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Nel regno dei casalesi. Gli affari di Michele Zagaria & soci

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inchiesta / mafie

Nel regno dei casalesi. Gli affari di Michele Zagaria & soci

Il 29 giugno Alessandro Falco, amministratore unico e proprietario della Cis meridionale srl, ha firmato il bilancio 2014 nel quale danno bella prova il fatturato, di poco superiore a sei milioni e l'utile, messo a riserva, di 82.643 euro, che è pur sempre il triplo dell'anno precedente. Margine operativo lordo (Mol) di oltre 1,3 milioni, alte redditività e remunerazione del capitale proprio e di quello investito, solidi indicatori patrimoniali e zero problemi negli affidamenti bancari.

A spiccare – in questa società di Trentola Ducenta (Caserta), nata l'11 novembre 1986 per gestire ipermercati nel pieno regno dei Casalesi – è quell'attivo netto di 42,2 milioni, per lo più dato dal valore di terreni e fabbricati, di 454mila euro superiore all'anno precedente e addirittura di 752mila euro più alto del 2012.

Affari a gonfie vele, insomma, per questa società proprietaria del Jambo, uno dei centri commerciali con gallerie di negozi più grandi della Campania. Tanto da far sottoscrivere al suo amministratore a pagina 13 e 14 delle 56 pagine di bilancio depositate che «il Jambo, attraverso soprattutto un'attenta politica di fidelizzazione della propria clientela è riuscito a mantenere un ruolo di leadership nella isocrona primaria di Napoli Nord e una forte differenziazione competitiva e presenza significativa in termini di numero e soddisfazione della clientela in tutta l'area metropolitana di Napoli. In questa chiave vanno letti gli investimenti già realizzati ed altri in corso di sviluppo, finalizzati a due macro interventi: adeguamento del parcheggio per i posti auto al fine di migliorare il numero di accessi e le modalità di fruizione per gli acquirenti; avvio di un progetto di ampliamento della struttura finalizzato alla massima valorizzazione della funzione di entertainment come nuovo e reale vantaggio competitivo nell'ambito del proprio bacino di utenze».

A interrompere questo scenario da esplosione economica in un'area devastata dalla disoccupazione e dal lavoro nero, è arrivata la Direzione distrettuale antimafia di Napoli che, grazie al lavoro dell'aggiunto Giuseppe Borrelli, dei pm Catello Maresca, Maurizio Giordano e Antonello Ardituro, oltre a Francesco Greco e Cesare Sirignano (Dnaa), il 10 dicembre ha sequestrato il centro commerciale il cui valore è ormai stimato intorno ai 60 milioni. Il sequestro (dei Ros agli ordini del comandante Giovanni Fabi e della Squadra Mobile di Caserta) è stato accompagnato da una raffica di ordini di arresti, tra i quali il sindaco di Trentola Ducenta Michele Griffo. Indagati amministratori, funzionari comunali e lo stesso Falco.

Già perché investigatori e inquirenti ritengono che i fratelli Falco (Alessandro e Ortensio) fossero dalla fine degli anni ‘90, prestanome, fiduciari e cassieri della principale cassaforte finanziaria ed economica di Michele Zagaria, ora passata nelle mani dello Stato.

Una cassaforte non solo di liquidità («strutturando e consolidando le capacità di attrarre clienti si prevede per il 2015 un aumento dei propri volumi d'affari», si legge a pagina 9 del bilancio della srl) ma, per investigatori e inquirenti, anche di impenetrabilità. Sotto la gestione dei fratelli Falco, infatti, gli uffici e gli ambienti riservati del Jambo venivano utilizzati anche per gli incontri tra il latitante Michele Zagaria (arrestato il 7 dicembre 2011 nel suo bunker di Casapesenna), i vertici del clan, gli imprenditori e i politici collegati al clan.

Michele Zagaria «non è un semplice malavitoso ma è uno con una marcia in più, sapeva parlare bene, conosceva le lingue, sapeva vestirsi, sapeva gestire le operazioni economiche», dichiarerà il 7 febbraio di quest'anno ai pm napoletani il suo braccio destro Massimiliano Caterino e infatti così è stato per il destino del Jambo che, partito con una superficie di 4.148 metri quadrati, arriverà a contarne – in attesa di ulteriori ampliamenti già pianificati e che non avrebbero certo incontrato ostacoli in un comune asservito al clan – oltre 60mila.

Una gallina dalle uova d'oro al punto che i periti della Dda, spulciando bilanci e scritture contabili, hanno ricostruito che i 754.882,69 euro di utili societari dal 2000 al 2013 apparentemente attribuiti ai fratelli Falco, per buona parte entravano nella disponibilità diretta di Zagaria. A ciò si aggiunge, come risulta dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Generoso Restina che, attraverso artifici contabili e sovrafatturazioni dalle ditte che offrivano servizi al centro commerciale o che provvedevano all'ampliamento del centro stesso, venivano costituite riserve occulte di contanti “in nero” che entravano dritte dritte nel portafoglio dello stesso Zagaria. Che, per ora, è diventato più povero.

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