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A Roma stati generali minoranza Pd. «No al doppio ruolo…

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A Roma stati generali minoranza Pd. «No al doppio ruolo segretario-premier»

Superare il doppio ruolo di segretario-premier. Nessuna scissione, ma cambiare rotta politica. No al partito della nazione o al partito a vocazione maggioritaria, sì all'unità del centrosinistra, nel solco della lettera-appello dei sindaci “arancioni” di Milano Giuliano Pisapia, di Genova Marco Doria e di Cagliari, Massimo Zedda, perché lo “spirito dell'ulivismo non va archiviato. Sono le parole d'ordine dell'iniziativa delle minoranze dem “Con il Pd in un mondo che cambia. Per un nuovo centrosinistra” organizzata oggi a Roma al teatro Vittoria nel quartiere Testaccio. Un teatro gremito in ogni ordine di posti (molti sono rimasti fuori). Completo il parterre dei big della sinistra Pd, da Pier Luigi Bersani (che ha disertato la Leopolda a Firenze perché «è un'iniziativa che con il Pd non c'entra nulla») a Roberto Speranza, da Gianni Cuperlo a Guglielmo Epifani. Presente anche il vicesegretario Lorenzo Guerini. Nonché, un po' a sorpresa, l'ex ministro degli Esteri, la radicale Emma Bonino.

Speranza: superare la coincidenza segretario-premier
«La coincidenza segretario-premier non ha funzionato, ha depresso l'autonomia del Pd e va superata». La richiesta, esplicita, è stata avanzata dal bersaniano Speranza (ex Area riformista) che ha affondato il colpo: «In questi mesi il Pd ha fatto solo il megafono di Palazzo Chigi: ma così il Pd non serve, perché di partiti personali nel Paese ne esistono già abbastanza, noi siamo un'altra cosa, la leadership serve ma non basta». Netta però la chiusura dei vertici dem sul punto. «La coincidenza tra leadership e premiership è un atto costitutivo del Pd e non intendiamo tornare indietro» ha detto il vicesegretario dem, Lorenzo Guerini, lasciando il teatro Vittoria. Forte anche la richiesta di Speranza alla dirigenza dem di «invertire la rotta» per evitare «una rottura con un pezzo significativo del nostro mondo». No dunque al renziano partito della nazione («troppo spesso il Pd ha dato la sensazione di credere nell'autosufficienza, ma questa è un'idea sbagliata e pericolosa, la stessa che è alla base della legge elettorale»). L'orizzonte strategico resta il centrosinistra, che però «non si costruisce con il centrodestra». Sicché «Ncd è un partito che rispettiamo, ma la prospettiva politica è un'altra». E «sbaglia chi pensa che non ci siano più differenze tra destra e sinistra». Ecco perché l'appello dei sindaci all'unità del centrosinistra «va sicuramente nella direzione giusta».

Cuperlo: senza di noi Pd diventa un’altra cosa
Simile il ragionamento di Gianni Cuperlo. «Noi ci battiamo nel Pd per farne quello che deve essere - ha detto il leader di SinistraDem -. Diciamo che senza di noi, senza questo teatro il Pd non esiste e diventa un'altra cosa». Di qui l'appello a Renzi a una maggiore concertazione: «Da solo è troppo debole per affrontare i problemi enormi che ci sono. La sinistra non è il suo problema ma è parte fondamentale della soluzione». Con un consiglio: «Guardati da chi ti dà solo ragione». Cuperlo, tornando poi sulle parole del sindaco Dario Nardella, che aveva definito «non più sufficiente» lo schema della contrapposizione tra destra e sinistra, ha attaccato: «È un'idea sghemba, una pericolosa regressione culturale e politica».

Speranza: nessuna scissione, ma cambiare rotta
Resta fermo il no della minoranza interna all'ipotesi scissione. Nessuna intenzione, insomma, di abbandonare la “Ditta”. «Il Pd è la nostra scelta e la nostra prospettiva politica. Fuori dal Pd la fotografia è e resta inquietante, con Salvini Grillo, Berlusconi» ha chiosato Speranza, che ha rivolto un appello a Cuperlo e Lo Giudice (quest’ultimi portavoce di Retedem), tra gli organizzatori dell'iniziativa, a una maggiore unità d'azione, perché «in passato ci siamo troppo divisi e siamo stati troppo chiusi in Parlamento in una logica emendativa che non ha portato risultati sperati». Senza il Pd, però «non si può costruire il centrosinistra». E il vero nemico sono «la destra e i populismi vecchi e nuovi». Rivolgendosi ai fuoriusciti dal Pd e a chi dentro Sinistra Italiana (riunita oggi a Napoli) ha giudicato tardivo e inutile l’appello all'unità dei tre sindaci 'arancioni', Speranza ha aggiunto: «Il nemico non può essere il Pd, sbaglia chi dice questo, il Pd deve essere motore del centrosinistra».

Sulla necessità di portare avanti la battaglia politica dentro il Pd ha insistito anche Cuperlo: «In questi due anni il segretario ha fatto cose positive ma anche errori molto seri, tuttavia oggi la sinistra vincente - ha detto l'ex presidente del partito - non può essere costruita contro il partito più grande, sarebbe una fuga dalla realtà». Per questo, «noi ci battiamo dentro il Pd», ma pensiamo che il Pd da solo «non possa esaurire il perimetro» del centrosinistra e «della democrazia nel Paese».

No attacchi da minoranza Pd a ministra Boschi
Nessun affondo, però, contro la ministra Boschi, sotto i riflettori per il presunto conflitto di interessi sul caso della banca Etruria, a causa del ruolo del padre, Pier Luigi Boschi, che per otto mesi è stato vicepresidente della Banca Etruria, una delle quattro banche oggetto del salvataggio da parte del governo. La sinistra Pd non ha cavalcato la richiesta di dimissioni avanzata ieri su Facebook dallo scrittore Roberto Saviano. Anzi, la ha giudicata «esagerata». E da questa linea non si è discostato nessuno: la pensa così Cuperlo, si è detto d'accordo Bersani, mentre Guerini ha negato in maniera categorica che sia scesa «un'ombra» sulla Boschi, né il governo da questa vicenda esca indebolito.

Saviano insiste: Boschi chiarisca, troppe opacità su BancaEtruria
Ma Roberto Saviano ha insistito: la ministro Boschi chiarisca, sul caso BancaEtruria ci sono «troppe opacità». Se non lo farà, «restando al suo posto, significa che «nulla è cambiato, la Leopolda è una riunione di vecchi arnesi affamati» e «il Pd un'accolita che difende i malversatori a scapito dei piccoli risparmiatori». Parole affidate anche oggi ad un post sul suo profilo Facebook.

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