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Vatileaks 2: concessi arresti domiciliari a monsignor Lucio Vallejo Balda

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il processo sulla divulgazione di carte segrete

Vatileaks 2: concessi arresti domiciliari a monsignor Lucio Vallejo Balda

Il Tribunale vaticano ha concesso gli arresti domiciliari a monsignor Lucio Vallejo Balda, imputato del processo 'Vatileaks 2' per la divulgazione delle carte segrete della Santa Sede. Il prelato spagnolo, arrestato a inizio novembre, ha lasciato ieri la cella della Gendarmeria ed è ora ai domiciliari in un alloggio in Vaticano. La notizia è stata riferita da padre Federico Lombardi. Il prelato era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla sottrazione e divulgazione di notizie e documenti riservati della Santa Sede. Insieme a lui è indagata la pr Francesca Chaouqui. Nella vicenda alla sbarra , oltre ai presunti “corvi”, anche due giornalisti, Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, che hanno pubblicato le notizie e i documenti riservati.

Nominato il perito informatico
Intanto il Tribunale vaticano ha nominato il consulente tecnico d'ufficio che eseguirà la perizia informatica nell'ambito del processo sulla divulgazione dei documenti riservati della Santa Sede. Si tratta del prof. Paolo Atzeri, di Roma. Entro il 30 dicembre la difesa potrà nominare un perito di parte. L'inizio delle operazioni peritali sulle comunicazioni via mail, sms e whatsapp tra gli imputati Vallejo Balda, Chaouqui e Maio è stato fissato per l'11 gennaio, il termine per il 20 febbraio. Solo successivamente riprenderà il processo. La perizia informatica era stata chiesta nell'ultima udienza del 7 dicembre scorso dall'avvocato difensore di Francesca Immacolata Chaouqui, Laura Sgrò, che riteneva necessario un accertamento più completo sulle conversazioni via whatsapp, sms e email tra la stessa Chaouqui e monsignor Lucio Vallejo Balda, poiché quelle agli atti risulterebbero lacunose, mancanti di parti e con cancellature.

L’udienza sarà a porte chiuse
«L'acquisizione per intero delle conversazioni è necessaria per avere una visione più chiara», aveva sottolineato la legale in aula. La Corte presieduta da Giuseppe Dalla Torre ha accolto la richiesta, tenendo comunque conto dei rilevi dell'accusa, in particolare del promotore di giustizia aggiunto Roberto Zannotti, che si è detto d'accordo con l'acquisizione dell'integralità delle conversazioni e del loro esame da parte di un perito a patto che la loro utilizzazione nel processo abbia attinenza con i fatti al centro del procedimento. A tale proposito, il Tribunale, nell'ammettere la perizia informatica sui telefonini e sui computer, che sarà condotta alla presenza di un perito di parte, ha anche previsto che si tenga un'udienza a porte chiuse per decidere quali parti poi acquisire al fascicolo processuale, in base appunto alla loro rilevanza.

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