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Roma, Marino: «Non sono indagato, mai usato denaro pubblico per fini privati»

«Sono stato ascoltato come persona informata sui fatti e non sono indagato». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino in una conferenza stampa sul caso scontrini. «Mi sono dimesso perchè ho estremo rispetto per l'autorità giudiziaria e per spiegare i fatti - ha detto - gli esposti presentati da M5s e Fdi sono vergognosi e in malafede».

Marino: non sono indagato, esposti vergognosi
«Mi sono dimesso perché ho rispetto dell'autorità giudiziaria e auspicavo di presentarmi ad essa da dimissionario per spiegare i fatti relativi agli esposti. Non sono iscritto nel registro degli indagati, sono entrato in procura come persona informata sui fatti. E cosi' ho lasciato la procura. Non sono indagato» ha ribadito Marino, che ha aggiunto: «Gli esposti del Movimento Cinque Stelle e di Fratelli di Italia nei miei confronti sono vergognosi, scritti o da persone in malafede o ignoranti». E ha spiegato: «In uno si dice che il sindaco avrebbe utilizzato risorse pubbliche per la tintoria, bastava approfondire per scoprire che non è la tintoria dei miei abiti ma di quelli storici dei trombettieri di Vitorchiano, che accolgono tutti i capi di Stato».

«Mai usato denaro pubblico a scopo privato»
Poi il sindaco dimissionario ha precisato: «Non ho mai usato denaro pubblico a scopo privato semmai il contrario. A New York ho incontrato chi si occupa di housing sociale al termine della mia vacanza estiva e anche se gli incontri erano istituzionali mi sono pagato l'albergo da solo».

«Ho 20 giorni per riflettere su mie dimissioni»
Marino non ha escluso ripensamenti sulle dimissioni firmate il 12 ottobtre. «Così come prevede la legge, e come detto nella mia lettera di dimissioni, pensavo e penso che ho 20 giorni per fare opportune riflessioni e verifiche sulle mie dimissioni». E a proposito della possibilità che il sindaco abbia o meno la maggioranza in consiglio comunale Marino ha precisato che ciò «fa parte delle verifiche che bisognerà fare». Che il sindaco possa ripensarci lo conferma tra le righe il suo legale Enzo Musco, che ha dichiarato: «Le spiegazioni di Marino sono più che sufficienti per riabilitarlo».E ha aggiunto: «Confermo che Marino è stato sentito come persona informata dei fatti, e che non è indagato per nulla. Tutta questa vicenda è stata scritta dai magistrati come “notizie non costituenti reato”».

Sindaco ieri in procura
Marino ieri ha respinto le accuse, portato documentazione e rilanciato: «Tutte le sottoscrizioni a mio nome in calce ai giustificativi di spesa non sono autentiche, come può facilmente rilevarsi a occhio nudo». Un lungo monologo, dichiarazioni spontanee con le quali il sindaco ha cercato sbrogliare una matassa che gli è costata la poltrona in Campidoglio. Il fascicolo avviato nelle scorse settimane dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e affidato all'aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Roberto Felici, dopo gli esposti dei gruppi consiliari di Fratelli d'Italia e Movimento 5 stelle, resta al momento senza indagati. Nella sua ricostruzione Marino ha cercato di fornire elementi utili a chiarire tutti i passaggi relativi all'utilizzo della carta di credito spiegando, a suo dire, che non c'è stata alcuna attività illecita.

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