
«Le sanzioni pecuniarie per chi dissente, proposte nel M5s, oltre a sfiorare il ridicolo credo che confermino l'ineludibile esigenza di procedere senza indugi a discutere e approvare una nuova legge sui partiti in attuazione dell'art. 49 della Costituzione» (che regola la libera associazione dei cittadini in partiti come strumento per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, ndr). Lo ha dichiarato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini sostenendo che sia «il momento di imprimere una accelerazione e affrontare una discussione che è bene non continuare a rimandare».
Guerini: sanzioni M5s? Accelerare legge
«Capisco che - ha spiegato Guerini - i grillini si oppongono perché significa garantire trasparenza alla vita dei partiti, regole per la democrazia interna, garanzie per il pluralismo, libertà di dissentire. Ma è un problema che non riguarda questa o quella forza politica ma 'un pezzo' della qualità sostanziale della nostra democrazia». Il Pd, ricorda il vicesegretario, ha presentato un disegno di legge a prima firma proprio di Guerini e «altri ne sono stati depositati e sono in Commissione Affari Costituzionali: è il momento di imprimere una accelerazione».
M5s: da Pd legge contro di noi, è fascismo renziano
Immediata la replica dei Cinquestelle. «Ecco la legge anti-M5s: il Pd vuole imporre la forma partitocratica, è il #Fascismorenziano». Lo scrive su facebook il deputato M5s Riccardo Fraccaro. «Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini- aggiunge-, meglio noto come il Cesare Previti di Renzi, ha dichiarato di voler approvare con urgenza la cosiddetta legge sui partiti. Ovvero, una controriforma ad castam presentata dal Pd e fortemente voluta dal nominato premier che neutralizza il M5S, costringendo tutte le forze politiche ad adottare la forma partitocratica: se una simile norma liberticida venisse approvata, i cittadini a 5 stelle non potrebbero più partecipare alle elezioni. Il Pd vuole cancellare per legge l'alternativa di Governo degli onesti, siamo al fascismo renziano».
Le sanzioni M5s a Roma per chi viola il codice di comportamento
Al centro della nuova polemica sono le condizioni finali in calce al “Codice di comportamento per i candidati ed eletti del Movimento 5 Stelle alle elezioni amministrative di Roma 2016”, con una sanzione di 150mila euro per chi viola i principi contenuti nel codice. In base al regolamento in 10 punti voluto da Roberto Casaleggio e Beppe Grillo, nella loro veste di garanti del M5s (codice valido solo per Roma, non per le altre città nelle quali si va al voto a maggio) ciascun candidato alla carica di sindaco di Roma Capitale, di assessore della giunta di Roma Capitale e di consigliere dell'assemblea di Roma Capitale, «si dichiara consapevole che la violazione di detti principi comporta l'impegno etico alle dimissioni dell'eletto dalla carica ricoperta e/o il ritiro dell'uso del simbolo e l'espulsione dal M5S e che pertanto a seguito di una eventuale violazione di quanto contenuto nel presente Codice, il M5S subirà un grave danno alla propria immagine, che in relazione all'importanza della competizione elettorale, si quantifica in almeno euro 150.000».
Blog Grillo: multa 150mila euro non è contro chi dissente
Il M5S ha respinto le accuse di mancanza di democrazia interna dopo la pubblicazione del codice di comportamento per i candidati a Roma: «In merito alle notizie riportate dai media sulla sanzione di 150.000 euro a chi dovesse dissentire dopo la sua elezione con il M5S - si legge in una nota - si precisa che il provvedimento è legato al non rispetto delle regole liberamente firmate prima delle elezioni e non a un generico dissenso».
I principi da non trasgredire
Ma quali sono i principi inviolabili (pena espulsione e multa) contenuti nel codice di comportamento da sottscrivere? Sono molti e di un certo peso. Tanto che c’è chi ha parlato di commissariamento di fatto del M5s nella capitale da parte di Grillo e Casaleggio. Eccone alcuni. Si parte dal vincolo di mandato e del divieto dei “cambi di casacca”: i consiglieri del M5S all'Assemblea di Roma Capitale «non dovranno associarsi ad altri gruppi politici se non per votazioni su punti condivisi». Ma non c’è solo questo. Le «proposte di atti di alta amministrazione e le questioni giuridicamente complesse» dovranno essere «preventivamente sottoposte a parere tecnico-legale a cura dello staff coordinato dai garanti del Movimento 5 Stelle (ossia Grillo e Casaleggio». Non solo. Qualche dubbio sulla agibilità degli spazi di dissenso emerge dalla norma in base alla quale «il sindaco, gli assessori e i consiglieri del M5S dovranno operare in sintonia con i principi del M5S, con gli obbiettivi sintetizzati nel programma del M5S per Roma Capitale, con le indicazioni date dallo staff coordinato dai garanti del Movimento 5 Stelle e porre in essere tutte le iniziative più opportune, in virtù del proprio ruolo, per il loro perseguimento».
Dimissioni in caso di condanna di primo grado
Non solo. Lo strumento ufficiale per la divulgazione delle informazioni e la partecipazione dei cittadini è il sito di Grillo (http://www.beppegrillo.it/list). Sindaco, ciascun Assessore e ciascun consigliere «assume l'impegno etico di dimettersi se, durante il mandato, sarà condannato in sede penale, anche solo in primo grado». E ancora: nella presentazione delle proposte di atti politici e/o amministrativi, «dovrà essere data preferenza a quelli
diretti al conseguimento degli obbiettivi indicati nel programma del M5S per Roma Capitale». Inoltre proposte di nomina dei collaboratori delle strutture di diretta collaborazione o dei collaboratori «dovranno essere preventivamente approvate a cura dello staff coordinato dai garanti del Movimento 5 Stelle». Sindaco, assessori e consiglieri del M5dovranno infine «coordinarsi con i responsabili della Comunicazione del Movimento 5 Stelle nel Parlamento (“Gruppo Comunicazione”)».
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