L'Ocse crede nella ripresa italiana. La conferma arriva scorrendo l'ultima edizione del suo Economic Outlook, in cui le stime sulla crescita della nostra economia prevedono un’espansione del Pil dello 0,8% per il IV trimestre di quest’anno e dell'1,4% sia nel 2016 che nel 2017, dopo l’arretramento dello 0,4% ne l 2014. Si tratta di una lieve revisione al rialzo rispetto alle previsioni contenute nell'Interim Economic Outlook di settembre (+0,7% nel 2015, +1,3% nel 2016).
Stime in positivo per tutti i fondamentali
Le buone notizie, tali anche se espresse con numeri decimali, riguardano un po’ tutti i fondamentali della nostra economia. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si attende infatti un debito pubblico in aumento al 134,3% del Pil quest'anno (dal 132,3% del 2014), ma prevede poi una discesa al 133,5% nel 2016 e al 131,8% nel 2017. Il deficit/Pil è stimato rispettivamente a 2,6%, 2,2% e 1,6 per cento. In altre parole, il deficit pubblico «continuerà a diminuire, con la ripresa economica che aumenta gli introiti fiscali e l'onere per interessi sul debito pubblico che cala».Per l’occupazione la previsione è di un incremento dello 0,8% quest'anno, dell'1,4% nel 2016 e dell'1% nel 2017. Il tasso di disoccupazione dal 12,7% segnato nel 2014 dovrebbe gradualmente ridursi al 12,3% quest'anno, all'11,7% nel 2016 e all'11% nel 2017. L'inflazione resterà contenuta (0,2% quest'anno seguita da 0,8% nel 2016 e 1,2% nel 2017).
Prioritario spostare tassazione da lavoro a consumi
Il documento diffuso oggi dall’Ocse conteien anche diverse raccomandazioni all’Italia, in particolare quella di «spostare in modo permanente il peso della tassazione dal lavoro ai consumi e agli immobili e aumentare le tasse ambientali», due scelte che, se attuate, rafforzerebbero «le basi per una crescita piu' forte, piu' inclusiva e piu' amica dell'ambiente». Gli esperti Ocse rilevano in particolare che l’estensione dei tagli ai contributi previdenziali costituisce una priorità «per consolidare la ripresa del mercato del lavoro». Sul fronte ambientale, il suggerimento è invece quello di dare più spazio a meccanismi di pagamento quali le tasse sul traffico (le cosiddette congestion charges) e sul'inquinamento, mentre la tassazione dei veicoli dovrebbe essere strutturata in modo da riflettere le emissioni di anidride carbonica e altri aspetti ambientali.
Bad bank per “gestire” le sofferenze bancarie
Quanto ai fattori che frenano la nostra ripresa, l’Economic Outlook individua uno dei principali problemi dell’economia italiana nella zavorra delle sofferenze, che «mina la crescita degli investimenti» e comprime il credito. «Il calo del credito bancario al settore privato si sta finalmente affievolendo», aggiunge l'Ocse, «con i prestiti alle famiglie che mostrano dinamiche piu' positive di quelli alle imprese». «Recenti iniziative del governo, come procedure fallimentari piu' efficaci e tempi piu' brevi per la cancellazione delle sofferenze dai bilanci bancari, sono passi positivi per ravvivare il mercato del credito», prosegue l'Ocse, convinta che un'autentica svolta potrebbe arrivare con la creazione di una “bad bank”, che potrebbe però richiedere molto tempo a causa dei limiti comunitari sugli aiuti statali.
I passi indietro per l’economia globale e le responsabilità della Cina
Sostanzialmente buone e ottimistiche per l’Italia, le previsioni Ocse cambiano verso quando trattano dell'economia globale, la cui espansione sarà del 2,9% nel 2015 e del 3,3% nel 2016, un passo indietro rispetto a settembre, quando l'Interim Economic Outlook scommetteva su una crescita mondiale del 3% quest’anno e del 3,6% l’anno prosssimo. Secondo l'organizzazione di Parigi, il peggioramento della prospettiva globale èlegato al rallentamento del commercio internazionale, dovuto in particolare alla frenata della Cina. Rispecchia questa attesa il dato sul’espansione del commercio globale reale, data al 2% nel 2015, in netta frenata rispetto al 3,4% del 2014, anche se nel prossimo biennio dovremmo poter contare su una ripresa (+3,6% nel 2016, +4,8% ne l 2017. «La debolezza del commercio globale», sottolinea l'Outlook, puo' essere interpretata come «un'avvisaglia di un ulteriore rallentamento della crescita del Pil globale». Cuore del problema è «il ruolo della Cina rispetto ai prezzi delle materie prime e alle catene di valore globali» in un contesto nel quale le economie avanzate «si sono confermate fin qui resistenti». A preoccupare sono anche gli investimenti reali, che «continuano a deludere» e «le esposizioni finanziarie dei mercati emergenti» le quali «potrebbero creare tensioni».
Sostegno alla domanda e riforme per invertire la rotta
Invertire la rotta, prosegune l’analisi Ocse, è comunque possibile, a condizione di «ricalibrare le politiche a sostegno della domanda», puntando sulle riforme strutturali («in particolare nel settore finanziario e nei servizi di rete in Europa») e «approfittando dei bassi tassi di interesse per aumentare gli investimenti in infrastrutture pubbliche, incluse «quelle a contrasto del cambiamento climatico globale». Quanto all'area euro, cresciuta dello 0,9% nel 2014, l'Ocse scommette su un'espansione dell'1,5% nel 2015 e dell'1,8% nel 2016, in lieve peggioramento rispetto all'Interim Economic Outlook (+1,6% nel 2015 e +1,9% nel 2016). Tra le grandi economie dell'Eurozona, la Germania subisce una lieve correzione al ribasso (+1,5% nel 2015 e +1,8% nel 2016; +1,6% e +2% secondo i dati di settembre) mentre la Francia e' interessata da una revisione al rialzo per il 2015 (da +1% a +1,1%) e una revisione al ribasso per il 2016 (da +1,4% a +1,3%).
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