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antiterrorismo internazionale

Operazione «Jweb» contro l'Isis in Italia e in Europa: 17 arresti. Merano crocevia degli aspiranti jihadisti

Tra Italia, Regno Unito, Norvegia e Finlandia sono stati arrestati 16 curdi e un kosovaro indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transnazionalità del reato. Sette gli arresti in Italia.

I Carabinieri del Ros – con l'operazione battezzata Jweb, dall'iniziale della parola jihad, unita alla Rete – in collaborazione con le autorità giudiziarie e di polizia di Regno Unito, Norvegia, Finlandia, Germania e Svizzera, hanno infatti eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura di Roma. Contestualmente sono state eseguite numerose perquisizioni sia in Italia, nelle province di Bolzano, Parma e Brescia, sia in Norvegia, nel Regno Unito, in Finlandia, in Germania e in Svizzera.
L'operazione ha permesso di individuare un'organizzazione terroristica che incarna l'evoluzione del modello jihadista di tipo tradizionale dimostratasi ancora più insidiosa, rimanendo gerarchicamente strutturata, con il proprio vertice in Norvegia, ed articolata in cellule operative in numerosi Paesi, tra cui un'importantissima articolazione in Italia, ma con una centralità della componente informatica, in cui trova la sua sede virtuale ed il suo strumento di connessione continua, che azzera le distanze fisiche tra i suoi membri, tutelandone anche le reali identità, valorizzando il carattere unitario dell'associazione e la sua capacità di operare in tempi reali in Europa come nei teatri di jihad.

Gli arresti del Ros scaturiscono da una complessa e prolungata attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, avviata nel 2010 a seguito dell'individuazione del sito internet www.jarchive.info, con chiara connotazione jihadista. riconducibile ad Al Qaida ed alle organizzazioni terroristiche ideologicamente affiliate.

La cellula italiana
L'analisi delle connessioni al sito ha consentito di identificare, tra i “navigatori” che dall'Italia avevano avuto accesso al materiale jihadista, oltre ad un marocchino arrestato lo scorso luglio, anche un cittadino curdo iracheno, che manifestava chiari segnali di radicalizzazione.
Il prosieguo delle indagini ha documentato l'esistenza e l'operatività di una cellula italiana, dedita al reclutamento e radicalizzazione di militanti, principalmente attraverso il web.
La cellula è un'articolazione dell'organizzazione terroristica internazionale “Rawti Shax” o “Didi Nwe”, che fa capo a Faraj Najmuddin Ahmad, alias Mullah Krekar, già fondatore nel 2001 di Ansar Al-Islam, gruppo terroristico curdo-sunnita costituito allo scopo di instaurare uno stato islamico con metodi violenti nel Kurdistan iracheno, inserito nelle liste del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Ansar Al-Islam aveva subito un vero e proprio smantellamento, a seguito dell'azione militare dello Stato Iracheno, sostenuta dalle forze della coalizione occidentale, nonché delle azioni giudiziarie che avevano colpito i canali di reclutamento e finanziamento in Europa.
Il Mullah Krekar, fuggito dall'Iraq e ottenuto asilo politico in Norvegia, negli anni successivi aveva continuato a sostenere pubblicamente l'attività dei gruppi dell'insorgenza sunnita irachena di matrice jihadista, convergenti in Ansar al-Islam ed al-Qaida in Iraq, venendo più volte arrestato e condannato per istigazione all'odio e alla violenza.
Parallelamente a tale attività, il Mullah Krekar, sempre nella prospettiva della costituzione di uno stato islamico in Kurdistan, aveva elaborato il progetto di un'organizzazione che superasse i limiti mostrati da Ansar al-Islam, perseguendo moduli organizzativi che ne garantissero la impenetrabilità e fossero compatibili con la localizzazione dei suoi membri in Europa.
“Rawti Shax” nasce quindi con l'obiettivo di “educare” una nuova generazione di curdi iracheni, sia residenti nelle aree di origine che, soprattutto, appartenenti alla diaspora curda in Europa, ad un'ideologia radicale di matrice religiosa affinché si preparassero, in futuro, a sostenere una rivolta violenta contro i regimi di infedeli che governano nelle aree curde. È stata anche fondata – a questo fine – una vera e propria università virtuale, con un proprio sito internet.
La Procura di Roma, quella nazionale antimafia e antiterrorismo e i Ros hanno scoperto che, oltre a questo livello pubblico dell'attività di Rawti Shax, garantito dalla tutela della libertà di manifestazione del pensiero e di culto propria degli Stati Europei, ne esisteva però anche uno clandestino, su due livelli:
- il primo finalizzato ad entrare in contatto con le organizzazioni terroristiche attive in Kurdistan, quali il Kurdistan Batallion, articolazione di al-Qaida in Iraq, protagonista di sanguinosi attacchi documentati in molteplici video di propaganda, in particolare tra il 2007 e il 2009, e ciò al fine di garantirsi un sostegno militare da impiegare per le attività progettate nell'area;
- il secondo relativo alla costituzione di un “Comitato Segreto” di Rawti Shax con compiti operativi, anche di esecuzione di azione violente, in cui è coinvolto in prima fila Abdul Rahman Nauroz. Alcune di queste azioni prevedevano attentati terroristici in Norvegia come ritorsione contro l'arresto del Mullah Krekar o il sequestro di diplomatici all'estero per negoziarne la liberazione in cambio del rilascio dello stesso Krekar.

Il ruolo dell'Italia
Per quanto riguarda l'Italia, il ruolo di “Rawti Shax” quale filiera di facilitazione per la Siria è emerso nella vicenda di uno tra i sette arrestati in Italia. Nell'attività di reclutamento è risultato infatti particolarmente attivo Abdul Rahman Nauroz, sia attraverso internet sia direttamente, attraverso “lezioni” che teneva nel proprio appartamento di Merano - luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti - al fine di convincere i suoi allievi, e tra questi in particolare Hasan Saman Jalal, a partecipare ad azioni armate di guerra o terroristiche pianificate come suicide. Mentre l'intenzione di Hasan Saman Jalal non si è mai tradotta in azione, altri membri di Rawti Shax, parte dei quali non sono stati identificati, sono riusciti a raggiungere il teatro siro-iracheno.
La rete di “Rawti Shax” si è adoperata per realizzare il proposito di un altro soggetto, di origine kosovare, Eldin Hodza, di partire per la Siria, finanziando il viaggio in aereo per Istanbul con 780 euro inviati dal responsabile della cellula di Rawti Shax in Finlandia e da un membro appartenente a quella Svizzera.
Il kosovaro partì il 1° gennaio 2014 e l'intero suo viaggio per la Turchia, dove ottenne il sopporto di fiancheggiatori allertati da “Rawti Shax”, è stato costantemente monitorato dagli investigatori del Ros. Il cittadino kosovaro è riuscito a passare il confine e ad essere accettato in un campo di addestramento che “è sotto la bandiera nera”, colore che denota i vessilli di Jabhat al-Nusrah e dello Stato Islamico.
A metà febbraio 2014 ha fatto rientro precipitosamente in Italia attraverso la Svizzera ma ha deciso nuovamente di partire per la Siria condividendo con la cellula italiana la sua esperienza terroristica sul campo e divenendo esempio da seguire.

In conclusione, gli elementi raccolti durante le indagini hanno consentito di documentare:
- l'esistenza di un'organizzazione terroristica, caratterizzata da un'ideologia radicale e violenta, da un gerarchia verticistica e dalla segretezza della struttura compartimentata in cellule presenti in Medio Oriente e in Europa, in particolare in Italia, Germania, Svizzera, Inghilterra, Finlandia, Grecia, Svezia, Norvegia, Iraq, Iran e Siria e costituita dal Mullah Krekar con l'obiettivo finale di rovesciare l'attuale governo del Kurdistan iracheno per sostituirlo con uno stato teocratico, di compiere atti di violenza in Europa e di alimentare dei teatri di conflitto (Siria ed Iraq), mediante l'invio di aspiranti combattenti (foreign terrorist fighters), anche al fine di addestrarli per il futuro conflitto in Kurdistan;
- il tentativo di reperire armi da destinare in territorio europeo, in particolare nei Paesi Bassi;
- le minacce di compiere azioni violente in Norvegia, come ritorsione verso quelle Autorità per la perdurante detenzione carceraria del Mullah Krekar, leader dell'organizzazione, tratto in arresto dalle Autorità norvegesi il 27 marzo 2012 o comunque contro obiettivi occidentali;
- il progetto, avallato dal vertice dell'organizzazione, di sequestrare personale diplomatico norvegese presente in un Paese europeo o in Medio Oriente, e di tenerlo in ostaggio al fine di negoziare con le Autorità norvegesi la liberazione del Mullah Krekar;
- la costituzione, in Italia e in Olanda, di cellule terroristiche dormienti, definite in codice “comitati segreti”, attivati con il sostegno logistico e finanziario dell'organizzazione;
- l'incessante opera di proselitismo e radicalizzazione di alcuni indagati per stimolare la partenza e l'arruolamento nelle fila di organizzazioni terroristiche, attraverso il convincimento della violenza quale unico mezzo di imposizione della legge islamica;
- la disponibilità da parte dei membri dell'associazione a morire in azioni suicide, facendosi “saltare in aria”;
- la raccolta di denaro destinato alle famiglie dei combattenti deceduti nei teatri di conflitto;
- il sostegno logistico e finanziario, assicurato dai vertici dell'organizzazione e dalle componenti stanziali in Italia, Finlandia, Svizzera e Inghilterra, per il reclutamento, l'instradamento e la partecipazione attiva di aspiranti combattenti stranieri al conflitto siriano.

Gli sforzi investigativi e di intelligence profusi hanno permesso di ricondurre le singole condotte ad un più ampio contesto, delineare l'organigramma completo di Rawti Shax e la complessiva strategia terroristica dell'associazione, riuscendo ad identificare evidentemente solo alcuni dei membri che si nascondevano spesso sotto pseudonimi in paltalk (una delle video chat più utilizzate) ovvero attraverso identità fittizie sui principali social network.

Il ruolo strategico del Web
Le indagini hanno evidenziato – viene ora ricordato anche nella conferenza stampa nella sede nazionale della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo alla presenza del Procuratore Franco Roberti e del comandante del Ros Giuseppe Governale – la centralità degli strumenti informatici, che costituiscono un piano clandestino e al tempo stesso universale, sede virtuale, tessuto connettivo, mezzo elettivo di comunicazione dei membri, luogo di confronto e formazione e principale strumento di divulgazione.
L'utilizzo di internet – hanno ricordato investigatori e inquirenti - ha consentito agli indagati di annullare le distanze tra gli associati, residenti in diversi Paesi europei, permettendo loro di mantenere una forte coesione di gruppo, rafforzata dalla periodica e frequente partecipazioni a chat virtuali, e di rimanere in contatto con la propria guida spirituale, il Mullah Krekar che, anche in carcere, ha continuato a rappresentare la guida non solo ideologica dell'organizzazione, mantenendone anche la direzione strategica sulle questioni più importanti, quale la partecipazione al conflitto siriano o la decisione di allinearsi con Isis.
Le indagini dei Carabinieri del Ros – con il ricorso a intercettazioni ambientali e telematiche svolte – hanno dunque svelato i rapporti e le gerarchie tra gli indagati, permettendo di decrittare comunicazioni riservate, intrattenute con eccezionale cautela. Gli indagati riducevano al minimo l'utilizzo di apparati telefonici, privilegiando sistemi di comunicazioni telematici e cercando sistematicamente di eludere le possibili attività di controllo, utilizzando terminologie codificate, alternando tratti di comunicazione verbale a gestualità riprese attraverso web-cam, a servizi di messaggeria istantanea.

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