzionali. Con il sì dell’Aula del Senato all’articolo 40 di soppressione del Cnel (161 favorevoli, 57 no e 7 astenuti) e l’entrata in vigore (articolo 41, stavolta maggioranza a quota 165 , 58 i «no» e 2 astenuti) si chiude infatti l’esame del ddl Boschi. Il voto finale è in agenda per martedì prossimo con le dichiarazioni di voto a partire dalle ore 15. Subito dopo sarà convocata una capigruppo per il prosieguo dei lavori e la decisione sulle unioni civili. «Dicevano “Le riforme si fermeranno, il Governo non ha i numeri”. Visto come è andata? Questa è #lavoltabuona #italiariparte» il commento via Twitter del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Sì a norma transitoria su elezione senatori
Ultimo ostacolo sulla strada del disegno di legge il capitolo delle norme transitorie approvato da Palazzo Madama (161 voti favorevoli, 83 voti contrari e 3 astenuti) attraverso l’emendamento del governo all’articolo 39 del ddl riforme. La correzione, frutto dell’intesa raggiunta con la minoranza Pd, è strettamente collegata con l’articolo 2 e disciplina l’elezione dei futuri senatori, fissando un termine temporale.
Con il via libera all’emendamento, si dispone che la legge elettorale per l’elezione dei futuri consiglieri regionali-senatori dovrà essere varata entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma costituzionale. Il termine decorrerà dopo che si sarà svolto il referendum confermativo. Le regioni avranno poi tre mesi (90 giorni) per adeguarsi.
Recita il testo: «Anche ai fini di cui al presente comma, il termine di cui all'articolo 39, comma 6, (sei mesi, ndr) decorre dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di cui all'articolo 57, comma sesto, cosi' come modificato dalla presente legge costituzionale, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano conformano le rispettive disposizioni legislative e regolamentari a quanto ivi stabilito». Il Senato ha approvato l’articolo 39 nel suo complesso con 161 sì (i no 72, gli astenuti 4).

Boschi alle opposizioni, nessuna discrasia su tempi
L’emendamento del governo alle norme transitorie del ddl riforme «rende esplicito ciò che già il comma 6 dell’articolo 39 prevedeva, cioè che già in questa legislatura il parlamento deve approvare la legge elettorale di cornice» per l’elezione dei futuri senatori, «a cui poi le Regioni dovranno adeguarsi. Non c’è quindi discrasia tra il comma 10 e il comma 6, che stabilisce il termine finale» entro cui bisogna varare la legge elettorale per il Senato. Così il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, intervenendo in Aula per replicare alle critiche sollevate questa mattina dalle opposizioni circa una contraddizione tra i termini temporali previsti nel testo attuale delle norme transitorie e quelli previsti dall’emendamento del governo, che recepisce l’accordo raggiunto sull’articolo 2 del ddl con la minoranza Pd. «Credo che gli studenti di diritto costituzionale non avranno nessuna difficoltà a comprendere questa riforma, perché già al primo anno con diritto costituzionale si studia la differenza tra dies a quo e dies a quem», ha aggiunto Boschi.

Minoranza Pd: nel 2018 24 milioni di italiani voteranno
«Con l’approvazione dell’emendamento del governo sulla norma transitoria si dà piena attuazione al principio costituzionale della scelta dei senatori da parte degli elettori il giorno del rinnovo dei consigli regionali, introdotto all’articolo 2 della riforma costituzionale e frutto dell’iniziativa politica della minoranza Pd. In Costituzione ora c’è l’indicazione chiara sia per l’approvazione da parte di questo Parlamento di una legge nazionale quadro per l’elezione del nuovo Senato sia per l’adeguamento, entro 90 giorni, delle leggi elettorali delle singole Regioni». Così scrivono in una nota i senatori della minoranza dem Federico Fornaro, Maria Grazia Gatti, Miguel Gotor, Doris Lo Moro e Carlo Pegorer. «In questo modo, nel 2018, oltre 24 milioni di italiani di Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli, Lazio, Molise, Basilicata e anche la Sicilia (con un breve differimento della scadenza naturale), potranno già scegliere i loro senatori-consiglieri regionali: un grande passo in avanti nel segno della partecipazione dei cittadini da noi fortemente e convintamente voluto», concludono i senatori della minoranza.

A Regioni a statuto speciale possibile devolution
Fino all’approvazione dei nuovi statuti che dovranno recepire la riforma costituzionale, le Regioni a statuto speciale potranno avvalersi della possibilità di ottenere una devoluzione di materie di competenza statale. È quanto prevede un emendamento del gruppo delle Autonomie (a prima firma di Karl Zeller) al ddl Boschi, passato con 204 sì, 34 no e 7 astenuti. La devolution è prevista dall'articolo 116 della Costituzione solo per le Regioni a Statuto ordinario.

La maggioranza scende a 142 nel voto segreto
Quota 142 per la maggioranza sul voto segreto a un subemendamento presentato dalle opposizioni all’articolo 39 del ddl Boschi al Senato. È uno dei numeri più bassi registrati finora sulle votazioni a scrutinio segreto. Il distacco dalle opposizioni però resta alto perchè i voti a favore sono stati 107 e 5 le astensioni che valgono come voti contrari.

Per l’articolo 38 favorevoli in 161
In precedenza c’era stato il via libera del Senato all’articolo 38 del ddl riforme, approvato con 161 sì, 88 voti contrari e 4 astenuti. E ancora prima l’assemblea aveva superato lo scoglio del voto segreto all’articolo 38 su un emendamento di Roberto Calderoli: 145 i no, 110 i sì e 5 gli astenuti.

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