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Vatileaks 2, al via il processo: respinta la richiesta di nullità

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Vatileaks 2, al via il processo: respinta la richiesta di nullità

Si è aperto stamattina alle 10.30, nella piccola aula del tribunale del Vaticano (la stessa dove tre anni fa fu processato e condannato il maggiordomo papale Paolo Gabriele), il processo “Vatileaks 2” nato dalla divulgazione delle carte della Cosea, la Commissione voluta da papa Francesco nel luglio 2013 per monitorare le strutture finanziarie vaticane e favorirne la riforma e sciolta a fine mandato. Per la prima volta, oltre ai presunti “corvi”, sono alla sbarra anche due giornalisti, Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, che hanno pubblicato le notizie e i documenti riservati.

Respinta richiesta nullità processo
Al termine della prima udienza del processo 'Vatileaks 2', il tribunale vaticano ha respinto l'eccezione di nullità del capo d'imputazione e del decreto di citazione a giudizio, presentata dall'avv. Lucia Musso, difensore di Emiliano Fittipaldi, per la mancata enunciazione dei fatti contestati e quindi per l'impossibilità a difendersi. Il Tribunale vaticano ha respinto la richiesta dei termini a difesa avanzata dall'avvocato Emanuela Bellardini per monsignor Vallejo Balda («Mi trattano benissimo - ha dichiarato - sono tranquillo, qui sono protetto») motivata dal fatto che il precedente difensore ha rinunciato all'incarico e quindi gli atti le sono stati dati solo ieri.

Pg: Vaticano rispetta la libertà di stampa
«In Vaticano non c'è la volontà di conculcare la libertà di stampa, che è un diritto riconosciuto in Italia ma anche nello Stato Vaticano». Lo ha affermato nell'aula del Tribunale Vaticano il promotore di giustizia aggiunto Roberto Zannotti, replicando alle dichiarazioni spontanee di Fittipaldi. Il pg ha precisato che quello iniziato oggi «non è un processo sulla pubblicazione di documenti, ma sulla modalità di acquisizione dei documenti». «I fatti - ha detto - verranno specificati ancor meglio nel Dibattimento. Contestazione sta nel fatto di aver acquisito documenti in maniera illecita»

Eccezione di Fittipaldi: impossibilitato difendermi
«Il decreto di citazione a giudizio che mi avete notificato non mi consente in alcun modo di difendermi, giacché non contiene, nemmeno implicitamente, la benché minima descrizione del fatto che mi viene addebitato» ha affermato in aula Fittipaldi, presentando eccezione, nella prima udienza del processo “Vatileaks 2”. «Si dice infatti - ha spiegato - che sono imputato di acquisizione e divulgazione di documenti e notizie riservate, ma non si dice affatto quali siano questi documenti, o quali siano queste notizie». Non solo. Fittipaldi ha aggiunto: «Ho deciso di comparire in questa udienza per doveroso rispetto nei confronti di questo tribunale che ha ritenuto di dovermi citare. Ma nel comparire ritengo di dover esprimere innanzitutto la mia incredulità nel trovarmi ad essere imputato di fronte ad una autorità giudiziaria diversa da quella del mio paese, pur avendo scritto e pubblicato in Italia il libro per il quale si pretende qui di incriminarmi».

Nuzzi: giudici non ammettono mio difensore di fiducia
«Il Vaticano respinge la mia richiesta di farmi assistere dal mio difensore di sempre, avv. Malavenda» ha denunciato stamattina su twitter Nuzzi, che ha postato anche una foto della decisione del presidente del tribunale vaticano che non ha ammesso l'avvocato Caterina Malavenda come suo patrocinatore.

Processo dal 30 novembre per tutta la settimana
È stato fissato al 28 novembre il termine per le prove della difesa. Il processo Vatileaks 2 riprenderà lunedì 30 novembre e proseguirà «tutti i giorni e se necessario anche di pomeriggio». Lo ha affermato il presidente del Tribunale della Santa Sede Giuseppe Dalla Torre. Lunedì sarà presa in esame la posizione di monsignor Balda e di Chaouqui. I l Papa (che ieri ha ribadito il suo fermo no ad una «Chiesa mondana..» ) ha dato un'indicazione precisa, che è quella di chiudere tutto prima dell'inizio del Giubileo, l'8 dicembre.

Gli imputati al processo
Cinque gli imputati nel processo: l'ex segretario della Cosea e della Prefettura degli Affari economici, il sacerdote spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda, l'ex componente laica Francesca Immacolata Chaouqui, di professione 'pierre', il segretario in seno alla Cosea di mons. Vallejo, Nicola Maio, e i due giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori dei bestseller “Via Crucis” e “Avarizia” sugli scandali finanziari d'Oltretevere. Tutti e cinque, davanti alla corte presieduta da Giuseppe Dalla Torre (l'accusa sarà sostenuta dal promotore di giustizia Gian Pietro Milano e dall'aggiunto Roberto Zannotti), devono rispondere di concorso nell'essersi procurati e aver divulgato notizie e documenti top secret riguardanti gli “interessi fondamentali” dello Stato vaticano (art. 116 bis del Codice penale, introdotto da papa Francesco con la legge IX del luglio 2013).

Le accuse
Vallejo Balda, Chaouqui e Maio sono accusati anche di associazione a delinquere, per aver formato un «sodalizio criminale organizzato», diretto proprio alla diffusione di carte e documenti vietati (art. 248). Per il primo reato gli imputati rischiano da quattro a otto anni di reclusione. I tre col reato associativo ne rischiano in aggiunta da tre a sei. Gli inquirenti vaticani, al termine di indagini durate sei mesi e che hanno visto l'arresto di mons. Vallejo (tuttora in cella) e di Chaouqui (subito rilasciata per la sua collaborazione), ritengono di avere prove schiaccianti a carico in particolare dei principali imputati, con il prelato spagnolo e l'ex consulente vaticana nel ruolo di menti dell' «organizzazione» diretta - per ammissione della stessa Chaouqui in una delle deposizioni - a raccogliere il più possibile di notizie e documenti segreti e di divulgarli all'esterno. In questo, Maio - vicino agli ambienti Opus Dei come Vallejo e Chaouqui - avrebbe fatto da esecutore. La responsabilità su chi avrebbe passato al giornalista Nuzzi le password di Vallejo Balda per l'acceso ai documenti Cosea sarebbe emersa nel corso del confronto del 17 novembre. Il monsignore l'aveva già ammesso in un precedente interrogatorio, sostenendo comunque di averlo fatto per le pressioni e le minacce della Chaouqui.

I capi di imputatazione
I reati contestati sono per tutti e cinque quelli legati alla sottrazione e diffusione di documenti riservati (articoli 63 e 116-bis del codice penale). Per Balda, Chaouqui e Maio si aggiunge il reato di associazione per delinquere (articolo 248 del codice penale, come modificato dalla legge del 2013, decisa proprio dopo il primo Vatileaks, quello che ha visto come unico colpevole il maggiordomo di Ratzinger, Paolo Gabriele).

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