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Decreto Ilva, al via il voto sugli emendamenti in Aula alla Camera

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Decreto Ilva, al via il voto sugli emendamenti in Aula alla Camera

È cominciato in Aula alla Camera il voto sui circa 80 emendamenti al decreto legge per la cessione dell’Ilva, che scade il 2 febbraio. Il via libera finale al provvedimento dovrebbe arrivare domani pomeriggio. L’intenzione della maggioranza è quella di blindare il testo che uscirà da Montecitorio per consentire la conversione in legge rapida da parte del Senato.

I nuovi emendamenti
Il dl prevede la cessione dell’Ilva entro fine giugno. Da domenica scorsa si sono aperti i 30 giorni di tempo previsti dalla procedura dell’avviso internazionale affinché i soggetti potenzialmente interessati presentino le loro candidature (manifestazioni di interesse). I 30 giorni si concluderanno alle 18 del 10 febbraio. Rispetto alle novità introdotte dalle commissioni Ambiente e Attività produttive, che già hanno modificato il testo rispetto a quello varato da Palazzo Chigi il 4 dicembre, le proposte di modifica presentate in Aula puntano ad ammettere agli aiuti del Fondo di garanzia le imprese che nel 2012 hanno fatto con l’Ilva o con suoi general contractor almeno il 50% del fatturato (e non il 75%, come previsto ora).

Vicari (Mise): «Massima trasparenza»
Il trasferimenti delle aziende del gruppo Ilva avverrà attraverso una «trattativa privata», ma «in ogni caso il massimo della pubblicità è stato dato». Lo ha ribadito in Aula la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Simona Vicari, assicurando che sono stati rispettati i «criteri che la legge impone sulla trasparenza». Vicari ha ricordato, in particolare, che l’invito a presentare le relative manifestazioni di interesse «è stato pubblicato sui giornali nazionali e internazionali e sui siti, avendo dato un ragionevole lasso di tempo, più di un mese, perché la prima scadenza è prevista per il 10 di febbraio».

La ministra Guidi convoca i sindacati il 20 gennaio
Intanto la ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha convocato per il 20 gennaio alle 19 al Mise i sindacati nazionali dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm per discutere della vicenda Ilva. La richiesta di un confronto col Governo era stata avanzata dalle sigle nazionali, e poi rilanciata anche dai territori, tra cui Taranto, dove l’Ilva ha lo stabilimento più grande del gruppo con 11mila addetti, propripo dopo la presentazione del decreto. Sul passaggio dell’Ilva i sindacati chiedono chiarezza al governo ma soprattutto il mantenimento dell’unitarietà del gruppo, il suo rilancio industriale e produttivo, il risanamento ambientale e la tutela dei posti di lavoro.

Ieri la protesta dei lavoratori di Genova
Ieri sono stati i lavoratori dell’Ilva di Genova a scioperare promuovendo un corteo nel capoluogo ligure, con la Fiom Cgil a fare la parte del leone, e arrivando a sfondare le porte del Consiglio comunale. “Pacta servanda sunt”, recitava lo striscione in testa al corteo, allusione a quell’accordo di programma del 2005 che stabiliva garanzie di continuità di reddito prefigurando un nuovo sviluppo della fabbrica. Ai 1.635 dipendenti non basta l’emendamento Pd approvato in commissione Attività produttive che stanzia 1,7 milioni proprio per garantire un’integrazione aggiuntiva di reddito ai dipendenti dello stabilimento genovese.

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