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Canzio: «Reato di clandestinità inutile, inefficace e perfino…

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Cassazione, inaugurazione anno giudiziario

Canzio: «Reato di clandestinità inutile, inefficace e perfino dannoso»

Depenalizzare il reato di immigrazione clandestina perché la risposta penale si è rivelata «inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa», mentre una sanzione amministrativa, fino al provvedimento di espulsione, «darebbe risultati concreti». Riformare la prescrizione in modo strutturale, sterilizzandola dopo l'esercizio dell'azione penale o almeno dopo la sentenza di condanna in primo grado. Ripensare, «con spirito innovativo», all'intero sistema della giustizia tributaria di merito, abolendo le commissioni tributarie e trasferendone la competenza a sezioni specializzate di Tribunali e Corti d'appello. Prevedere in Cassazione una sorta di sezioni stralcio per lo smaltimento “accelerato” delle cause civili pendenti più antiche. Approvare la riforma del processo penale che, nella parte sulle impugnazioni, avrà un'efficacia deflattiva anche in Cassazione, dove nel civile pendono 105mila ricorsi (record storico assoluto) e nel penale 35.980. Sono alcune delle proposte che, nello spirito di un dialogo costruttivo, il primo presidente della Cassazione Gianni Canzio ha rivolto a Governo e Parlamento nella cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario in corso al Palazzaccio di fronte alle più alte autorità dello Stato, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Cassazione, nel civile uno stratosferico arretrato di 105mila cause
Proposte che si inseriscono in un ragionamento “circolare” sulla “crisi” della giurisdizione, in particolare della Cassazione. Perché, se nel panorama generale della giustizia si intravedono segnali di ripresa, in Cassazione non può dirsi la stessa cosa. Anzi, c'è un peggioramento documentato da dati da capogiro: nel civile, l'ormai stratosferico arretrato di 105mila cause nasce dall'impossibilità di fronteggiare, malgrado «l'altissima produttività» di ciascun magistrato (215 sentenze all'anno), i quasi 30mila ricorsi in entrata, di cui il 38,5% in materia tributaria e il 20,2% in materia di lavoro e previdenza, con ricadute sulla durata media del giudizio, schizzata a 44,4 mesi (quasi 4 anni); nel penale, l'ondata di 53.539 ricorsi annui non riesce a essere azzerata dall'incremento di produttività di ciascun giudice (487 provvedimenti) e perciò ha fatto aumentare la pendenza del 5,4%, anche se la durata del giudizio resta sotto la soglia europea (7 mesi e 9 giorni).

Necessari interventi di riforma e autoriforma
Rispetto alle supreme Corti degli altri Paesi europei, osserva Canzio, il «divario quantitativo» ha assunto «(s)proporzioni strabilianti», anzi «mostruose». Non ci si deve stupire, quindi, se la «qualità» della risposta giudiziaria «rischia di scadere», come testimoniano «il moltiplicarsi dei contrasti interni» (tra le diverse sezioni della Corte) e la «scarsa incidenza» dei principi di diritto affermati rispetto al flusso dei ricorsi. Di qui la necessità di «rapidi interventi di riforma e di autoriforma». Canzio si rivolge a governo e Parlamento per le misure necessarie ad uscire dalla crisi, ricordando però che non tutto si può risolvere in un «meccanico esercizio ragionieristico di numeri» perché il «nudo efficientismo senz'anima rischia di piegare i nobili orizzonti costituzionali verso un inaccettabile modello di magistrato burocrate, preoccupato più della difesa del proprio status che della tutela dei diritti degli altri». Ai giudici ricorda che hanno «il dovere di avviare un virtuoso percorso interno di autoriforma» - al di là e prima dell'intervento esterno - che faccia leva «su misure organizzative interne, radicali e inedite», in una logica di «semplificazione e accelerazione»: dal potenziamento dei «tirocini formativi» alla «specializzazione per materia», dall'adozione di «schemi concisi di motivazione» al “massiccio utilizzo degli strumenti informatici».

Emergenza prioritaria nel civile
L'emergenza prioritaria è nel civile e qui Canzio, a fronte del 32,7% dei ricorsi in materia tributaria, chiede se «non sia preferibile» abbandonare il sistema attuale della giustizia tributaria come giurisdizione speciale per affidarla, nel merito, a sezioni specializzate di Tribunali e Corti d'appello. Anche per evitare che la Cassazione sia l'unico giudice con cui, di fatto, le parti si confrontano. In generale, però, per ridurre l'arretrato civile occorre che il legislatore preveda una «speciale procedura di definizione accelerata», in camera di consiglio, con un apporto scritto del Procuratore generale e dei difensori, e una motivazione e una verbalizzazione «breve e semplificata». Occorrono poi risorse aggiuntive, anche con l'apporto dei tirocinanti. Infine, Canzio chiede al legislatore di «astenersi» dal modificare ulteriormente il codice sul «vizio di motivazione» (uno dei motivi di ricorso in Cassazione”.

Conoscenza ed etica del limite sono le caratteristiche del giudice europeo
Il primo presidente esorta a costruire una figura professionale di giudice connotata da «capacità e deontologia»: «conoscenza ed etica del limite» sono le caratteristiche del giudice europeo, osserva; le uniche idonee a «scongiurare il rischio che la supplenza della magistratura, all'incrocio fra politica, economia e diritto, sposti il fondamento della legittimazione sul terreno delle pratiche del consenso popolare». All'interno di questo perimetro si «sdrammatizza l'aspro dibattito sui rapporti della giurisdizione con l'economia, la politica e l'informazione». Tuttavia, occorre anche uscire dal “labirinto” di fonti normative e giurisprudenziali, per non affievolire le garanzie di «conoscibilità della prescrizione e di prevedibilità, stabilità e uniformità della decisione» e ciò impone al legislatore di «esercitare l'ars legiferandi con sapienza, formulando norme chiare, precise, comprensibili, conoscibili, osservabili, precedute dall'analisi di sostenibilità qualitativa e quantitativa e di empirica verificabilità della fattispecie normata», evitando modifiche frequenti ed emergenziali. Come quelle sul reato di clandestinità e sulla prescrizione, che quindi impongono un intervento strutturale.

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