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Papa Bergoglio: «Monsignor Romero diffamato e calunniato anche dai…

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Papa Bergoglio: «Monsignor Romero diffamato e calunniato anche dai vescovi»

“Il martirio di monsignor Oscar Romero è continuato anche dopo essere stato assassinato, perché fu diffamato e calunniato, anche da suoi fratelli nel sacerdozio e nell'episcopato”. Così il Papa nell'udienza al pellegrinaggio dal Salvador. “È stato lapidato con la pietra più dura che esista al mondo: la lingua”, ha aggiunto.

“Il martirio di monsignor Romero non fu solo nel momento della sua morte: iniziò prima, ma iniziò con le sofferenze per le persecuzioni precedenti alla sua morte e continuò anche posteriormente, perché non bastava che fosse morto: fu diffamato, calunniato, infangato. Il suo martirio continuò anche per mano dei suoi fratelli nel sacerdozio e nell'episcopato”, ha affermato papa Francesco, aggiungendo questi passi 'a braccio' al suo discorso in spagnolo ai pellegrini del Salvador, in Vaticano per ringraziarlo della beatificazione dell'arcivescovo-martire, ucciso dagli squadroni della morte il 24 marzo 1980. “Solo Dio - ha detto ancora il Pontefice, sempre in spagnolo - conosce la storia della persona. E vede se la stanno lapidando con la pietra più dura che esiste nel mondo: la lingua”.

In Salvador, ha detto Papa Francesco, «la testimonianza di monsignor Romero, si è unita a quella degli altri fratelli e sorelle, come padre Rutilio Grande, che, non avendo paura di perdere la vita, l'hanno guadagnata e sono stati intercettori del loro popolo davanti al Vivente, che vive per secoli e secoli e ha nelle sue mani le chiavi della morte e della vita».
Il Pontefice ha ricordato - nel discorso ai 500 pellegrini arrivati dal Salvador per ringraziarlo della beatificazione di Romero - il suo confratello gesuita, Rutilio Grande Garcia ucciso anch'egli dagli squadroni della morte nel 1977 e la cui causa di beatificazione e' stata aperta nei mesi scorsi in Salvador.

Per monsignor Jose' Luis Escobar, presidente della Conferenza Episcopale del Salvador, Oscar Arnulfo Romero è stato «il figlio migliore» del Salvador e la sua beatificazione è «la pagina più bella della storia della nostra Chiesa e del nostro paese». Salutando il Papa a nome dei 500 pellegrini giunti dal paese centro-americani per ringraziarlo della beatificazione di Romero, il presule ha parlato del «grave conflitto fratricida» in corso nel paese latino-americando, indicando l'esempio di Romero e di Rutilio Grande come ispirazione per costruire una «società più giusta, riconciliata e in pace» e invitando il Papa a visitare il Salvador con un viaggio che sarebbe «sublime balsamo curativo della nostra situazione, dove il popolo soffre una grave violenza che causa dolore e morte».

Rispondendo al presule, Francesco ha menzionato anch'egli la «terribile tragedia della sofferenza dei tanti nostri fratelli a causa dell'odio, della violenza e della ingiustizia», invocando una «pioggia di misericordia e bontà, un torrente di grazia» capace, nel nome di Romero, di «convertire tutti i cuori» affinché tutti si sentano «fratelli senza differenze, perché tutti siamo una sola cosa in Cristo nostro Signore».

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