TARANTO - Una bomba d'acqua ha messo in ginocchio questa mattina Taranto. L'Ilva ha dovuto fermare molti impianti a causa di un black out sulla rete centrale e mandare a casa gli operai del primo turno. Secondo alcune rilevazioni meteo, sono caduti nel giro di alcune ore 118 millimetri di pioggia, il doppio della media pluviometrica mensile.
Tantissime strade allagate con 50-60 centimetri di acqua, molti automobilisti intrappolati, voragini nell'asfalto, cedimenti lungo le fiancate dei sottopassi che portano al ponte Punta Penna Pizzone in uscita dalla città, ed una caterva di disagi e di difficoltà.
Soprattutto nelle borgate della città, Lama, San Vito e Talsano, dove le opere di urbanizzazione sono carenti o non tenute efficienti, ma anche in altri rioni e nel periferico quartiere Tamburi, vicino all'Ilva, dove si è ricorsi a canotti per prestare soccorso a quanti sono rimasti prigionieri dell'acqua. È il caso del personale dell'azienda d'igiene del Comune, Amiu, che ha potuto lasciare gli uffici solo dopo alcune ore. La situzione si è complicata anche perchè, nonostante l'allerta meteo lanciato nelle ore precedenti dalla Prefettura, le scuole di Taranto oggi sono rimaste regolarmente aperte.
Critica la situazione dell'Ilva dove si ricorda ancora il tornado di novembre 2012 che causò la morte di un un gruista finito in mare. Nel pomeriggio l'Ilva ha incontrato i sindacati e comunicato che, a causa del black out della rete elettrica centrale, i tre altiforni attualmente in produzione, l'1, il 2 e il 4, insieme alle acciaierie 1 e 2, sono rimasti così senza alimentazione e quindi fermi. È stato necessario evacuare dal personale le Officine centrali e si è anche verificata una perdita di gas nella zona tra il treno nastri 1 e la colata continua cinque delle acciaierie, probabilmente causata dall'interruzione della rete elettrica.
Invasi dall'acqua anche i binari della stazione con Rete ferroviaria italiana che ha bloccato dalla mattinata tutti i treni regionali da e per Taranto.
Intanto ieri è salito a 6 il numero delle vittime del maltempo al centro sud, dopo che un uomo di 71 anni è morto d'infarto mentre cercava di liberare dal fango la sua abitazione a Montesarchio, nel Beneventano.
E un operaio di 38 anni è morto nel capoluogo mentre stava riparando dei cavi elettrici dell'Enel nella zona colpita dall'alluvione di ieri. L'uomo, Adriano T., originario di Circello nel Sannio, è stato con molta probabilità folgorato ed è caduto da un traliccio alto sei metri. L’operaio ha riportato ferite gravissime e a nulla sono valsi i soccorsi prestati dai sanitari del 118 che hanno tentato di rianimarlo.
Secondo una prima stima, proprio a Benevento sarebbero a rischio circa 1.500 posti di lavoro, senza contare le attività distrutte in numerosi centri del Sannio, dove la conta dei danni non è ancora cominciata. Contrade ancora allagate dall'esondazione del fiume Calore e isolate. La viabilità è stata in gran parte ripristinata, soprattutto per quanto riguarda la statale Telesina, interrotta da una frana e la statale del Fortore. Alla protezione civile, all'esercito si sono aggiunti intanto centinaia di volontari per spalare il fango. Da tutta la regione soprattutto studenti stanno lavorando assieme alle popolazioni colpite per tentate di riportare le zone più colpite alla normalità.
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