Sarà operativo da lunedì prossimo, con quindici giorni di anticipo rispetto all’apertura della Porta santa, il piano di sicurezza straordinario previsto a Roma per il Giubileo. A presentarlo nelle sue linee generali è stato stamane alla Scuola superiore di polizia il questore di Roma Nicolò D’Angelo, al termine della Conferenza romana per la sicurezza del Giubileo della Misericordia. Presente il prefetto di Roma e commissario straordinario per il Giubileo, Franco Gabrielli.
In campo 2mila uomini, pattuglie anche sui bus
Il piano - un’ordinanza di centinaia di pagine che sarà in vigore dal 23 novembre a tutto il prossimo anno - impegna oltre 2mila uomini. «Accanto a nuove aree di servizio, è stato disposto l’incremento dell’attività di pattugliamento a partire dalle aree periferiche», ha sottolineato il questore. I controlli riguarderanno in particolare i trasporti. «Tra pochi giorni - ha annunciato D’Angelo - vareremo un nuovo sistema di controllo sui mezzi Atac e su tutto il trasporto urbano. Saremo presenti sugli autobus con le nostre pattuglie». Con altre forze dell’ordine, in particolare la capitaneria di porto, saranno garantiti controlli e pattugliamenti sul fiume Tevere e neegli aeroporti, anche esterni. E tutte le vie di transito per porti e aeroporti saranno rafforzate con ulteriori servizi aggiuntivi.
Ordinanze ad hoc per ogni evento
Per ogni evento giubilare e per gli eventi della città di Roma, ha inoltre assicurato il questore, «ci saranno specifiche ordinanze con ulteriori risorse che chiederemo al Dipartimento della pubblica sicurezza». Sarà inoltre potenziato il sistema di videosorveglianza, così come la presenza delle forze dell’ordine «nei luoghi di assembramento e in quelli della movida» e nelle periferie. Verifiche più serrate avverranno sulle strutture ricettive e i B&B. A piazza San Pietro sarà attivo un sistema di controllo con i rapiscanner, con 30 accessi dedicati.
Lo stadio «potenziale luogo di pericolo»
Un capitolo a parte riguarda lo stadio Olimpico. «Un potenziale luogo di pericolo», ha riconosciuto il questore, sottolineando che «già il controllo attuale non è agevole. Noi già siamo uno dei pochi Paesi che fanno controlli e filtraggi non graditi. In questi momenti occorre stringere i controlli e saranno molto più rigidi. Utilizzeremo anche sistemi elettronici». Ovvero metal detector ai varchi d’accesso.
Gabrielli: «Giubbotti antiproiettile di nuova generazione»
È stato Gabrielli a spegnere le polemiche sulla presunta scarsa dotazione dei dispositivi di sicurezza per le forze dell’ordine. «Proprio per venire incontro alle esigenze degli operatori, abbiamo chiesto al ministero il potenziamento del dispositivo, tra cui quello principe dei giubbotti antiproiettile, possibilmente di nuova generazione», ha affermato il prefetto, che ha ricordato in generale come il piano sia stato «ulteriormente ricalibrato sulle vicende parigine».
«Nessuna contraerea, ma una no fly zone»
Sempre Gabrielli ha parlato di sicurezza aerea, spiegando che «in questo momento all’orizzonte del Paese e per la sicurezza della Capitale non abbiamo situazioni tali da dispiegare un sistema di contraerea». Ma Enac ed Enav «hanno concorso a disporre dispositivi amministrativi per l’interdizione al volo, ovvero una no fly zone». Quanto a droni e ultraleggeri «lavoreremo per impedire che si alzino in volo, con un’attività di intelligence e preventiva». Se non funzionerà, scatterà l’opzione di un sistema di intercettamento radar a terra e, «in determinate situazioni c’è un dispositivo aereo permanentemente in volo per intercettare chi non risponderà». Nel caso peggiore (un dirottamento modello Torri Gemelle), «si può pensare a un abbattimento solo se non si arrecherà un più nefasto risultato». «Su questi casi - ha precisato il prefetto - c’è comunque una catena di comando ben definita: è il ministro della Difesa l’organo di governo che deve decidere i comportamenti da prendere sui voli civili».
Il questore: «Non siamo al livello della Francia»
Roma non è comunque Parigi, ha fatto notare il questore D’Angelo. «Non stiamo allo stesso livello della Francia» e «la nostra città è la seconda per estensione territoriale in Europa. Dopo queste misure e tutto quello che abbiamo previsto, in campo restano solo due cose: o il coprifuoco o il campo di concentramento, ma noi non siamo né al coprifuoco né al campo di concentramento». «Noi non abbiamo le bidonville né le banlieue francesi», ha rimarcato D’Angelo. «Ci sono aree periferiche dove è più facile trovare alloggio, dove ci sono strutture abusive, garage, sottoscala ma la nostra presenza è sempre stata continua in queste zone».
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