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Gay: «Serve uno shock positivo per il Sud»

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il convegno di capri

Gay: «Serve uno shock positivo per il Sud»

CAPRI - Parlare del Sud per parlare dell’Italia. Partendo dal presupposto che «il Mezzogiorno non è solo la metà del paese, ma la sua metafora». Con gli stessi problemi del Nord, ma amplificati. Marco Gay esordisce così nel suo discorso al convegno dei Giovani imprenditori a Capri, arrivato al traguardo della trentesima edizione: ha scelto il Sud come tema di dibattito, individuando come titolo «Patrimonio Italia».

E il giorno dopo il varo della legge di stabilità denuncia una mancanza di attenzione da parte del governo nei confronti del Mezzogiorno: «Dov’è finito il Masterplan annunciato ad agosto? Leggiamo che sarebbe un insieme di misure che in tutto valgono 150 milioni di euro quest’anno, su una finanziaria che vale 30 miliardi», ha detto Gay. Non ci sono il credito di imposta per i nuovi investimenti e ampliamenti, quello per la ricerca, i contratti di sviluppo, «come ci aspettavamo». Per poi aggiungere: «così è troppo poco, quasi inutile». Serve uno «shock positivo». E ancora: «Si può parlare di un Masterplan per il Sud senza avere un piano industriale per l’intera Italia? Sono due anni che chiediamo un progetto di politica industriale, coinvolgendo nella progettazione chi al Sud lavora e fa impresa e non solo le amministrazioni pubbliche».

Bisogna tagliare subito le tasse su lavoro e imprese, chiede il presidente dei Giovani imprenditori. Che, nella finanziaria, sollecita «decisione e chiarezza»: non possono essere usate le coperture «ballerine» del fondo migranti per ridurre l’Ires. Servono coperture certe, sottolinea Gay, per una misura che «non tocchi solo le pmi o il Mezzogiorno o che parta dal 2017, ma che riguardi tutte le imprese, da subito, e che valga 5 punti». Decidere quali imposte abbassare «è solo una scelta politica». La convinzione del presidente dei Giovani è che la priorità sia abbassarle sul lavoro e sulle aziende, da subito, dal 2016. «Il governo ha scelto invece di alleggerire quelle di 45mila ville e castelli». Va bene, anzi «benissimo» per Gay il superammortamento, «ma abbassiamo le imposte su chi produce, perché è un fattore di competitività, di attrazione di investimenti esteri, di stimolo all’export». Non si può invece, «continuare a tassare e demoralizzare chi investe, chi produce, chi lavora, chi fa impresa, chi manda avanti il paese. La vera patrimoniale è su di loro». Secondo Gay, va tassato «chi vive di rendita, chi ha patrimoni fermi, chi blocca la nascita di un mercato di capitali di rischio. All’Italia, ora più che mai, serve una visione da statista e non da politico».

Gay ha elencato i cinque punti imprescindibili per il rilancio del Sud: digitalizzazione, industria, turismo, cultura, infrastrutture. Non servono incentivi a pioggia, «ricette speciali e di breve periodo», perché agire in modo selettivo e contingente sul fisco o sui contributi «produce solo cattedrali del deserto e al Sud davvero non ne servono». E bisogna puntare sull’industria, che è «necessaria», un’industria innovativa, che per esempio «sappia cogliere l’eredità dell’Expo», annunciando che i Giovani presenteranno un progetto.

Gay ha passato in rassegna gli handicap del paese. Per esempio l’energia: l’Italia dovrebbe essere un hub del gas per l’intera Europa, ed invece ci sono governatori che hanno presentato un referendum contro le norme che sbloccano le trivellazioni, andando dietro i Comitati del no. Fattori che penalizzano l’industria, in un momento in cui si sta rafforzando la ripresa in tutta l’Eurozona. Non ci possiamo permettere altri casi Volkswagen, ha detto Gay. Piuttosto, va rafforzata la legislazione sulla sicurezza e provenienza dei prodotti, a partire dal Made in.

Non si può nemmeno prescindere dal rispetto della legalità: ce n’è troppa e sbagliata, da una parte, o è assente o incapace. La prima legalità, ha detto Gay, è quella che blocca i cantieri, ingessa le opere, frutto di una magistratura «che non conosce e non capisce l’impresa». Solo che «se non rendiamo possibile il riscatto economico e legale del Mezzogiorno, rendiamo inevitabile l’economia illegale». Le risorse confiscate al malaffare, 60 miliardi, devono essere rese una risorsa per il paese e non più un costo. Devono essere riammesse sul mercato. E va affrontato anche il tema dell’immigrazione: «Senza immigrati l’Italia non ce la farebbe, non ce la farebbero i conti pubblici e le aziende». L’obiettivo è una crescita del 2 per cento. Si tratta di agire: «Ce la possiamo fare e ce la faremo».