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SwissLeaks, Falciani condannato a cinque anni di carcere

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il processo in svizzera

SwissLeaks, Falciani condannato a cinque anni di carcere

Cinque anni di carcere per aver diffuso in tutto il mondo i conti bancari di decine di migliaia di evasori fiscali, di trafficanti di droga e di prestanome di Cosa Nostra, i cui proventi si mescolavano con soldi puliti in una delle più grandi banche del mondo a Ginevra. Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha condannato Hervè Falciani per spionaggio economico ma lo ha assolto dalle altre imputazioni: acquisizione illecita di dati e violazione del segreto commerciale. Il reato di violazione del segreto bancario è decaduto perché si è prescritto. L'unico fatto che il processo è riuscito ad accertare è che Falciani ha trasmesso i dati prelevati dalla Hsbc a servizi e autorità straniere. Falciani, ex dipendente della Hsbc Private Bank di Ginevra, era accusato di aver sottratto dalla memoria della banca «almeno 13.619 file per un totale di 67 gigabyte, pari al 75% dei conti aperti presso la Hsbc Private Bank (Suisse) alla fine del 2006».

Sulla base del materiale diffuso da Falciani alla magistratura francese nel 2009, decine di paesi hanno aperto inchieste contro i clienti della banca recuperando centinaia di milioni di euro di imposte evase avvalendosi della collaborazione dell'ex dipendente della Hsbc. Quattro paesi (Francia, Belgio, Argentina e Spagna) hanno inoltre messo sotto accusa la banca per riciclaggio e le inchieste sono ancora in corso.

La sentenza è stata letta nell'aula del Tribunale alle 14 in punto. Falciani è stato giudicato in contumacia poiché ha deciso di non presentarsi al processo. In una conferenza stampa in Francia, qualche settimana fa, l'ingegnere italo-francese aveva dichiarato che quello di Bellinzona era «un processo farsa, senza prove, con testimoni che hanno detto il contrario di quanto affermato durante l'inchiesta. Sette anni di indagini per non scovare nulla. In Svizzera - aveva aggiunto - non ci sono le condizioni per un processo giusto ed equo. La Svizzera sta difendendo se stessa, la sua reputazione, la reputazione di una banca, nascondendo verità scomode».

Il Tribunale di Bellinzona è lo stesso che quattro giorni fa ha negato il trasferimento in Italia di oltre un miliardo di euro sequestrato su richiesta della procura di Milano alla famiglia Riva, proprietaria dell'Ilva di Taranto. Soldi custoditi presso la Ubs in Svizzera e che secondo i magistrati milanesi sarebbero frutto di appropriazione indebita.
«Non mi aspettavo nulla di diverso – dichiara Falciani al Sole 24 Ore -. Gli svizzeri sono quelli di sempre, ma questa sentenza non mi fermerà. Quello che mi interessa è di continuare la strada iniziata da tempo e che ho condiviso con molti paesi. Ecco, mi interessa che tutto ciò continui a camminare e che la lotta contro l'opacità prosegua. Ma dobbiamo essere consci che gli svizzeri sono solo degli intermediari dei personaggi corrotti che sono nei nostri paesi. Il lavoro più grande dobbiamo farlo a casa nostra. Ecco perché non ce l'ho con la Svizzera».

Il procuratore federale, Carlo Bulletti, si dichiara soddisfatto del verdetto: «Avevo chiesto sei anni, la condanna è di cinque. Il reato di spionaggio economico era il più rilevante. Io stesso avevo dichiarato che nessuno ancora sa come Falciani sia riuscito a prelevare i dati».
Il processo al whistleblower ex dipendente della Hsbc si era aperto il 2 novembre e si era concluso dopo cinque udienze senza chiarire i molti misteri della vicenda. E infatti il procuratore federale aveva ammesso che «non sappiamo se Hervé Falciani si sia fatto pagare per trasmettere i dati della Hsbc ai servizi di informazione stranieri ma questo non è importante» per arrivare a una decisione di colpevolezza.

A causa delle molte assenze dei testimoni e delle dichiarazioni contraddittorie, il dibattimento, per stessa ammissione del rappresentante dell'accusa, non era insomma riuscito a dimostrare che Falciani abbia venduto i file prelevati dalla banca. Bulletti aveva comunque parlato di straordinaria «energia criminale» di Falciani, in considerazione della grande quantità di dati che sono stati sottratti alla Hsbc. «Il caso Falciani è un caso speciale - aveva esordito il pm - sia per l'assenza dell'imputato» sia perché aveva sfidato la corte parlando a pochi chilometri dal confine svizzero e rifiutandosi di presentarsi in aula nonostante l'ipotesi di un salvacondotto. Il riferimento era alla conferenza stampa di presentazione del libro “Séisme sur la planete finance” che Falciani aveva dato il 28 ottobre a Divonne, in territorio francese al confine con la Svizzera, ospitato dall'associazione dei giornalisti della Confederazione elvetica.

Le lacune dell'inchiesta emerse nel dibattimento e la mancanza di prove sulla presunta vendita dei dati erano stati gli elementi sui quali Marc Henzelin, l'avvocato difensore di Falciani, aveva impostato la sua arringa. «Che cosa voleva vendere Falciani a Beirut? - si era chiesto il legale -. Dei dati raccolti sul web? Il suo savoir-faire? Non ne sappiamo niente. Niente indica che Falciani volesse vendere dei dati della Hsbc». Gli unici nomi che Falciani ha trasmesso a uno Stato estero, aveva proseguito, sono le identità di sette clienti della banca inviate per email agli agenti del fisco francese. Tutti gli altri dati - aveva aggiunto il difensore di Falciani - sono stati diffusi dalla giustizia svizzera, quando ha chiesto e ottenuto il sequestro del computer di Falciani in Francia.

Nella Hsbc «esistevano numerose falle», aveva spiegato il legale riferendosi al rapporto della Finma, l'autorità di sorveglianza sulle banche, che nel 2009 aveva evidenziato delle anomalie nell'istituto. Falciani, aveva aggiunto Henzelin, è accusato di aver rivelato i nomi di clienti «che avevano per la grande maggioranza l'obiettivo di frodare il fisco». Dei 2.325 clienti francesi finiti nella Lista Falciani, infatti, solo sei avevano dichiarato l'esistenza del conto al fisco di Parigi, lo 0,2%. Tutti gli altri erano evasori fiscali. In India, su 628 nomi solo 79 avevano comunicato l'apertura del conto. La Svizzera, aveva poi aggiunto, sta per abbandonare il segreto bancario e dunque «si sta giudicando un caso di retroguardia». La difesa di Falciani ora dovrà decidere se ricorrere in appello.

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