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Merano, sette jihadisti scarcerati per un errore della Procura di Trento

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INDAGINI A OSTACOLI

Merano, sette jihadisti scarcerati per un errore della Procura di Trento

Oltre tre anni d’indagine dell’antiterrorismo dei carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) rischiano di sfumare per quello che appare un errore della Procura della Repubblica di Trento.

Gli accertamenti investigativi sono stati coordinati dal procuratore aggiunto capitolino Giancarlo Capaldo, esperto in materia terroristica, che aveva ricostruito con dovizia di particolari la rete dei diciassette arrestati, ritenuti legati a una cellula fondamentalista radicata in tutta Europa.

Stando a quanto emerso, all’indomani dell’esecuzione della misura cautelare i pm romani hanno inviato gli atti alla Procura di Trento, competente in quanto una parte dell’organizzazione avrebbe operato a Merano. Tuttavia nella seconda richiesta di convalida dell’arresto dei pm di Trento non ci sarebbe alcun riferimento agli altri sette terroristi arrestati. La richiesta, infatti, sarebbe concentrata esclusivamente su dieci soggetti.

Il giudice per le indagini preliminari, quindi, non ha potuto far altro che emettere un decreto con il quale ha rimesso in libertà i sette «terroristi conclamati», così come risulta dalle indagini dell’antiterrorismo. Di questi sette, tre risultano irreperibili, per uno si attendeva l’estradizione dalla Svizzera, mentre altri tre erano detenuti nelle carceri di Trento e Bolzano.

Per tutti, stando ai complessi e accurati riscontri del Ros, risulta l’imputazione prevista dall’articolo 270 bis del codice penale, l’associazione con finalità di terrorismo anche internazionale. In particolare, negli atti si legge che «dopo l’arresto del mullah Krekar in Norvegia», «iniziava una ristrutturazione delle compagini islamiche attorno ad Ansar al Islam», organizzazione terroristica presente in tutta Europa.

Così gli arrestati si «associavano tra loro e con persone non identificate, stanziali in Europa e in Medio Oriente, nell’ambito di una struttura organizzata transnazionale, confessionale, radicale e fondamentalista, chiamata Rawti Shax o Didi Nwe (“Il nuovo corso” o “Verso la montagna”) avente finalità di terrorismo internazionale, operante in rete in gruppi cellulari attivi in Europa e Medio Oriente (in particolare Germania, Svizzera, Inghilterra, Finlandia, Italia, Grecia, Svezia, Norvegia, Iraq, Iran e Siria), con l'obiettivo finale del rovesciamento dell’attuale governo del Kurdistan iracheno, per sostituirlo con uno Stato teocratico fondato sull’applicazione della sharia islamica, e l’obiettivo meditato del compimento di atti di violenza anche sul suolo europeo o contro obiettivi occidentali, allo scopo di intimidire la popolazione o esercitare pressioni su poteri pubblici e organizzazioni internazionali, nonché della partecipazione nei teatri dello jihad gestendo a tale scopo campi di addestramento paramilitari».
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